Archivi tag: milano

I cerchi nell’acqua

Aspetto Robecchi tutto l’anno ed è capitato in questo periodo dell’anno che mai avrei pensato di vivere e come me tutti voi immagino.

Arriva e stai in quarantena e pensi: “Beh, lo divoro!” ma che… niente, 5 pagine a sera, una lentezza che manco alle elementari. “E perché?” direte voi, non ti è piaciuto il libro? Ma no, anzi. E’ sempre un bel leggere Robecchi, sempre pulito divertente, milanese.

No, è che la quarantena (strano a dirsi) non aiuta la mia voglia di leggere.

Sarà che cambiando vita cambiano anche le abitudine, eppure dovrebbe esserci più tempo; eppure dovrebbe essere più facile, che vi devo dire?! Non è così.

Comunque è finito e mi è piaciuto, anche se la presenza del mio beniamino ed adorato Carlo Moterossi è solo accennata. C’è all’inizio e c’è alla fine perché in mezzo è un lungo racconto di uno dei protagonisti di sempre che ha vissuto un’avventura privata, ha bisogno di raccontarla a qualcuno e la racconta a Carlo.

Non vi aggiungo altro: non vi dico chi racconta, non vi dico chi riguarda, certo è che è uno dei miei preferiti della saga.

Mi è mancata la governante di Carlo, ve lo devo dire: fa un’apparizione all’inizio e nulla più.

Fa impressione leggere di Milano ora che Milano è trasformata, soprattutto nell’immaginario collettivo. La quarantena trasforma proprio la percezione delle cose ma non ci avrà. Tornerà la “Milano da bere” di Carlo e forse è giusto (avrà avuto una premonizione Robecchi) stare in casa a sentire solo chiacchiere, solo un racconto, senza azione, tutto riportato, proprio come accade ora.

Aspettiamo tempi migliori per la Milano di Carlo, di Robecchi e di tutti noi, nel frattempo leggetene tutti che vale sempre la pena.

Pubblicità

La verità su Amedeo Consonni

È successo questo: giovedì dovevo andare a Catania per lavoro.

Ad un certo punto in macchina, già quasi all’aeroporto, mi rendo conto di non aver preso con me il Kobo.

Attimi di panico: tornare indietro impossibile, stare senza libro altrettanto.

Poi mi illumino, mi rendo conto che è il 9 gennaio e così penso che appena arrivo in aeroporto posso prendere il nuovo libro di Manzini, che esce proprio quel giorno.

Arrivo in aeroporto, passo i controlli e vado nell’unico negozio che, pur non essendo una libreria, so che vende dei libri.

Manzini non c’è. Rosico tantissimo.

Ci penso e ci ripenso e mi convinco sempre più che non posso passare un’ora ad andare ed un’ora a tornare senza libro ma tra quelli che hanno o li ho letti o non li conosco.

Faccio, allora, l’unica cosa che posso fare, tra quelli non letti mi fido della casa editrice non conoscendo l’autore e così prendo il libro di Recami: La verità su Amedeo Consonni.

E che bel libretto mi sono letta.

Parte da una storia non so se già raccontata in libri precedenti, ma devo immaginare di sì anche se non molti sono i richiami, per arrivare ad una serie di storie parallele divertenti e, in parte, avventurose.

Tutto si svolge tra Camigli (adoro!) e Milano intorno ad una casa di ringhiera di quelle milanesi dove i vari condomini si trovano invischiati in una torbida storia di tratta di ragazze dell’est.

Vari sono gli inquilini: il vecchietto; la disabile; la famiglia; la comunità peruviana, quella cinese; una donna bella quanto una dea, insomma varie ed eventuali.

Mi sono divertita tanto a leggere di Amedeo e del nipotino Cipolla; della compagna Angela e dell’ammiratore segreto Augusto; del vecchio Luis e del cagnetto Max.

Insomma, per essere la prima lettura (già conclusa!) del 2020, non mi posso proprio lamentare.

Divertitevi anche voi, leggetene tutti.

Pillole di MFW

Ho poco tempo, ve lo dico, ma ho deciso di dedicare quei 15 minuti al giorno per vedere cosa ci regala la Milano Fashion Week.

Non so a che giorno siamo della settimana della moda ma oggi hanno sfilato, tra gli altri: Peter Pilotto, Alessandro Dell’Acqua per Nr. 21, Prada e Alberta Ferretti.

