Che vi dicevo l’altra settimana? Che se uno va a vedere uno spettacolo con un dato attore, poi si aspetta di vedere o un suo monologo o uno spettacolo in cui il suddetto attore la faccia da protagonista.
E questo è quanto è successo nello spettacolo al teatro Argentina La casa di bambole con Filippo Timi.
Lui, protagonista assoluto, con una fantastica comprimaria che appunto è la Bambola.
Una premessa è d’obbligo: non ne so niente di storia del teatro. Quindi, non avevo idea di cosa volesse dire vedere questo spettacolo di Ibsen, da lui scritto ad Amalfi nel 1879 (ho studiato!).
So però di aver visto un bellissimo spettacolo.
Intanto il mio lato fashion è stato straappagato, ma tipo dal primo minuto: appena entra in scena lei con un vestito rosa cipria (colore peraltro attualissimo) che è la fine del mondo, ma lei ci regala anche due splenditi soprabiti, un completo giacca e gonna ed un colorato vestito da popolana; e i vestiti perfetti di lui, due uno più bello dell’altro (come lui del resto!); e della cameriera; e della bambina; e dell’amica Christine; e poi il vellutato l’arredamento che è fantastico. Insomma, a costumi e scenografia nulla nulla nulla da dire.
E che vogliamo dire qualcosa agli attori?
Ma proprio no, se non un: BRAVI, a parte la bambina (vestita e acconciata perfettamente ma che speriamo nella vita decida di appassionarsi ad altro!).
Sulla trama io non vi dico niente perché immagino sia nota a tutti e se non lo è documentatevi, che non è che vi posso stare a raccontare la storia del teatro che, tra l’altro, come detto: ignoro. (Vi ho aggiunto il link per aiutarvi, perché sono buona comunque!).
Per il resto: Timi, uno e trino, bravo che levati e bello che non si può guardare, con questi vestiti che gli cadono perfetti. Bello e bravo da marito, amante e amico. Esce da una porta che è tizio e rientra da Caio. È davvero esagerato e anche, in parte simpatico, cosa che, ascoltando le reazioni degli altri spettatori all’uscita del teatro, forse non doveva avvenire. Comunque lui bello e bravo, l’ho già detto?! Ve lo ridico: bello e bravo.
Così come lei, Marina Rocco che interpreta Nora, fantastica nella parte. Scema al punto giusto ma poi scema per niente. È la giusta protagonista.
Brava anche l’amica Christine e la tata con i suoi detti popolari.
Lo so, ho usato troppe volte gli aggettivi “bello” e “bravo” ma non mi viene in mente altro nelle varie declinazioni tra maschile e femminile.
Insomma, esci e dici: ecco cos’è il teatro quando è fatto bene, perché esci e sei pieno di colori, emozioni, parole.
2 annotazioni:
1) ma possibile, spettatori tutti, che non riuscite a stare più di un’ora senza guardare il cellulare? A parte gli squilli, che vabbè, ma assurdo vedere ad un certo punto ‘ste luci che illuminano la platea;
2) a teatro, si sa, si va in inverno e i malanni sono in agguato, allora ho una proposta: perché non distribuire caramelle per evitare quei fastidiosi colpi di tosse? Pensiamoci.
Detto ciò, vi ribadisco: il teatro è vivo, viva il teatro!
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