Archivi tag: estate

Vi volevo dire…

…che non é che non ci sono, non è che non sto leggendo libri, non è che mi sono dimenticata del blog.

È che:

– sto in vacanza;

– leggo ma leggo male, solo quando mi va, solo per poco tempo, solo prima di addormentarmi e, se mi metto dal lato mio, reggo 30 secondi;

– ho iniziato un libro che mi doveva piacere tantissimo e invece ho faticato ed ora sta lì appeso mentre ne ho cominciato un altro;

– poi sono stata al mare;

– poi ora sono ripartita;

– poi, insomma, ogni tanto si può anche stare senza scrivere.

E voi direte: “ma chi t’ha chiesto niente?!”

No infatti, ma io sono corretta e ve lo volevo dire… non vi innervosite!!!

Tanti saluti a voi e buona (fine) estate.

Il lido

È ufficiale ormai: quando non so cosa leggere perché i miei autori preferiti non hanno pubblicato oppure ne ho letti tutti i libri, quando non ho nessun titolo che mi incuriosisce, accetto consigli di amici.

Questo è quanto è successo con gli ultimi quattro libri letti e quindi anche con questo, che mi ha consigliato una mia carissima amica con la quale condivido varie cose, tra cui la passione per la lettura.

Il libro è Il lido di Libby Page.

Ora io penso che quando un libro ti accompagna nella giornata anche quando è chiuso sta facendo il suo lavoro. Se, in un momento x mentre stai facendo tutt’altro ti ritrovi a pensare ai protagonisti (in questo caso Rosemary e Kate) e a quello che sta loro succedendo, allora il libro ti ha preso e ti sta portando dove vuole lui.

In questo caso in un lido, una piscina, comunale di Brixton, Londra, che le logiche imprenditoriali fallate degli ultimi anni vogliono chiudere. Parte, quindi, una gara di solidarietà per tenerlo aperto capeggiato da una battagliera ottantaseienne, Rosemary appunto.

La storia del lido è quella di una comunità che non si arrende, che lotta per le proprie ragioni perché una piscina non è solo una piscina e nuotare non è solo un esercizio fisico ma è: una liberazione, uno sfogo, una cura.

Rosemary ha vissuto circa ottanta anni intorno alla struttura. È lì che ha festeggiato la fine della guerra, è lì che ha studiato ma è soprattutto lì che ha conosciuto il grande amore della sua vita, George, che l’ha da poco lasciata.

Intorno alla storia di Rosemary e George si sviluppa quella del lido con dei flashback che li vedono felici ed insieme con lo sfondo della piscina.

La aiuta nella lotta una giovane giornalista, Kate, con mille problemi che oltre ad aiutare si fa aiutare nella battaglia della sua vita.

È un libro godibile, semplice, veloce, emozionante. A volte ridondante: si racconta di George che si tuffa forse qualche volta di troppo, alcuni pezzi sembrano un po’ inutili ma nell’insieme ci stanno e servono ad aumentare la suspance per la sorte della struttura.

Sono carine le figure dei vari sostenitori della piscina: la coppia gay con cagnolino; il custode; la sorella della giornalista, Erin; il fotografo, Jay; l’amica di Rosemary, Hope.

Sapete cosa?! Non c’è cattiveria in questo libro, non ci sono figure negative, il bene predomina, l’amore è una costante e certe volte leggere cose così ti rimette in paca con il mondo, soprattutto se questo sta diventando un posto dove comincia ad essere difficile vivere.

È sano estraniarsi in questi contesti, la lettura serve anche a questo.

Quindi, se avete voglia di rifugiarvi in un’isola felice e sana affrontate questa lettura, non ve ne pentirete.

Chiamami con il tuo nome

La verità vera è che non bisognerebbe mai vedere il film di un libro che si è letto.

Mai.

Soprattutto se si considera il libro in questione un capolavoro.