Quest’ultima per me ha vinto: una sfilata bellissima, colorata, romantica, dinamica. Vi posto qui il mio vestito preferito:

Non mi è piaciuto affatto Peter Pilotto, molto troppo colorato ma sostanzialmente immettibile, guardare per credere, un semaforo ambulante, non brutto eh ma pur sempre un semaforo:

Io adoro Alessandro Dell’Acqua. Mi piace molto sempre, però trovo la collezione un po’ faticosa, troppe cose e tutte insieme, tagli, fiori, drappeggi… un po’ faticosa, ma sempre valida, originale:

E poi Prada, molto cool, mi è piaciuta ma non ha vinto la palmetta di oggi…

…vediamo che succede domani: stay tuned!

Cartoline dalla fine del mondo

E niente, quest’estate va così: tra un libro e l’altro ci infilo un’indagine di Enrico Radeschi di Paolo Roversi.

Sono arrivata alla terza: Cartoline dalla fine del mondo.

Ricorderete che il primo libro mi è piaciuto, il secondo un po’ meno, questo terzo come il primo.

Non sono proprio sicura di aver seguito la corretta sequenza perché è come se ci fosse un buco temporale, in realtà c’è perché l’indagine parte otto anni dopo l’ultima ma l’ultima non è quella che ho letto io.

Comunque Enrico vive da fuggiasco, ha dovuto far perdere le sue tracce, si è dovuto cancellare dal suo mondo ma succede un guaio e gli tocca tornare.

Il guaio è bello grosso, stavolta l’indagine è avvincente e il finale degno di un bel giallo, proprio a sorpresa. Mi ha solo un po’ annoiato l’ennesimo coinvolgimento di quel genio di Leonardo da Vinci che, per carità, tanto di rispetto, ma anche basta di infilarlo in qualsiasi mente criminale, e che cavolo un minimo di originalità!

Ormai torno a casa con Radeschi e mi piace che, anche quando finisce il libro, ci penso cioè mi dispiaccio della fine e mi ritrovo a chiedermi cosa starà facendo Enrico o Sebastiani, come stanno Buk e Rimbaud, etc etc.

La cosa fantastica di questi libri è che volano, li inizi e li finisci e non te ne accorgi, vanno veloci, liberi, sicuramente per la scrittura pulita, per niente arzigogolata, essenziale come piace a me.

Ora mi dedico ad altro, mi studio bene la sequenza dei libri e ci ritorno, quest’estate va così.

Leggetene tutti.

Blue tango

Tra il libro (meraviglioso) di Marone che ho finito domenica e quello di De Giovanni, che usciva martedì, avevo bisogno di qualcosa di poco impegnativo che mi occupasse le serate di lettura.

Ho scelto la seconda indagine di Radeschi di Paolo Roversi, Blue tango.

Poi ci ho messo un po’ di più perché il Corriere della Sera mi ha fatto

Imbestialire su De Giovanni e dovevo prendermi i miei tempi, ma questa é un’altra storia che vi racconterò.

Comunque, l’ho letto.

Ve lo dico subito: mi é piaciuto meno del primo, ma leggeró sicuramente anche il terzo.

Mi fa simpatia il protagonista Radeschi, giornalista di nera con il cane Buk in onore di Bukowski; mi sta simpatico il vicequestore; mi piace l’ambientazione.

Un po’ debole il giallo però qui, mi sembra un po’ buttato lì niente di strutturato, il primo mi aveva colpito di più.

Abbiamo prostitute che vengono ammazzate e, nel più classico dei cliché, l’assassino è… paura eh?!

Non ve lo dico.

Radeschi e il vicequestore ci arrivano insieme ma per strade separate ed è questa la forza di questa serie che vivi due indagini, due modi diversi di risolvere lo stesso problema.

Comunque veloce, ben scritto, facile facile.

Un fantastico passatempo per me in attesa dell’ultimo Ricciardi.

Leggetene tutti.

La confraternita delle ossa

Secondo me quando leggo che un libro fa parte di una serie Io dovrei evitare e, invece, mi ritrovo a leggerne sempre con passione, soprattutto se il libro é ben scritto ma questo va da se.

Ho trovato questa offerta di Feltrinelli con due libri a 9€ e uno dei due era La confraternita delle ossa di Paolo Roversi. Preso, iniziato e finito.

Molto, molto interessante.

Un bel giallo, ambientato a Milano nel 2001 quindi un po’ lontano da noi perché parla di un’inchiesta in cui si affaccia internet e, conoscendone oggi le potenzialità, è stranissimo ricordarsi com’era prima.

C’è il solito burbero vicequestore piacione, che non fuma ma mastica sigari, ma qui é accompagnato da un giornalista in erba: Radeschi.

È carina la situazione, é davvero ben scritto il libro, ed abbastanza originale la trama.

Devo ammettere che la cosa che mi é piaciuta di più é il momento storico in cui è ambientato per l’inevitabile “come eravamo”.

