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Ah, l’amore

Ho finito il nuovo libro di Manzini.

Non ci vuole una settimana eh, volendo un 4 ore (andando lenti perché il libro ti cattura da pag. 1!) ma io ci ho messo una settimana perché non volevo lasciarlo, mi dispiaceva troppo. E’ sempre così con i libri di Manzini ed in particolare con quelli di Rocco Schiavone. Ritrovi un amico e, quando succede, non vorresti mai lasciarlo andare.

Questo libro mi è sembrato diverso dagli altri: meno cinico, meno cattivo, più poetico, più “natalizio”, più delicato, più romantico.

Sarà che Rocco sta male, che gli è stato tolto un rene a seguito della sparatoria di cui al precedente libro quindi magari l’ambiente ospedaliero, sotto Natale, non è il posto migliore per fare gli stronzi e questo Rocco lo sa. Si tiene, anche se non del tutto.

Mi sono molto divertita, è proprio un bel libretto.

Rocco è dolce, è attento, è delicato in questo libro; i suoi sono fantastici: divertenti e “orfani” del loro capo; il giallo è costruito bene; l’amore c’è.

Non voglio spoilerare nulla perché Rocco va letto in ogni sua virgola ma c’è un passaggio del libro di cui non posso non parlare. C’è una lettera che riceve Rocco da parte di Sebastiano che è la quintessenza dell’amicizia. poche righe in cui c’è scritto tutto, con tanto di errori grammaticali: l’amore, la protezione, la mancanza, la presenza, l’addio, la commozione, l’affetto, l’Amicizia con la A maiuscola. Solo quelle pagine valgono il libro, qualora non bastasse tutto il resto.

Rocco è un piacere, Manzini è sempre Manzini.

Leggetene tutti: SUBITO!

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L’ultimo ballo di Charlot

Quando io, ma ormai lo sapete, sbaglio un paio di libri di seguito mi butto sul sicuro. Se è uscito De Giovanni prendo lui, o Manzini o qualcuno che conosco e che male non mi può fare. Ora nel mio albo dei preferiti è entrato a gamba tesa Fabio Stassi (colui che ha scritto Ogni coincidenza ha un’anima di cui vi ho abbondantemente parlato).

Stassi ha un modo di scrivere così delicato, pulito, poetico, semplice (senza essere banale) che potrebbe fare anche una lezione sulla fisica quantistica e risulterebbe comprensibile.

Costruisce storie raffinate ma accessibile.

È bravo. Punto.

Qui la storia è quella di Charlie Chaplin, L’ultimo Charlot. Si muove su due binari: la sfida di Chaplin con la morte e la storia della sua vita raccontata al figlio più piccolo, Christopher.

Stassi immagina che Chaplin con la morte se la giochi , lei lo passa a trovare una notte di Natale e lui le propone una sfida: se la farà ridere tornerà l’anno successivo e così va avanti per ben sei anni. E’ macabro e divertente il rapporto che si instaura tra i due e fa da intercalare alla biografia di Charlot raccontata al figlio piccolo in una lunga lettera che termina con una frase bellissima: “solo nel disordine dell’amore ogni acrobazia è possibile”: punto, partita, incontro, match, Roland Garros, Wimbledon, Australian Open e tutta la compagnia del tennis.

Non sto qui a raccontarvi la storia di Chaplin, non so quanto romanzata da Stassi, ma non fa niente. Si legge che è un piacere. Il suo rapporto con il cinema, con il teatro, con il circo, con i mille e uno mestieri fatti prima di trovare la strada giusta.

E’ un gioiellino questo libro e Stassi una boccata d’aria in mezzo a un mare di gente che non sa scrivere.

Leggetene tutti.

Christmas Party

C’era una volta Kiuky che amava il Natale, poi Kiuky è cresciuta ed è diventata un Grinch.

E come mai?! Come mai?!

Il perché è racchiuso nella frase “ma la organizziamo una cena prima di Natale, sì?!” alternata a “ma che non ci vediamo prima di Natale?!”.