Io vabbè, adoro leggere (lo sapete) ed è una cosa che adoro perché quando entro in un libro, il film in testa lo faccio io: i volti dei protagonisti, le ambientazioni, la musica di sottofondo, i colori, i sapori, le cose non dette, i sentimenti. Tutto. Ed è bellissimo.

Detto ciò, sapete quanto abbia amato Chiamami con il tuo nome.

Sapete anche che Guadagnino è candidato a vari Oscar per il film tratto dal libro.

Al di là del fatto che, secondo me, non è abbastanza evidenziata la questione che il film sia tratto da un libro, non potevo esimermi dal vedere il film.

Capisco la candidatura agli Oscar, è proprio uno di quei film italiani che non può non piacere agli americani: la bellezza dell’Italia, le chiacchiere estive, l’archeologia, i colori, la lentezza delle scene sono tutte cose che non possono non ricordare i grandi maestri che hanno visto primeggiare l’Italia nel cinema mondiale.

Guadagnino è stato molto bravo a cogliere delle sfumature del romanzo; poi l’attore protagonista (Elio) è di una bravura sconcertante (l’Oscar lo darei a lui se fosse possibile); ancora, la cura dell’ambientazione anni ’80 è da applauso; bellissime anche le location ma… sono piena di ma… fondamentalmente perché il libro è proprio un’altra cosa. 

Intanto, la montagna non è il mare, caro Guadagnino, e già solo questo mi ha urtato. Un’estate al mare per un adolescente, non è come un’estate in campagna per quanto l’adolescente possa essere particolare. Poi, non vorrei spoilerare troppo ma, per come l’ho letto io, Elio non scopre la sua omosessualità scopre la sua sessualità nel libro che è cosa ben diversa. L’ossessione prima e la passione di Elio poi non può essere resa dalle immagini, ma questa non è colpa di Guadagnino.

Non so, carissimi, non so che dirvi. Ovviamente auguro tutto il bene possibile a Guadagnino, incrocio le dita per lui ma il film non mi ha convinta anche al di là del libro. Troppi richiami, troppe cose già viste, troppo Bertolucci, troppo di tutto.

“Chiamami con il tuo nome ed io ti chiamerò con il mio” per quanto mi riguarda rimane una delle dichiarazioni d’amore più bella di sempre ed è bellissima la scena del film in cui se lo dicono, se vi basta questo andate al galoppo, diversamente desistete.

Leggete il libro piuttosto che ne vale sempre più la pena.

 

Divise estive 

Ieri facevo una considerazione sulle divise.Eh, le divise.

Avete presente: vigili urbani, Polizia, Carabinieri, vigilantes, steward e Hostess… insomma tutti quei lavoratori che, per la propria professione, sono costretti ad indossare una divisa?!

Bene, pensavo a loro perché d’estate trovo inaccettabile (soprattutto per gli uomini) che gli si fornisca una camicia a maniche corte per divisa.

Lo trovo inaccettabile.

E voi direte: vabbè, ma fa caldo, che dovrebbero indossare?! 

Ecco, io non lo so (e francamente non mi interessa) so solo che esteticamente è inaccettabile rendere istituzionale le camicie a maniche corte, soprattutto per gli uomini (come da mio precedente post modaiolo). 

Ora, però, mentre quando entri in un negozio e ne acquisti una per me sei penalmente perseguibile per la tua responsabilità personale; quando te la danno in dotazione i datori di lavoro siamo nell’ambito di una responsabilità collettiva, ai limiti del disagio sociale.

Li vedi porelli, con queste camicie orribili (per lo più bianche e celesti) con le braccia mozzate da questi pezzi di stoffa che arrivano a metà braccio. 

Al di là dei borselli e dei pinocchietti, che mi sembrano per lo più debellati, credo che sia la cosa più brutta dell’estate.

