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La sconosciuta 

Dopo un libro che mi ha deluso, sicuramente provo a cercare un libro che difficilmente lo farà. 

Non è semplice, però, se i tuoi scrittori preferiti non stanno producendo e allora: spulcio i vari gruppi di FB o twitter, e proprio qui mi sono fidata del consiglio di Repetti di Stile Libero di Einaudi che diceva “fidatevi, prima di Io vi controllo leggete questo. È strepitoso” e seguiva la foto di La sconosciuta di Camilla Grebe.Che vi devo dire io?! 

Aveva ragione, è un libro giallo STREPITOSO!

Mi è piaciuto tantissimo e io:

1) non amo molto le scrittrici;

2) non amo molto l’ambientazione scandinava.

Eppure, nonostante i punti 1) e 2), ho trovato il libro davvero bello.

Non vi posso dire niente della trama perché è un super giallo e vi rovinerei tutto ma vi posso parlare della sua struttura e del fatto che ti prende per il culo per 3/4 della storia.

Mi piace, come sa già chi legge le mie recensioni, la storia raccontata dai punti di vista dei protagonisti e qui abbiamo: Peter, Emma ed Hanne ma non vi dico chi sono.

Ho iniziato il libro e pensato: vedi però l’ordine delle donne?! Abituata, infatti, a leggere libri scritti da uomini, mi sono stupita che, dopo 10 minuti di lettura, già avevo più di due coordinate su uno dei protagonisti: sposato, separato, con un figlio etc etc. 

In genere queste info le scopri a “metà del secondo tempo” in altri romanzi; qui in 10 pagine inquadrato tutto, ordinato. 

Bene. Poi il resto lo apprendi leggendo.

In realtà l’ordine è solo apparente perché poi… Mannaggia che non vi posso dire.

Sulla scrittura poco da segnalare (o moltissimo, dipende dai punti di vista!): pulita, scorrevole, veloce come piace a me.

Sulla struttura del giallo nulla da dire: bello, ben fatto.

Sapete quando cominciate un libro e poi pensate a lui anche quando non lo leggete?! Non vi capita mai? A me spesso e questo è stato uno di quei casi.

Allora, grazie a Repetti, a questo punto leggere Io vi controllo.

Buona lettura a voi intanto. 

Tutto qui?!

Se un libro si intitola Confessioni di una vittima dello shopping chi sono io per non comprarlo?!
Gli ronzavo intorno da un po’ e poi l’ho preso.
All’inizio è andata bene: scorrevole, veloce, abbastanza ben scritto. Questo per circa un centinaio di pagine nelle quali la protagonista ci racconta chi è.
Siamo in Giappone: lei, tettona ( non è un particolare trascurabile considerato quello che arriverà a fare, se lo scrivo un motivo c’è!), si sposa presto con il primo ragazzo che la corteggia. Comincia una noiosissima vita familiare con il marito bancario ed il primo figlio.
Poi, l’imprevisto, incontra una sua compagna di liceo che la introduce nel favoloso mondo dello shopping e questo è l’inizio della fine; in tutti i sensi: della sua tranquilla vita familiare, della sua ossessione, fondamentalmente del libro.
Perché si parla sì di un’ossessione ma in modo anche superficiale, poco incisivo, direi inutile.
La brama dell’acquisto che esiste (e io ne so qualcosa!) viene raccontata ma in modo generico direi.
Almeno raccontami bene cosa compri non mi dire solo che vai alle svendite, no?!
Comunque una casalinga non ha soldi per essere una fashion Victim e allora che può fare per averne?
Facile, vendere se stessa.
E qui comincia lo squallore.
Il marito la scopre, la aiuta a disintossicarsi e?! E poi boh! Il libro si perde. Sfuma così, senza un vero perché!
Un paio di chicche le ho lette, tipo che “il segreto dell’eleganza sta nei capelli”; o che “i vestiti sono belli davvero solo prima di essere acquistati”.
Nulla di più. Per me: nulla di più.
L’ho letto io, al solito, ringraziatemi e lasciatelo sullo scaffale; leggete altro ma leggete.

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