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Il purgatorio dell’Angelo

Quando De Giovanni chiama io rispondo.

In genere nell’ora successiva all’uscita del libri ma, in questo caso, sono stata più lenta. Avevo pensato, in realtà di prendere il libro per le ferie. Poi, venerdì sera torno a casa, penso che non mi va di portare il libro di carta al mare e che è il caso di ripristinare il kobo.

E niente, è stato un attimo, ho preso: Il purgatorio dell’Angelo ed è bastata una giornata di mare per finirlo.

Quando inizi un libro del Commissario Ricciardi è come ritrovare un amico che non vedi da un po’, da un anno per la precisione. Quegli amici che pure se non li senti, quando li ritrovi è come se non fosse passato un secondo perché li ami.

Quanta malinconia mi mette Ricciardi, soprattutto perché ho letto che é uno dei suoi ultimi “episodi” ed é anche giusto così.

Storia di preti: omicidio e confessione.

Storia di ladri: con Maione che viene ingannato e Bambinella che lo aiuta.

Storie di amori: uno su tutti, il più bello, il loro.

Sono criptica?! E per forza, come parlo spoilero. Mi devo stare zitta!!!

Comunque: io lo adoro Ricciardi ed Enrica; e Maione e Lucia; e Modo ed il cagnolino,che però si vede pochissimo.

È il 1933 ma la storia parte da molto più lontano: ci sono i Gesuiti, c’è un segreto, un omicidio, un uomo in punto di morte. C’è il solito amore difficile ma corrisposto.

C’è tanta roba che scorre troppo veloce e che quando hai finito pensi: eh no, già?!?!

De Giovanni è sempre una garanzia, con la sua scrittura pulita e veloce; con le sue metafore e quegli intermezzi poetici che sembrano non c’entrare ma c’entrano sempre.

Non posso pensare di averlo già finito.

Buona lettura a voi fortunati che ancora non lo avete iniziato, io per forza di cose passo ad altro!

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Rondini d’inverno

Prima dicono: esce l’11 luglio.Poi dicono: esce prima in alcune regioni.

Quindi provo ma a scaricarlo sul Kobo ma non riesco.

Arriva l’11 luglio e c’è una serata al Massenzio con De Giovanni e che fai non lo compri il libro per fartelo autografare?!

Ovvio. 

E così siamo al paradosso di averlo comprato (ma non scaricato) sul Kobo e comprato, e addirittura autografato, in cartaceo.

L’11 sera, dunque, comincio la lettura.

L’avrei finito la stessa sera perché quello che ho letto a pagina 34 mi ha fatto subito svegliare: finalmente Ricciardi, ci hai messo 10 libri e circa 3000 pagine per fare quello che avresti dovuto fare a pagina 100 del primo libro… e con lo spoiler mi fermo qui.

Comunque l’estate è un mezzo guaio e non si sta mai a casa (o almeno io) e quindi la lettura è iniziata lenta anche perché non avevo voglia di finirlo subito.

Poi il 14 luglio di nuovo vedo De Giovanni, che presenta il libro, e lui stesso dice: “uno fa tanta fatica a partorirlo e voi in due sere lo avete finito?! Un poco di soddisfazione datemi!”.

Se lui chiede, io eseguo e così ho tirato il freno a mano ma poi come si fa a fermarsi?!

Vi dico solo che all’ultima pagina ho pianto, mi sono commossa.

Ma come si fa a non immedesimarsi in una storia tanto bella e travagliata e appassionante.

Con Napoli invasa dalla nebbia; con i protagonisti sofferenti: gli occhi verdi di Ricciardi, che vedono cose e sentono persone; Enrica combattuta; Nelide corteggiata; Maione che fa Nuvolari; Bambinella omertoso e canterino.

L’omicidio c’è, forse passionale (cioè io so se lo è o meno ma non ve lo dico); si svolge tutto in un teatro, lo Splendor (e dove altro?!) : un’attrice assassinata in scena. 

Chi è stato? Io lo so, in realtà pensano di saperlo tutti ma chi può dirlo?!

Non aggiungo altro alla storia, se non che quello che avviene parallelamente all’indagine è avvincente anche più dell’indagine stessa.

Mi fermo, mi verrebbe da dirvi: “oh, scrivetemi quando lo avete finito così ne parliamo un po’!”.

A De Giovanni devo dire due cose: 

1) bello, bravo, bis;

2) io sono d’accordo sul chiuderla tra due libri che non si esagera con le storie perfette.