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Ecco, il mio istinto primordiale mi spingerebbe a dire: “E no, NON CI VEDIAMO PRIMA DI NATALE, perché se non ti vedo da sei mesi (e non ti vedrò probabilmente per i prossimi sei) perché ti devo vedere a Natale?! Perché?!”.

Il risultato è che già da metà novembre ho praticamente una serie di cene incastrate che manco a tetris e l’unica salvezza sono un paio di biglietti per eventi presi in tempi non sospetti.

L’ansia di questa cosa “ma quando sei libera così ci vediamo?!” MAI, non sono libera MAI. Non mi interessa vederti per farti gli auguri, avrei più piacere ad incontrarti il 2 gennaio quando mi prenderà quella malinconia brutta del rientro a lavoro, quando la corsa al regalo di Natale sarà finita così come pure la meravigliosa richiesta “e cosa fai a Capodanno?!” (ma questa domanda meriterà un post a parte).

Ma c’è qualcuno che sa spiegarmi perché l’esigenza di organizzare tutte queste cene?!

E voi direte: vabbé, ma se devi andare contro voglia non andare!

Eh sì, bravi. Intanto, mi dispiace perché poi mi diverto sempre e poi io non sono una che dice di no alle uscite, chi poco poco mi conosce lo sa. Il mio è più un discorso di carattere generale e magari banale ma seguitemi un attimo, vi do qualche spunto di riflessione:

  1. non è che se non ci vediamo nella settimana che precede il santo Natale (per chi ci crede!) io ti voglio meno bene. NO, anzi forse te ne vorrei di più se non mi rompessi con la famosa domanda;
  2. vuoi il regalo?! Guarda che se te lo meriti io non te lo faccio solo a Natale, ma te ne faccio 10, 100, 1000 non richiesti nell’arco dei 365 giorni;
  3. perché dobbiamo ingozzarci prima di quella che sarà già una grande abbuffata (cena, pranzo di Natale e Santo Stefano)?! Tra l’altro in ristoranti sovraffollati, spendendo soldi che scarseggiano dal momento che bisogna pensare ai 300 amici a cui fare il famoso “pensierino”, magari tra un mese le finanze sono rientrate, la calca pure, la voglia di vedersi no.

Fermatevi e riflettete. Poi mi fate sapere, ma così tanto per fare due chiacchiere perché ormai per quest’anno è andata e l’anno prossimo si risalirà sulla giostra.

Solo per la cronaca tra il 27 dicembre ed il 2 gennaio, ma pensate, voglio esagerare, anche dopo la Befana, la possibilità di vederci permarrà, non so la voglia. Una cosa è certa però non scadiamo come l’albero di Natale, quindi ce la possiamo rischiare.

Rondini d’inverno

Prima dicono: esce l’11 luglio.Poi dicono: esce prima in alcune regioni.

Quindi provo ma a scaricarlo sul Kobo ma non riesco.

Arriva l’11 luglio e c’è una serata al Massenzio con De Giovanni e che fai non lo compri il libro per fartelo autografare?!

Ovvio. 

E così siamo al paradosso di averlo comprato (ma non scaricato) sul Kobo e comprato, e addirittura autografato, in cartaceo.

L’11 sera, dunque, comincio la lettura.

L’avrei finito la stessa sera perché quello che ho letto a pagina 34 mi ha fatto subito svegliare: finalmente Ricciardi, ci hai messo 10 libri e circa 3000 pagine per fare quello che avresti dovuto fare a pagina 100 del primo libro… e con lo spoiler mi fermo qui.

Comunque l’estate è un mezzo guaio e non si sta mai a casa (o almeno io) e quindi la lettura è iniziata lenta anche perché non avevo voglia di finirlo subito.

Poi il 14 luglio di nuovo vedo De Giovanni, che presenta il libro, e lui stesso dice: “uno fa tanta fatica a partorirlo e voi in due sere lo avete finito?! Un poco di soddisfazione datemi!”.

