Archivi tag: Napoli

I valori che contano

Io ho sempre adorato l’Avv.to Malinconico, Vincenzo Malinconico. Devo ammettere che mi ero un po’ disamorata e poi il libro precedente e questo mi hanno fatto tornare l’amore ma quello vero: lo adoro.

De Silva è uno dei pochi che riesce a farti ridere di gusto e poi a commuoverti alle lacrime in poche pagine.

Oggi ero sola al mare con il mio libro e ho sperato che nessuno mi guardasse perché avrebbero pensato fossi pazza tra riso e pianto nel giro di 10 minuti e poi leggendo un libro.

Una volta sono stata ad ascoltare proprio De Silva ad una presentazione e lui diceva proprio questo: soprattutto in treno, gli capita di osservare le espressioni di chi legge un libro (lo faccio sempre anche io!) e se leggi i suoi libri non puoi proprio trattenerti.

L’Avv. Malinconico ha cambiato studio ed il suo collega fa morire dal ridere, è una macchietta sebbene sia un bravissimo avvocato penalista con uno studio super griffato; lui: sempre due figli, sempre una compagna, sempre poco auto celebrativo ma ironicamente meraviglioso.

Simpatico, ironico, profondo questa volta si trova ad affrontare una situazione personale piuttosto complessa.

Segue anche un caso, suo malgrado, legato ad una ragazza che, sfuggendo da una retata, gli si infila in casa. La ragazza è incidentalmente anche la figlia del sindaco e da qui potete immaginare.

Divertente, commovente, ben scritto.

Mi é piaciuto tantissimo. Lo trovo super adatto anche a chi non è abituato a leggere perché scorre veloce, è piacevole.

Ora sto in crisi: devo cercare altro voi, intanto, leggetene tutti.

Pubblicità

Una lettera per Sara

Eccolo qui: mi sono appassionata.

Vi ricordate la mia iniziale reticenza per le storie di Sara di De Giovanni? Me ne sono variamente lamentata poi, già dal libro scorso, ho cominciato ad appassionarmi e ora, appena finito l’ultimo, non vedo l’ora di leggerne un altro.

Mi è piaciuto molto Una lettera per Sara, moltissimo. Sarà che uscivo da una lettura faticosa e ritrovare un vecchio amico come De Giovanni é sempre un piacere.

Si cerca di risolvere un cold case con la brigata di sempre: Viola, Pardo e, immancabilmente, Sara. Ormai sono diventati una famiglia, scombinati ma pur sempre una famiglia e, quelle scombinate, penso siano le famiglie migliori.

Il cold case è triste, poetico. Già che sia legato ad una vecchia libreria fa tenerezza.

C’è molto in questo libro: c’è l’amore in ogni sfumatura filiale, passionale, materno; c’è l’intrigo con gli onesti costretti a diventare disonesti; c’è la malattia che porta via tutti; c’è un velo di speranza; e, alla fine, c’è la suspence, che ti fa chiudere il libro con la bocca aperta e con la necessità di aspettare il prossimo contanti minuti secondi.

Fa così De Giovanni: ti fa affezionare ai personaggi, te li presenta piano piano e poi ne tira fuori altro e hanno tutti un passato da scoprire, da apprezzare. Sono appassionati e appassionanti i personaggi di De Giovanni, pieni di amore e di amori. E poi ci sono legami nascosti, le possibilità di incontro che fanno capolino. Insomma, c’è tanto ed é per questo che… dovreste leggerne tutti.

Nozze

Aspetti aspetti aspetti ed esce il nuovo libro di De Giovanni.

Leggi leggi leggi ed è finito il nuovo libro di De Giovanni.

Questa é la triste storia.

Durano troppo poco perché all’inizio vai veloce poi, per quanto puoi rallentare, li finisci subito.

Mi è piaciuto, sebbene abbia scoperto l’assassino subito, mi è piaciuto.