Buona lettura. 

I Guardiani 

Dice: “che hai fatto in questo lungo week end?!”Rispondo: “tutto quello che non riesco a fare normalmente ossia: andare in giro con gli amici; girare per negozi; andare al cinema; oziare sul divano e finire un libro in due giorni!” … ecco, fare tutto quello che piace a me! 

Ho letto I guardiani di Maurizio De Giovanni.

Voi sapete quanto io ami questo scrittore e quanto sia pazza di lui qualunque cosa scriva: Il commissario Ricciardi, Pizzofalcolne, i post di Facebook sul Napoli etc etc.

Si è cimentato, però, in un genere nuovo.

Ha scritto un romanzo, che farà parte di una trilogia, credo, che con tutto quanto scritto prima, per sua stessa ammissione, non c’entra niente.

La domanda che mi dovreste fare a questo punto è: ‘mbe, ti è piaciuto?! 

La risposta è: non lo so! 

Sicuramente l’ho finito e di questi tempi per meno è poco, dal momento che ne ho due iniziati e non finiti ma non so dirvi se mi è piaciuto.

Mi è piaciuta la scrittura, come al solito, la costruzione della storia, i personaggi, i protagonisti senz’altro ma io non sono proprio il tipo da mezza fantascienza, non è per me. 

Neanche vi sto a raccontare la trama perché è complicata e poi non finita ovviamente… rimane appesa perché il seguito ci sarà per forza.

Un misto di mitologia, archeologia, fantastico, fantascienza, thriller, di tutto un po’ ma forse un po’ troppo.

Sicuramente non è il mio genere e forse per questo non so apprezzarlo.

Ne acquisterò il seguito e, presumibilmente, vedrò la serie che ne seguirà ma per l’immenso amore e gratitudine che mi lega a De Giovanni… credo più per questo che per altro.

Comunque se vi piacciono le storie fantastiche è il libro per voi; a me resta De Giovanni e la sua infinita bravura sempre e comunque! 

Buona lettura.

Ma che guaio è, questo amore

Quanto hai aspettato questo libro? Un anno.
E quanto ci hai messo a finirlo?

Due giorni. E perché sono andata lenta.

Ecco, e ora?!

Lo so, dovevo andare più piano ma come si fa?!

Come si fa quando ti sembra di rincontrare degli amici che non vedi da un po’ ed hai voglia di sentire come stanno, che hanno fatto nel frattempo. Mica puoi dire loro: “facciamo che un pezzo me lo dici stasera e il pezzo dopo davanti ad un aperitivo la prossima settimana” e non si può e, infatti, non lo fai.

Il libro è Serenata senza nome.

Te lo divori, metti pure che: c’è un giallo da risolvere; che Ricciardi è speciale nel suo essere particolare; che Maione ti fa ridere; che Bambinella sta impicciata parecchio stavolta; che c’è un valzer di donne intorno a Luigi Alfredo tra Enrica, Livia ed ora anche Bianca che manco Rodolfo Valentino; che Napoli d’autunno con la pioggia è affascinante e poi ti chiedi: “ma possibile che nella città del sole piove così tanto?!”… insomma metti uno più uno più uno ed eccolo lì che hai finito il libro e neanche te ne sei accorta.

Al solito una grande storia d’amore alla base dell’omicidio ma non solo di quello.

Una coppia di giovani innamorati: lui parte per l’America per cercare fortuna; lei resta; lui trova fortuna facendo il pugile con lei nella testa e nel cuore; lei si sposa; lui torna e la trova sposata; il marito di lei muore.

Non vi dico altro.

Devo confessare che qui ho ritrovato la meraviglia di Ricciardi, ma quanto è elegante, dolce, delicato. E poi l’emozione di vedere lui ed Enrica sotto braccio.

E Manfred?! Un guaio vero.

Il papà di Enrica: l’unico che capisce.

Luigi Alfredo Ricciardi che, invece, non capisce niente o forse troppo.

Che vi devo dire: io starò attraversando un periodo particolare ma mi sono commossa almeno 5/6 volte e Mannaggia!

Ora la mia unica richiesta sarebbe di non dover aspettare un altro anno ma mi rendo conto che non è facile rendere facile una storia così tragicamente complicata.

Maurizio, confido in te! Grazie.

Libro nr. 7

Mai tranquilli, neanche in una torrida estate fascista, con il sole che squaglia i marciapiedi si può stare tranquilli con il commissario Ricciardi.