Se lui chiede, io eseguo e così ho tirato il freno a mano ma poi come si fa a fermarsi?!

Vi dico solo che all’ultima pagina ho pianto, mi sono commossa.

Ma come si fa a non immedesimarsi in una storia tanto bella e travagliata e appassionante.

Con Napoli invasa dalla nebbia; con i protagonisti sofferenti: gli occhi verdi di Ricciardi, che vedono cose e sentono persone; Enrica combattuta; Nelide corteggiata; Maione che fa Nuvolari; Bambinella omertoso e canterino.

L’omicidio c’è, forse passionale (cioè io so se lo è o meno ma non ve lo dico); si svolge tutto in un teatro, lo Splendor (e dove altro?!) : un’attrice assassinata in scena. 

Chi è stato? Io lo so, in realtà pensano di saperlo tutti ma chi può dirlo?!

Non aggiungo altro alla storia, se non che quello che avviene parallelamente all’indagine è avvincente anche più dell’indagine stessa.

Mi fermo, mi verrebbe da dirvi: “oh, scrivetemi quando lo avete finito così ne parliamo un po’!”.

A De Giovanni devo dire due cose: 

1) bello, bravo, bis;

2) io sono d’accordo sul chiuderla tra due libri che non si esagera con le storie perfette.

Buona lettura. 

Libro nr. 5

Eccoci qua… finito pure il quinto, già sulla scrivania il sesto e provo un “friccico” al cuore nel pensare che stanno per finire perché l’amore per il commissario Ricciardi inesorabilmente cresce!

E’ vivo e lotta con noi, il commissario Ricciardi nel libro che ne descrive il Natale.

E’ vivo e, come se non avesse vinto lui stesso contro la morte nel finale del quarto libro, fa tutto quello che faceva prima… e anche di più.

E’ vivo e continua a combattere con i fantasmi che gli parlano e quelli che non gli parlano.

E’ vivo e, come al solito nello svolgere il suo lavoro, cerca di mediare tra quello che sente, quello che vede, quello che vorrebbe e non vorrebbe.

E’ vivo e ci accompagna a scoprire il brutale assassinio di due genitori, che lasciano una bimbetta di 6 anni, e che vengono uccisi nella loro casa con una ferocia che sembrerebbe attribuibile addirittura a due responsabili.

Siamo nel periodo natalizio quando si dovrebbe essere tutti più buoni e, invece, si scopre un efferato omicidio nella casa di una, sembrerebbe, rispettabile famiglia senza niente da nascondere… ma, come al solito, non è tutto oro quello che luccica. Così i buoni non sono poi tanto buoni; i cattivi lo sono sempre troppo; il Presepe ci parla; i sospettati si confessano; i poveri puzzano di pesce; i ricchi lo sono sulle spalle dei poveri che puzzano di pesce; gli insospettabili diventano sospettabili etc etc.

Come al solito è intricato il giallo e con un colpo di scena finale che ti lascia a bocca aperta.

E poi, nel mezzo del giallo, ci sono le ben note figure di:

Maione, alle prese con un altro giallo ma con se stesso. Ed è sempre una bella figura, innamoratissima della famiglia e dei figli e poi BUONA di una bontà che forse, per pregiudizio, non ti aspetti da un poliziotto.

Bambinella, che fa una tenerezza infinita che gioca quando vorrebbe essere seria, che piange per un piccione che muore di freddo quando vorrebbe farlo per altro;

Livia, che non molla;

La Tata Rosa, che sta cedendo all’età con tutto quello che ne consegue ed infine lei…

Enrica, che combatte contro se stessa e contro il suo amore che però, per fortuna, vince su tutto.

Ah, che bravo Ricciardi a scoprire i colpevoli e ah che bravo De Giovanni a scrivere di Ricciardi che scopre i colpevoli… io continuo, voi cominciate se ancora non l’avete fatto!