Perché non è che leggi De Giovanni per leggere un giallo, lo leggi per i protagonisti, per l’ambientazione, per gli incisi per il modo di scrivere che ha.

Lo leggi perché é delicato, dolce, poetico.

Se vuoi leggere un giallo fatto bene leggi Agatha Christie.

Comunque, la storia c’è: una morta, il giorno prima delle nozze; una morta tanto brava, senza alcun segreto… forse!

I protagonisti sono sempre “amici”, li rivedi volentieri, ti ci diverti, li segui, li anticipi, li accompagni.

Aragona fa troppo ridere e anche la sua interazione con Pisanelli; la Piras ed il Cinese ormai coppia; la nuova arrivata e l figlia, direi bei nuovi personaggi; Hulk in crisi ma con un’unica certezza; Palma e Ottavia… poveri!

Visto che siamo sotto Natale, affrettatevi a regalarne uno, magari partite dall’inizio però… alle Nozze ci si può arrivare con il tempo.

Leggetene tutti!

La vita bugiarda degli adulti

Ho acquistato il libro della Ferrante il giorno che è uscito perché mi sembra sempre una garanzia.

E lo è.

È sempre un piacere leggerla.

Solo che forse sono troppo legata alla quadrilogia dell’amica geniale e mi è sembrato di leggerne ancora.

Mi é sembrato tutto troppo simile a quanto già scritto, a quanto già letto.

Non ci sono Lenù e Lina ma c’è Giovanna con una serie di personaggi di contorno.

C’è l’adolescenza.

C’è Giovanna, bambina prima ed un’adolescente poi, studiosa, con due amiche del cuore.

Qui la famiglia della protagonista non vive in una zona povera ma più o meno al Vomero, salvo poi affacciarsi nella Napoli truce con la zia brutta e cattiva.

Quella del Vomero, dove poi le protagoniste dell’amica geniale comunque andranno a vivere, mi sembra l’unica grande differenza per il resto mi è sembrato tutto già letto.

Un bel leggere eh, perché è sempre, come posso dire, “arricchente” leggere la Ferrante. La trovo una lettura comunque appagante, istruttiva soprattutto nella forma. La trama però quella era e questa è.

Senza dubbio la Ferrante è ossessionata dagli adolescenti e dal mondo maschile; dal rapporto tra uomo e donna; dal modo in cui lo si vive; dalla sessualità; dall’approccio alla sessualità.

E alla fine queste ragazzine ne escono sempre male, vivono questo passaggio della verginità sempre come un dovere da compiere.

Ora io vorrei chiedere alla Ferrante, di cui non mi è mai interessato sapere chi sia: “ma scusa tu, che guaio hai passato? Che trauma hai subito? Che problemi hai?” e perché sennò non si spiega, qualcosa c’è stato.

In ogni caso la scrittura sempre piacevole, il libro forse un po’ meno perché sale sale e poi si chiude di botto.

Sicuramente mi aspettavo di più.

Sicuramente potete leggere storie più interessanti con una scrittura forse meno perfetta ma più varia.

Non mi sento di dirvi: leggetene tutti.

Mi dedico ad altro.

Dodici rose a settembre

De Giovanni é sempre sempre una garanzia per me e lo sapete.

Ha scritto un “piccolo libro blu” che si intitola Dodici rose a settembre e che ci ho messo una vita a leggere (considerata la mini mole del libro) ma non perché non meritasse anzi, in altre condizioni lo avrei finito in due ore, ma per la stanchezza della sera e poi perché un po’ volevo godermelo.

C’è una nuova protagonista in questo libro, una donna, un’assistente sociale che ovviamente vive a Napoli e che salva vite altrui e viene, a sua volta salvata.

Non voglio spoilerare ma vi posso dire che il libro é davvero divertente, al solito ben scritto, con un intreccio degno di De Giovanni e dei noir che piacciono a me.