Segui lo spettacolare volo di un Professore da un piano alto dell’ospedale.

Dici: è suicidio!

Ma secondo voi?! Con il Commissario che deve indagare, può essere mai suicidio?! E dai, su!

E infatti, suicidio non è.

E scopri che: il prof. è un “figlio ‘e ‘ntrocchia” per dirlo alla napoletana, con moglie figlio e amante; arrivista ed arrivato sulla pelle altrui; luminare ma non senza macchia, per qualche errore di troppo. E indaghi e scopri insieme al Commissario l’assassino, che mai e poi mai ti aspetteresti, ve lo dico!

Al solito, però, sullo sfondo succede di tutto.

Vi avevo anticipato che nel sesto libro succedeva qualcosa che non mi piaceva e, infatti, qui se ne vedono le conseguenze: Enrica parte; Livia resta e insiste; Alfredo Maria non capisce una mazza, lasciatemelo dire.

E continua a capire ancora meno quando la tata si ammala. E questo è il primo momento, dopo 6 libri e mezzo, in cui Ricciardi mostra un sentimento vero, vero e manifesto. Diventa un bambino al cospetto della tata nel letto di ospedale.

Tata che ha lasciato il testimone a Nelide, sua nipote.

Tata che parla con la mamma morta del “signorino”.

Tata che lotta tra la vita e la morte.

Ricciardi, con l’aiuto del sempre presente Maione, scopre l’assassino mentre: Livia organizza una festa; la tata è in ospedale; Enrica si lascia corteggiare da un altro e lo stesso Maione è alle prese con il peggiore dei sospetti: il tradimento della moglie.

Ed è la gelosia che scuote Ricciardi ma non ancora abbastanza, mannaggia a lui.

Avvincente, godibile, scorrevole, delicato, fresco, esilarante,

Tutto questo e molto altro ci assicura De Giovanni, del quale (ahimè!) inizio l’ultimo della serie… già mi manca.

PS: mio malgrado, non avendo fatto in tempo ad andare in libreria, ho letto il libro su kindle ma sto andando in libreria a comprare anche il cartaceo. State senza pensiero.

Libro nr. 6 

E stavolta non vi dirò che è il mio libro preferito della serie perché L’inverno rimane L’inverno!Ma non posso non continuare a consigliarvi di leggere; non posso non consigliarvi di andare avanti nella lettura delle storia di questo super Commissario; non posso non dirvi che continuerete ad innamorarvi di lui; ecco non posso, quindi lo faccio. 

Leggete anche questo: Vipera, nessuna resurrezione per il Commissario Ricciardi.

Stavolta il contesto storico esce fuori, il fascismo fa capoccetta ed esce fuori, i compari del duce si mostrano per tutto il loro orrore. 

Ma andiamo con ordine…

L’omicidio è quello di una puttana, inutile usare mezzi termini, proprio di una puttana: bellissima, ambita, amata. Erano ancora attivi i bordelli e l’omicidio avviene lì, in Paradiso! 

Vari i potenziali assassini; varie storie che si intrecciano; vari, e sempre deliziosi, i retroscena. 

Ad un certo punto, peró, non si cerca più l’assassino della Vipera, non ci si districa più tra le varie ipotesi. Nè il lettore, nè il commissario si applicano più perché tutti gli sforzi si concentrano nel liberare dai fascisti il buon dottor Modo. 

Signori miei, che ansia; che tenerezza infinita quel cagnolino abbandonato; che strazio per il commissario, impotente di fronte a tali poteri! 

E la situazione la risolve chi?! Vi dico, per chi crede nelle storie d’amore romantiche (come me!), non è soddisfatto di questo questa soluzione! E perché?! Ma facile, perché è il preludio di qualcosa che probabilmente accadrà, che comincia ad essere nell’aria e che non mi piace, non mi può piacere. 

Cos’accadrà?! Lo scopriró solo leggendo il settimo libro, per cui scusatemi: ora ho da fare! 

Libro nr. 5

Eccoci qua… finito pure il quinto, già sulla scrivania il sesto e provo un “friccico” al cuore nel pensare che stanno per finire perché l’amore per il commissario Ricciardi inesorabilmente cresce!

E’ vivo e lotta con noi, il commissario Ricciardi nel libro che ne descrive il Natale.

E’ vivo e, come se non avesse vinto lui stesso contro la morte nel finale del quarto libro, fa tutto quello che faceva prima… e anche di più.