Radeschi è un giovane giornalista che tenta la fortuna a Milano e, non riuscendo a sfondare con i quotidiani, apre un blog. Ora, per dire e come leggete, anche io ho un blog e mi ha fatto strano pensare alla scoperta dell’acqua calda che ha fatto lui. Ma che poteva saperne a quei tempi?!

I gialli che si raccontano sono due, apparentemente lontanissimi ma non dico nulla per non spoilerare.

Sebastiani “lo sbirro” pieno di stereotipi ma bel personaggio.

Fabio, il nerd coinquilino mi piace molto.

Insomma, assolutamente da affezionarsi.

Leggo che di Radeschi ci sono altri due libri e chi sono io per non continuare sulla scia in questa estate 2019?!

Penso che, in vista delle letture estive, posso assolutamente dirvi: leggetene tutti.

Ogni riferimento è puramente casuale

Esce Manzini e io lo compro qualunque cosa scriva perché io lo adoro.

Faccio bene, faccio sempre bene.

La serie di Schiavone, sapete già, che è tra le mie preferite e Orfani Bianchi è uno dei miei libri preferiti addirittura: poetico, malinconico, bello.

Ora ho comprato anche Ogni riferimento è puramente casuale.

E voi mi direte: e?!

E sono racconti: divertenti; carini; come al solito ben scritti; originali ma sempre racconti sono e a me i racconti stanno sul cazzo.

Amen, scusatemi ma mi è caduta la corona. Avevo pensato di andarci più soft ma solo quella parolaccia rende l’idea.

Non ce la faccio, è più forte di me non li sopporto.

Mi hanno sempre infastidita perché non faccio in tempo ad affezionarmi, perché hanno quella lunghezza stupida che non sa né di me né di te, perché non rispettano quello sviluppo della trama che io mi aspetto in un libro, perché c’è poco spazio per definire i personaggi e la storia e poi mi sembra ci sia la corsa a finirli.

Non li sopporto.

Detto questo, i racconti di Manzini sono piacevoli, divertenti, al solito ben scritti con il tema di fondo che è l’editoria.

Quelli che mi sono piaciuti di più sono i più lunghi ovviamente: quello del critico e quello dello scrittore peruviano.

Ora, sviluppando un po’ più i temi magari ne veniva un libretto. O magari no, non lo so ma così io ci rimango male.

Avessi saputo, e potevo saperlo se avessi letto la sinossi, che erano racconti il libro non lo avrei preso perché i racconti non mi lasciano niente: tempo di leggere quello dopo e quello prima già me lo sono dimenticato, è più forte di me.

Manzini fa una critica alle varie figure dell’editoria: al critico cattivo a tutti i costi, al ghost writer, all’ufficio stampa… proprio lui che ha un editore superbo e che, infatti, non manca di ringraziare alla fine.

Vi direi “fate voi”: leggetene tutti perché è sempre un piacere leggere Manzini a meno che i racconti non vi piacciano (come non piacciono a me) e allora soprassedete!

Io ora mi cerco un romanzo.

Fedeltà

É uscito Missiroli e, dato che io come qualcuno di voi sa mi affeziono, l’ho acquistato… non subito ma l’ho acquistato.

Il libro nuovo di Missiroli é Fedeltà ed il libro nuovo di Missiroli mi è piaciuto.

Vero è che mi ha provocato degli incubi, almeno per due notti di seguito, perché nella prima parte si racconta la storia di un cane che mi ha turbata evidentemente. Mi sono sognata la mia Margie che non stava bene e ho dormito male.

Non è stato bello.

Al di là di questo però è un libro piacevole da leggere.

Il tema di base, e non vi sto spoilerando nulla perché il titolo parla, è la fedeltà o meglio l’infedeltà che però viene trattata non solo nella coppia ma anche tra padrone e animale e con se stessi e con i figli. Diciamo che il tema viene analizzato ad ampio spettro.

Carlo ed Anna non sono una coppia in crisi ma vengono tentati dall’infedeltà. Non vi dico nulla sugli esiti.

Andrea e Sofia potrebbero essere “gli altri” ma non dico nulla sulla realizzazione di questa possibilità.

Leggendo il libro non prendi posizioni, nulla é giusto o sbagliato (come deve essere anche nella vita!) solo che leggendo consideri la possibilità che potrebbe succedere perché l’infedeltà potrebbe essere una forma di “fedeltà verso se stessi”, è sicuramente un altro punto di vista. Pensateci.

La scrittura di Missiroli a me piace molto: precisa, pulita, con citazioni di altri scrittori, forbita senza essere pedante.

Mi piace.

La storia non è banale pur parlando di un argomento che indubbiamente lo è.

Io ve lo consiglio e passo ad altro.

Leggetene tutti.

I tempi nuovi

Ormai é così, ogni anno a fine febbraio esce Robecchi con il suo Carlo e non si può non leggerlo.