Mina, la protagonista, é affiancata dall’arcigna mamma (a dire poco insopportabile che non so come riesce a tenere a bada!); dal collega di studio bello come il sole, Domenico detto Mimmo; da Rudy che mi ricorda tanto Ferribotte dei soliti ignoti; e dalle amiche di lei alla Sex and the city.

Sicuramente è un “piccolo Libro blu” scritto anche per ringraziare il Maestro Camilleri ma che vale la pena di essere letto per la delicatezza della storia e la gioia di conoscere una nuova protagonista di De Giovanni che spero, Io orfana di Ricciardi, di ritrovare presto.

Leggetene tutti.

Il pianto dell’alba

Prima di parlarvi del libro ho bisogno di sfogarmi.

Dunque, è universalmente noto che De Giovanni esce con un libro della serie di Ricciardi a giugno.

Si sa, é universalmente noto.

Si sapeva anche, o almeno lo sa chi lo segue, che quello di questo giugno 2019 sarebbe stato l’ultimo libro della serie.

Si sapeva, si sa, é universalmente noto.

Ora, per questa ultima ragione lo scrittore, e la casa editrice, sono stati anche piuttosto bravi a creare una certa suspence intorno all’evento.

E poi succede che due giorni prima dell’uscita del libro (dico due giorni prima!), pubblichino un articolo sul Corriere della Sera che fa il super spoiler del libro stesso… ora io vi chiedo: ma ad una lettrice super fan della serie come me possono girare un po’ le palle, pur non avendole?!

Ma io dico proprio di sì!

E tanto mi sono girate che non ho acquistato il libro il giorno che é uscito ma ben 4 giorni dopo, per protesta contro un giornalista ed un giornale che si sono completamente rincoglioniti.

Ecco, e questo é l’antefatto.

Veniamo al fatto: ho finito Il pianto dell’alba, l’ultimo libro di De Giovanni e della serie del Commissario Ricciardi.

Ora, se io mi fossi rincoglionita come il Corriere della Sera, mi dovrei mettere qui a raccontare: della storia; di quello che succede; di come De Giovanni abbia deciso di lasciar andare il suo personaggio più longevo nel suo ultimo libro; di come lo abbia accompagnato in questa dipartita; di come mi senta così sconvolta da questo addio ma io non mi sono (ancora del tutto) rincoglionita e non lo farò.

Non vi dirò niente.

Vi dirò solo della sensazione di vuoto che già provo perché se una storia finisce rimane la mancanza.

La dolcezza e l’inquietudine di Ricciardi, che dà fastidio a molti, per me era una certezza, un appuntamento annuale e romantico che mi coccolava.

Mi mancherai Alfredo Maria e con te mi mancheranno: la bruttezza di Nelide; la simpatia di Maione; la rudezza di Modo; la stranezza di Bambinella; la paura del fascismo, dei morti che parlano; l’eleganza di Bianca; la disperazione di Livia, la bellezza di Napoli.

Mi mancherete tutti ma proverò a “non dimenticarmi di voi”.

E anche se in alcune pagine quest’ultimo libro mi è sembrato un po’ retorico, leggetene tutti perché De Giovanni riesce sempre a stupire e, soprattutto, ne vale sempre la pena.

Tutto sarà perfetto

Lorenzo Marone è uno di quegli scrittori che ti mette in pace con l’universo.

Uno di quelli che ti crea delle situazioni talmente dolci e delicate nei suoi libri, che non vedi l’ora di trovare il tempo di andare avanti nella lettura.

Uno di quei pochi che riescono a delineare così bene i protagonisti che diventano amici tuoi, che nel corso della giornata ti trovi a pensare “ma che staranno facendo Andrea e Ondina?!”.

Uno di quelli che quando finisci un suo libro, senti un senso forte di mancanza.

Ecco, vi ho dichiarato il mio amore per lo scrittore e ora posso parlarvi del libro.

Il libro é Tutto sarà perfetto.

Marone, dopo averci raccontato nei libri precedenti, di un anziano, una ragazza e di un bambino, qui ci parla di Andrea, un quarantenne fotografo dissennato – ovviamente napoletano, ma più precisamente di Procida – che torna alla casa paterna ed è costretto a passare un week end con il padre malato.