E’ vivo e continua a combattere con i fantasmi che gli parlano e quelli che non gli parlano.

E’ vivo e, come al solito nello svolgere il suo lavoro, cerca di mediare tra quello che sente, quello che vede, quello che vorrebbe e non vorrebbe.

E’ vivo e ci accompagna a scoprire il brutale assassinio di due genitori, che lasciano una bimbetta di 6 anni, e che vengono uccisi nella loro casa con una ferocia che sembrerebbe attribuibile addirittura a due responsabili.

Siamo nel periodo natalizio quando si dovrebbe essere tutti più buoni e, invece, si scopre un efferato omicidio nella casa di una, sembrerebbe, rispettabile famiglia senza niente da nascondere… ma, come al solito, non è tutto oro quello che luccica. Così i buoni non sono poi tanto buoni; i cattivi lo sono sempre troppo; il Presepe ci parla; i sospettati si confessano; i poveri puzzano di pesce; i ricchi lo sono sulle spalle dei poveri che puzzano di pesce; gli insospettabili diventano sospettabili etc etc.

Come al solito è intricato il giallo e con un colpo di scena finale che ti lascia a bocca aperta.

E poi, nel mezzo del giallo, ci sono le ben note figure di:

Maione, alle prese con un altro giallo ma con se stesso. Ed è sempre una bella figura, innamoratissima della famiglia e dei figli e poi BUONA di una bontà che forse, per pregiudizio, non ti aspetti da un poliziotto.

Bambinella, che fa una tenerezza infinita che gioca quando vorrebbe essere seria, che piange per un piccione che muore di freddo quando vorrebbe farlo per altro;

Livia, che non molla;

La Tata Rosa, che sta cedendo all’età con tutto quello che ne consegue ed infine lei…

Enrica, che combatte contro se stessa e contro il suo amore che però, per fortuna, vince su tutto.

Ah, che bravo Ricciardi a scoprire i colpevoli e ah che bravo De Giovanni a scrivere di Ricciardi che scopre i colpevoli… io continuo, voi cominciate se ancora non l’avete fatto!

Libro nr. 4

Che vi avevo detto?! Che il libro nr. 3 era stato il mio preferito?! Ok, sbagliavo.Dopo aver letto il quarto penso che sia questo il mio preferito… Il che mi fa capire che più leggo del Commissario Ricciardi e più lo adoro.

Trattasi di Il giorno dei morti. L’autunno del Commissario Ricciardi.

Ma andiamo con ordine: finita l’estate inizia il piovoso autunno. In prossimità del giorno dei morti si trova il cadavere di un bambino e giá ti parte da dentro una tristezza che levati.

Ma qual è la novità?! Bé, la novitá é che Ricciardi non lo vede, non lo sente, non ne coglie il messaggio prima della dipartita. E allora che fa?! In una Napoli pronta ad ospitare il Duce, che ha bisogno di tranquillità e ordine e che vuole catalogare la morte del piccolo come un incidente, il Commissario Ricciardi non ci sta e decide di mettersi in ferie per cercare il bambino, per cercare il suo messaggio di morte.

É bellissimo questo libro, bellissimo! 

Meno intensa, ma sempre presente, la vita privata del protagonista: qui il protagonista é davvero l’omicidio e la ricerca dell’assassino del piccolo balbuziente con una vita di inferno ed un unico amico, il cane.

Non ci si può pensare, un groppo in gola ogni volta che appare sulle pagine Matteo Diotallevi, angustiato dai compagni, povero e infelice tranne che con il suo “Angelo”, la dama di carità che lo accudisce.

Un groppo in gola tutte le volte che Ricciardi, il vero Tette, arriva in un luogo e non lo trova e si deve ricominciare da capo. 

Dovete leggere, non vi posso raccontare, dovete leggere: l’angoscia della pioggia, che cade incessantemente; la tristezza e poi la gioia sincera del bimbo nei suoi momenti di libertà con l’Angelo; la frustrazione di Ricciardi, che indaga in ferie per non essere ostacolato dall’arrivo del Duce; il lento avvicinamento del Commissario ad Enrica e quello più veloce a Livia; la pressione del cane; lo schifo del prete; lo sconcerto della fine della storia e della scoperta dell’assassino.

Non vi posso dire tutto questo, meritate di leggerlo.