I vazanicchi

Fatto: 3 film in una settimana ma se voglio riconciliarmi con il cinema dovrò vederne un quarto credo.
CHE BRUTTO FILM!
Dici: “va bè, sei andata a vedere Un Natale stupefacente che ti aspettavi?!”
E niente, però mamma mia ci deve essere un limite al niente!
Lillo & Greg sono simpatici, anche bravi ma non possono reggere un film, comico per giunta.
Poi quello alto dei due, che non mi ricordo mai se è Lillo o Greg, che deve fare il fico è imbarazzante.
Ambra pure in genere non è -accia ma qui, a parte l’indubbia bellezza e forma fisica, per carità!
L’unico degno di nota è il bambino: bello, dolce, il più bravo di tutti.
La storia manco ve la racconto perché non c’è. Vi dico solo che “stupefacente” si riferisce alla sostanza stupefacente, nella fattispecie marijuana.
Per il resto nulla da segnalare.
Poche battute degne di nota e tutte nel primo tempo perché il secondo è veramente da dimenticare.
I vazanicchi, il nome del gruppo dove suonavano i due nel film è la cosa più divertente; insieme alle facce del più basso dei due, che non mi ricordo mai se è Lillo o Greg, ma perché lui è comico proprio di suo.
L’altro ieri mi avevano invitato a vedere il film documentario di Wim Wenders… ora io non dico tanto, ma tra Wim e quelli di ieri sera c’è il cinema in mezzo!
Evitate se potete, me ne sarete grati!

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Merry Noel

Ci siamo eh, siamo arrivati a Natale.

È l’antivigilia.

Quindi, mi corre l’obbligo di augurarvi un Buon Natale.

Ecco: Buon Natale. Fatto.

Per l’occasione, mi sento in dovere di dirvi:

1) passate delle belle giornate in famiglia;

2) mangiate, non pensate alle diete;

3) scartate tanti regali: fingete se non vi piacciono, gioite tantissimo se li gradite;

4) giocate a carte, a tombola, a quello che vi pare.

5) Cercate di essere più buoni ma non solo il 24 & 25 quando, costretti con le gambe sotto al tavolo non vi verrà benissimo (lo ammetto!), ma cercate di esserlo dal 25 in poi o almeno provate (anche se poi la troppa bontà è noiosa, un pizzico di cattiveria ci vuole sempre).

6) Indossate qualcosa di rosso che a Natale è più che consentito, o di bianco se volete essere super chic.

7) Sopportate le lunghe cene e i lunghi pranzi che passano, passa tutto, quindi non ve li avvelenate!

8) Pensate a chi vi vuole bene e fategli sapere che ricambiate (se ricambiate!). In ogni caso: dite, parlate, manifestate i vostri sentimenti; è l’atto di amore ed il regalo più bello che possiate fare, e a Natale viene bene!

9) Scrivete sentiti messaggi di auguri (e non copia&incollati) possono essere un’ottima occasione per dichiararvi…

ma soprattutto…

10) concentratevi sul 27 quando finalmente potrete dire “e anche questo Natale se lo semo levato dalle palle!” (coltissima cit.).

AUGURI!