Potete vagamente immaginare cosa comporta per il bel quarantenne tornare indietro alla sua infanzia, riaffrontare i suoi mostri.

Riportato con l’inganno sull’isola dove, insieme alla sorella ed alla mamma (per un certo periodo di tempo) ha vissuto meno della metà della sua esistenza, affronta il passato costruendosi il futuro.

Ci sono troppe cose da dire su questo libro che, intuirete, mi é piaciuto moltissimo.

I protagonisti sono: Marina, sorella di Andrea, super organizzata, che si trova costretta a lasciare il padre al fratello per un fine settimana; Andrea, protagonista, che si trova a riscoprire il rapporto con il padre, che non ha mai vissuto con loro perché imbarcato su una nave; il Comandante, papà di Marina e Andrea, malato che organizza la sua dipartita; Ondina, grande amore; Augusto, il cane tiranno; la mamma belga; Ciccio, che tutti vorremmo come amico.

Qualsiasi cosa dica sarebbe rovinarvi la sorpresa di leggere un libro delicato, poetico, dolce, pulito.

Un libro di affetti e di emozioni; di risate e di lacrime; di amore a trecentosessanta gradi, verso tutti: dal cane al mare.

Un libro che mi ha messo voglia di andare a Procida; che mi ha dato una bellissima definizione del mio fiore preferito, le margherite: “con il sole al centro e tutto che ruota intorno”; che racconta di un quaderno dove Andrea descriveva le foto che non poteva fare; che ti commuove fino alle lacrime; che lo finisci e pensi: “NO!!!”.

Un libro che dovete assolutamente leggere.

Fumetti

“Ma tu li leggi i fumetti?”

“Io no, mai letti, non mi sono mai appassionata. Mamma mi ha subito messo in mano un libro e mi è piaciuto. Non sono andata oltre”.

“Ok, allora provo a regalartene uno e vediamo che mi dici”.

E che ti dico?! Che l’ho finito in un’ora, forse è per questo che non ho mai avuto la curiosità perché con la storia delle figure ci metto veramente troppo poco.

Il libro/fumetto in questione era il primo della saga di Ricciardi di De Giovanni “Il senso del dolore”. Ovviamente lo avevo già letto ma un milione di anni fa e quindi solo vagamente ricordavo la trama.

Mi sono messa lì e una pagina tira l’altra, in un’ora, il libro è andato.

E’ stato molto divertente perché quando tu leggi un libro, soprattutto, una serie di libri con identico protagonista, inevitabilmente te lo immagini, lui e tutti gli altri comprimari quelli che sono frequenti, che ci sono sempre. Nella fattispecie: Ricciardi, Enrica, Maione, il Dott. Modo e Bambinella. Che vi devo dire?! Mi ci sono perfettamente ritrovata: Ricciardi tenebroso; Enrica finta Uggly Betty; Maione abbondante (se mi posso permettere lo avrei fatto un pelo più basso e tarchiato); il Dott. Modo, uno stupendo De Sica a fumetti; Bambinella, giustamente “particolare” diciamo; pure tutti i morti di Ricciardi ci sono!

Non pensavo fosse possibile riportare un libro di più di 200 pagine in un fumetto. Ora tutti i “fumettari” mi picchieranno ma io che ne so, non ne ho mai letto uno. Quindi pensavo: ma come si fa con immagini e fumetti con poco dialogo (perché quanto ne puoi mettere in una nuvoletta?!) a raccontare tutto un romanzo?! E invece, a quanto pare, si può e viene pure bene.

Per me i fumetti erano quello stronzo di Topolino che mi ha urtato sempre i nervi ma questo perché io sono ignorantissima e si sa.

Della storia non vi parlo ma poi ne ho già parlato, però, leggetene tutti. Fa bene alla vista e apre la mente. Io ve lo dico, poi fate voi.