PS: vi avverto che c’è un capitolo, sulla domenica di pioggia autunnale, che nei miei sogni di scrittrice vorrei aver scritto io. Fatemi sapere. 

Libro nr. 2

Vi avevo detto di essermi innamorata del Commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni, no?!

Mi sono innamorata e, quindi, dopo l’inverno sono corsa a comprare la primavera del Commissario.

Siamo sempre a Napoli, ovviamente, sempre nel ventennio fascista, sempre sulle orme di un assassino.

Vi devo dire, però, che mai come in questa saga la ricerca dell’assassino non è null’altro che un pretesto per entrare sempre più profondamente nella vita dei personaggi che sono tutti, inevitabilmente, meravigliosi.

Il Commissario lascia un po’ di spazio a Maione, il suo prode aiutante, ed al medico legale, che fanno decisamente ridere, non prima, però, di mostrarci come vede i morti ammazzati in ogni angolo della città.

L’omicida da smascherare è quello di una vecchia cartomante e strozzina.

Immaginate il numero dei sospettati, vari ed eventuali. Il più divertente senz’altro il 65enne che sta aspettando che la mamma muoia per convolare a giuste nozze con la “fidanzatina” di sempre, più grande di lui di circa 3 anni, per poter mettere su famiglia. Manco a dirlo si recava dalla cartomante proprio per capire quando sarebbe schiattata la vecchia, senza ottenere grossi risultati. Esilarante il racconto.

Parallelamente alla storia principale una defilata ma non meno interessante che vede la bellissima sig.ra Filomena sfregiata e che coinvolge Maione in un’indagine parallela ma, soprattutto, in un’inevitabile amicizia. Scoprire il colpevole dello sfregio a Filomena è inquietante e bellissimo per la metafora della volpe che cerca la libertà.

Solo un pretesto davvero scoprire il colpevole perché in mezzo c’è tantissima roba: il commissario con il suo primo ed imbranato approccio con Enrica; Lucia, la moglie di Maione, e la lotta contro la depressione; il medico legale e l’ironica amicizia con il commissario; i morti per le strade e la vecchia con il suo proverbio; l’ingombrante bellezza di Filomena ed i suoi spasimanti, insomma di tutto e di più tanto da dovervi lasciare per scappare a comprare l’estate.

PS: dimenticavo.. l’assassino è… paura eh!

 

Libro nr. 1

Io seguo un gruppo su Fb che si chiama “Sto leggendo questo libro” e più di una volta mi era apparsa l’immagine di libri di Maurizio De Giovanni.

Visto che lo scopo principale del fatto che seguo il gruppo è proprio quello di trovare spunti di lettura, lo vedi una volta, due e tre, alla quarta lo compro.

Come al solito non mi informo prima, quindi non so che De Giovanni ha scritto 7 libri sul Commissario Ricciardi che seguono, più o meno, un ordine logico.

E quindi ne compro uno… fortunella io perché prendo proprio il primo “Il senso del dolore – l’inverno del commissario Ricciardi”.

E così entro nel favoloso mondo di questo commissario, che vive a Napoli durante il periodo fascista ma, in realtà, potrebbe essere qualsiasi altro periodo perché almeno da questo primo libro, a parte qualche piccolo accenno, la presenza del duce è sfocatissima.

Il Commissario è un uomo sui 30/35 anni, di bella presenza che pensa solo al lavoro, che vive con una tata e condivide le giornate con il brigadiere Maione, suo fedele compagno di lavoro.

Il giallo da risolvere qui è quello di uno scorbutico, fastidioso, odioso tenore, Vezzi, che muore dissanguato nel proprio camerino con almeno 5/6 possibili assassini.

La meticolosità del Commissario, ovviamente, eviterà di mettere in carcere un innocente o, meglio, di farcelo stare per più del dovuto.

La scrittura è scorrevole, i personaggi ben delineati, il giallo ingarbugliato al punto giusto ma senza esagerare.

Lui, Ricciardi, un protagonista da scoprire (d’altronde è solo il primo libro) ma fa tenerezza, suscita umanità e un sorriso per la passione nascosta che nutre da dietro alla finestra della sua camera, in vestaglia e retina. Immagine d’altri tempi che ispira tenerezza e che mi ha spinto a comprare il secondo libro prima ancora di finire il primo.

Perché la cosa che adoro delle “serie” (chiamiamole così!) è che il giallo passa, è un pretesto, ma il protagonista rimane e se è un bel protagonista va seguito… stay tuned.