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Christmas gifts

Non so se vi ho mai parlato degli @indivanados che seguo su Twitter.
Trattasi dei “Rivoluzionari del Divano” e con loro facciamo l’almanacco del giorno dopo.
Vi ricordate l’almanacco?!
Mi sa che io sono nata e già non si faceva più. Fatto sta che il capo Indivanados mi ha assegnato la rubrica della moda e sempre grata gliene sarò.
Ogni sera quindi dalle 19.45 alle 20.15 ognuno della “redazione” prepara tweet per il proprio tema.
Ovviamente i miei, ultimamente danno consigli modaioli e natalizi.
Ho pensato che, visto che non tutti mi seguono pure su Twitter, è carino mettere a conoscenza anche voi delle mie indicazioni.
Contravvenendo alla regola del 5 ve ne do 3.
1) Questo è l’anno del bauletto. Must have have have! A parte la speedy di Vuitton, di cui si è abbondantemente parlato, il mio preferito oggi come oggi è quello di Twin set, grigio, con borchie a forma di cuore. Direi perfetto per un regalo fashion.
2) Quei gran geni della mason Dior si sono inventati un super bijou. Io lo vorrei immensamente, per dire. Si tratta di un orecchino, Mise en Dior, con doppia perla (la più piccola va sulla parte anteriore del lobo e la più grande va nella parte posteriore); fatto in varie colorazioni, eviterei il bianco che mi sembra banale, per il resto tutti i colori sono ammessi. Prezzo manco esagerato per essere Dior. Super chic è regalarne solo uno!
3) Se, invece, siete alla moda ma volete anche fare beneficienza c’è Marni con le sue magliette Charity project, disegnate da bambini di alcune scuole in Colombia, Nairobi, Giappone e Italia che hanno partecipato al progetto “NATURE IN MY COUNTRY”. Divertenti, colorate e benefiche.

Chiaramente ho i prezzi di tutto ma non è carino scriverli, caso mai qualcuno ricevesse i doni in questione. Quindi, in caso, scrivete a vadobenecosi@gmail.com e vi sarà detto. Buon Natale.

PS: se ci fosse qualche anima pia all’ascolto ho tagliato i capelli e il punto 2 sarebbe perfetto al mio lobo. Così, per dire!

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Io confesso

Ok, sono passate più di 48 ore.
Sono una persona abbastanza forte e posso raccontarvi quello che é successo l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata.

Cominciamo: Io confesso.

Allora, mi sveglio abbastanza tardi (è festa!!!) so che devo andare a recuperare l’albero di Natale in cantina ma traccheggio fino a che vado.
Lo prendo, con tutti gli annessi ed i connessi, e, mentre chiudo noto una cavalletta gigante sulla porta!
Chiudo di corsa e ne resto profondamente turbata.
Secondo me questo è stato il punto in cui è iniziata la fine!

Salgo su, mi rendo conto che si è fatto tardi, perché dovevo andare a pranzo dai miei, e comincio solo a montare l’albero.
A quel punto s’é fatto tardissimo e allora che faccio mi infilo una TUTA e vado.

(Ora lo so che vi ho detto 1000 volte che con la TUTA manco a pisciare il cane – e faccio bene a dirvelo – ma ho pensato “vado da mamma, vado a CASA MIA… c’è il cane che mi lecca, vado tranquilla!”. Ho pensato male).

Arrivo a casa, assalto di Margie e papà che mi viene incontro tutto caruccio e pettinato (maglioncino e camicia!) gli dico “ti sei messo elegante per il pranzo!” e mentre dico la frase noto uno scintillio strano in salone… mi giro e vedo una tavola apparecchiata per n persone tutta tempestata di cristallo; arriva mia mamma e pure lei tutta caruccia e pettinata.

Lì mi si comincia ad accendere una lampadina e dico “ma forse non so qualcosa che dovrei sapere” e mamma, candidamente: “bè, vengono tuo fratello con la fidanzata e i genitori e la sorella ma te l’abbiamo detto” “che cosaaaaaaaaaaaaaaa?! Me l’avete detto?! E quando?! Quando io stavo a casa mia e voi a casa vostra?! Quando non mi prendeva il telefono?! Quando?!?!? Ma dico vi pare che se avessi saputo mi presentavo IN TUTA (che manco a piscia’ il cane?!)”…
Comunque non mi perdo d’animo, sbatto la porta, mi lancio dalla rampa delle scale… se non fosse che… li becco sotto casa! E che posso fare?!

Confessare: io confesso.

Mi umilio: gli dico, scusate io non sapevo sareste venuti e sono venuta IN TUTA ma rimedio subito, vado a casa e mi cambio.
E loro, carucci tanto carucci: “ma no, siamo di famiglia; ti pare che ti preoccupi che stai in tuta!”