Le parole di Sara

Quando ho letto il libro su Sara di De Giovanni l’anno scorso non ero rimasta molto convinta.

Stavolta é stata diversa.

Il libro è Le parole di Sara di Maurizio De Giovanni.

Ora sapete che io lo adoro e sapete anche che l’ultimo dei Bastardi di Pizzofalcone mi ha un po’ deluso mentre Ricciardi non mi delude mai.

Poi De Giovanni è venuto fuori con questa donna: Sara, che è un ex addetta ai servizi segreti con la dote straordinaria di leggere le labbra e il linguaggio del corpo per aiutare le indagini.

Gi nel primo libro ti accorgi della sofferenza di questa donna che troviamo disillusa dalla vita, un po’ sciatta nell’abbigliamento e nel look.

La cosa interessante e utile di questo libro è intanto il racconto posto alla fine, che dovete leggere prima del libro, per capire tante cose di quello che leggerete e di quello che, in caso, avete letto l’anno scorso.

Nel racconto, infatti, si capisce chi sia Sara e qual è il suo percorso, come e perché sia arrivata al punto in cui è.

Sara è in pensione ma viene richiamata per un’indagine da una sua vecchia amica e lei con l’improbabile squadra che ha messo su si occupa dell’indagine.

Al di là delle troppe ripetizioni presenti soprattutto nelle prime 50 pagine, il libro è piacevole.

Direi una lettura rilassata, davvero scacciapensieri.

Non parliamo del giallo della vita, non parliamo di un romanzo imperdibile ma di un romanzo che si fa delicatamente leggere, che ti fa piacere.

Scompare un ragazzo, chissà che gli succede. Non vi posso dire.

De Giovanni si legge sempre troppo bene.

Io non faccio testo ma leggetene tutti che vi farà piacere.

Da molto lontano

Ogni volta che esce un libro di Costantini, lo prendi e pensi che è un atto di coraggio affrontare 600 pagine di morti ammazzati e della pesantezza di un uomo che non ha fatto pace con il suo passato.

Poi però lo inizi e, al di là, della peso di tenerlo in mano, le 600 pagine scorrono.

Il libro ultimo è “Da molto lontano”.

Balistreri non cambia e neanche il calcio: qui siamo durante i Mondiali del 1990.

Ve lo dico: io un po’ mi sono stancata di questo doppio binario che, in questo caso, è il 2018 ed il 1990.

Forse mi sono anche un po’ stancata di Balistreri con la sua aria da dannato, ma da come finisce potrebbe essere l’ultimo libro anche se, lavorando per flashback e parlando di un commissario, é difficile pensare che in tutta la sua carriera solo 5 siano le indagini che ha affrontato.

Comunque qui una storia parecchio torbida ed impicciata: soldi, famiglie contorte, amore, bondage, sesso.

Una storia talmente impicciata che alla fine è banale, cioè quando ci arrivi alla fine pensi “ah, la cosa più semplice!”.

Però con il senno del poi siamo tutti bravi.

Costantini è bravo a costruire storie, a farle reggere, a ingarbugliarle ed a sbrogliarle.

Il libro si fa leggere.

Solo che ci sono dei punti in cui mi ha particolarmente urtato, soprattutto verso la fine: coincidenze talmente smaccate da essere ridicole; sali e scendi dagli aerei; km di strada a piedi in 20 minuti. Sono criptica?! E lo so, ma non voglio togliervi il piacere di leggere perché se vi piacciono le inchieste, i commissari dannati, Roma e il calcio il libro si può tranquillamente leggere.

Forse però io con Costantini ho dato, al prossimo magari rinuncio perché, come detto, non lo reggo tanto più Balistreri ma voi procedete pure eh!

Per ora voglio leggere un racconto, non più di 200 pagine.

A presto.

PS: finalmente si sono decisi a pubblicare un’edizione più comoda di questi libri, con copertina morbida e non rigida. Scegliete questa.