Di Carlo, sapete, sono innamorata; di Robecchi un po’ meno ma se riesce a rendermi così piacevole Carlo merita comunque la mia benevolenza.

I tempi nuovi é il nuovo libro di Robecchi che parla di Carlo Monterossi, lo strafico autore televisivo, milanese, che, suo malgrado, si trova invischiato in storie di malavita.

Il suo amico Oscar ha aperto un’agenzia investigativa e lì arriva la prima cliente. Non vi voglio dire nulla della trama perché é abbastanza ingarbugliata e vi toglierei il gusto di sciogliere la matassa ma fatevi accompagnare da Carlo che, come voi, a bocca aperta scoprirà magagne e sventerà rapine etc. etc.

Meno collegamento con la polizia, che segue la stessa indagine ma parallelamente, e sempre piacevoli i protagonisti. Tutti.

Sapete cosa adoro in Robecchi?! La tranquillità, la lettura dei suoi libri è rilassante. Sebbene di fondo ci siano dei reati, la lettura non é mai ansiosa: non c’è mai fretta nello scoprire i colpevoli perché è piacevole il contesto.

Adoro la vita di Carlo, il suo stare al mondo senza sgomitare.

Tranquillo, compiaciuto di quello che ha. Piacevole.

Fa la vita che vorremmo fare un po’ tutti, io più che la sua quella della sua donna perché lui per me è proprio un gran fico, ma lasciam perdere!

Sarebbe piacevole come minimo.

Insomma: lo aspetti, lo prendi, piacevolmente lo divori.

Ecco quello che succede con Robecchi.

Io lo consiglio sopra ogni cosa, leggetene tutti.

Un marito

Niente, con questo libro penso di dover chiudere con lo scegliere quelli di coppia.

Mi arrendo.

Li sceglierà il mio amico ed io li leggerò, in questo mi sento abbastanza forte.

Ho finito l’ennesimo di cui ero fortemente convinta.

Lui manco l’ha cominciato, tanto per dirvi il grado di fiducia che ormai ripone nei miei confronti.

Comunque il libro è Un marito di Michele Vaccari. Ero fortemente convinta al punto che, non avendolo trovato in libreria, l’ho preso online.

Il libro parla di un marito ed una moglie, sembrerebbe parecchio innamorati, che fanno un viaggio per il compleanno di lui e lei muore.

Lo so, lo so, ho fatto spoiler. Lapidatemi.

Tanto lo leggereste nella terza di copertina, il mio spoiler vi evita l’acquisto.

Perché lo avevo scelto?!

Perché sembrava una storia d’amore travolgente ma anche di crisi; questa morte sembrava fosse la scoperta di quanto in realtà l’amore non fosse poi così esagerato; l’ambientazione (Genova) mi sembrava affascinante; la storia pareva originale.

Niente, non ci siamo.

Intanto questi due hanno una rosticceria a Marassi e per lunghe, lunghissime pagine non si parla di altro che di piatti tipici genovesi indicandone nomi e dando per scontato che si sappia cosa siano. No, io sono di Roma e non ho capito niente di quello che vendevano questi in rosticceria e di cosa mangiassero (sarebbe stato utile fare una legenda per esempio).

La scrittura é inutilmente complicata: pagine di aggettivi, frasi complesse per descrivere un pezzo di formaggio.

Lui compie 50 anni e dove pensa bene di portare lei per fare un viaggio e staccare dopo anni di onorata carriera nella famosa rosticceria?! Alle Maldive, direte voi, e no, che ce ne facciamo delle Maldive se abbiamo MI-LA-NO?! Ora io non so ma per due di Genova, che non sono mai usciti da Marassi, con tutto il rispetto di Milano che adoro, ma ci sono 600km di Italia e forse anche un mondo da vedere per un compleanno così importante. E invece no, vanno a Milano.

Scendono dal treno, fanno un micro giro e boom scoppia una bomba. Lei muore, lui sopravvive ma lui non crede che lei sia morta e per 5 anni si annienta e continua a cercarla. Fino a che il colpo di genio, pensate, va da una psicoterapeuta che lo aiuta a capire che lei è morta davvero: 5 anni per ‘sta genialata.

Una storia senza capo nè coda: l’amore ci sarà pure ma ti passa anche la voglia di leggerlo perché è banalizzato, sembra scontato e routinario. Una vita insulsa. Anche il dolore poco indagato: questo sta male ma, a parte qualche scoppio di ira, la noia. Vi voglio troppo bene così da risparmiarvi lo sproloquio contro i bar che fanno aperitivo e che hanno portato la chiusura delle rosticcerie: ma siamo seri!!!

No, niente. Lasciate stare.

Rinuncio.