E mi preoccupo sì… sto IN TUTA (che manco a piscia’ il cane!).

Comunque risalgo con loro e loro pure erano tutti carucci, tutti pettinati e io sempre IN TUTA.
Dicono: “dai, vedrai pure tuo fratello verrà IN TUTA”, che non mi
sembrava una consolazione ma almeno.
E quello che fa?! Tutto caruccio, tutto pettinato pure lui!

Dico: “meno male che almeno ho abbinato felpa a scarpe. ME NO MA LE!”

Che pranzo che ho passato, ragazzi, qualsiasi cosa succedeva pensavo “Ah Nu’, stai IN TUTA ma LMT”.

Finalmente finiscono l’antipasto, il primo, il secondo, i dolci; mi umilio per un’altra oretta e trovo il coraggio di andarmene con la promessa che a Natale sarò decisamente più elegante (e vabbè che rispetto alla TUTA ci vuole poco!) quantomeno con un vestito nuovo per l’occasione… devo pur rimediare all’immensa figura tapina che ho fatto! O no?!

Ecco, io confesso: proprio io che la TUTA manco a pisciare il cane, ho passato un imbarazzante giorno di festa… sicuramente per colpa della cavalletta che mi ha turbata o, più probabilmente, dei miei che hanno taciuto.

Com’è, come non è, Amici & amiche, per una volta NON seguite il mio esempio e ricordate sempre, stampatevelo ed attaccatevelo sull’armadio, che “la TUTA, manco a pisciare il cane”… me ne sarete grati, molto grati! Vi assicuro.

Doniamoci (famiglia)

Mi sento in dovere di dare qualche dritta, o meglio, non dritta anche per i regali di famiglia, diciamo collettivi che spesso sento fare. Bè, non sono d’accordo mai: il regalo è soggettivo e non può, né deve, mai essere collettivo. Quindi:

  • Arredamento, includendo in esso anche le televisioni, per dire. Io capisco la crisi ma, ragazzi, quelli non sono regali: sono acquisti più o meno necessari. Se vi serve un divano dove poggiare il sedere mentre guardate la televisione, che non avete, bè non si tratta di un regalo ma di una necessità. Ok, comprateli ma non me li chiamate regali. Reciprocamente regalatevi anche un paio di mutande ma abbiate qualcosa da scartare sotto l’albero, perché se al Natale togliamo pure questo mi dite che cosa cavolo lo teniamo a fare?
  • Animali domestici. Cani & gatti & affini non sono cose. Cani & gatti & affini possono essere meravigliosi cuccioli che poi cresceranno ed hanno, e avranno, bisogno di attenzioni, di molte attenzioni. Non cedete alle richieste dei vostri figli se non siete pronti o non ve la sentite. Quando poi ad agosto dovrete andare in vacanza non vi voglio sentire. Dal momento in cui entreranno in casa vostra ricordatevi che avrete un essere vivente in più a cui badare e non potrete far finta di niente. Vi è sufficientemente chiaro?! Non prendete decisioni affrettate sull’onda dell’entusiasmo. Fermatevi e riflettete e poi ricominciate a riflettere e solo quando sarete assolutamente certi di quello che state facendo, fatelo perchè non potrete tornare indietro. Ecco.
  • Viaggi. Sono gli unici regali collettivi che approverò sempre su tutta la linea. Viaggiare è sempre un dono per mamma, papà, figli, animali domestici, zia, zio e nonna, per tutti. Viaggiate e vi arricchirete sempre e comunque.
  • Arte. Io penso sia una buona soluzione. Scegliere un abbonamento famiglia o per due magari in un luogo di esposizione. Crea una buona aggregazione familiare e passerete ore liete. L’arte è come i viaggi arricchisce senza impegnare e crea discussioni, curiosità. La approvo sempre.
  • Love Love Love. In realtà in famiglia basta questo. E’ il regalo più bello che possiate farvi: resistere ad amarvi :D!

 

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