Ora io dico che non è che 10cm di stoffa risolvano il problema, in più se prendiamo esempio dai berberi del deserto quelli vanno tutti coperti. Chi siamo noi per costringere dei poveri lavoratori ad andare in giro come degli sfollati cafoni?! Chi siamo noi, nella patria della moda, per promuovere il cattivo gusto a livello istituzionale?! Chi siamo noi?! 

Se serve una legge per impedire lo scempio me ne faccio promotrice, ora mi informo ed, in caso, vi chiederò di firmarne la proposta.

Stay tuned.

Non è che…

L’estate è una stagione meravigliosa.

L’estate è sicuramente la mia stagione preferita.

L’estate è foriera di obbrobri che, francamente, preferirei non vedere.

Non so: sarà il caldo, sarà la voglia di spogliarsi, sarà che la gente si vede un po’ colorata e pensa di poter indossare di tutto…vi voglio dire un segreto: NON E’ COSI’!

Per dire…

…non è che se ci sono 40 gradi fuori potete venire in ufficio in prendisole (per giunta bianco) a maggior ragione se dovete starci una giornata qua dentro, dove comunque c’è l’aria condizionata, e siete pure abbastanza ridicole.

Non è che se siete uomini e non sapete dove mettere le chiavi (il portafogli e quant’altro) siete autorizzati ad utilizzare il borsello/marsupio… per quello non siete autorizzati MAI.

Non è che se pensate di non curarvi i piedi anche quando avete le scarpe chiuse d’inverno, poi potete indossare i sandali con quegli odiosi canyon sui talloni perché ci fate venire il vomito.

Non è che, voi uomini, potete comprare le canottiere o le camicie a maniche corte: vi assicuro che quei 5 cm scoperti non vi daranno refrigerio mentre potrebbe darlo a noi non vederli.

Non è che se avete tatuaggi (magari pure brutti) dovete scoprirli per forza per farceli vedere.

Non è che se fa caldo siete autorizzati a chiazzare i vestiti, esistono efficaci soluzioni: utilizzatele!

Non è che i pantaloncini magari di jeans, giro quella, stanno bene a tutte… anzi, quasi a nessuna per questo evitate.

Non è che se non ce la fate a tagliarvi i capelli e li dovete tenere legati, potete usare il mollettone, forse (e non è detto) solo se siete di etnia rom.

download (1)

Non è che…ecco.

Tutto va come deve andare! 

Quest’anno ho saputo il 17 marzo che le mie vacanze estive non avrebbero contemplato un viaggio all’estero. 

Ho avuto conferma di questo a fine maggio quando, visto come andavano bene le cose, avevo contemplato la possibilità di allontanarmi.

Ho realizzato a metà giugno che sarei rimasta a Roma, a ferragosto per un eccesso di bontà nei confronti della cana e di mio fratello. 

Ma mai, mai in nessuna delle mie ipotesi c’era il 15 d’agosto a Roma, a casa, da sola con Margie e con il temporale. 

Veramente la vita è imprevedibile, quando pensi di sapere qualcosa quel qualcosa ti sfugge.

Quando pensi che tutto va come deve andare quel tutto se ne va da solo.

É la vita.

É tutto a posto.

É così. 

E facciamole andare dove e come voglio andare le cose mentre io mi organizzo e vado al mare ancora per un po’. 

E il viaggio all’estero può aspettare e la cana mi vorrà sempre più bene e il temporale é passato e tutto andrà come deve andare tanto inutile opporsi… Ci sono cose più importanti che prendersela per un ferragosto, a casa, da sola con Margie ed il temporale. 

Ora non me ne vengono ma ci sono, ci devono pur essere, ci saranno e… va bene così, d’altronde…

É la vita

É tutto a posto

É così. 

Ma che caldo fa?! 

Eh si, ragazzi, lo so: é estate e fa caldo! E meno male!!!!

Lo so, potrebbe fare un po’ meno caldo ma fa caldissimo.

E d’altronde è estate! 

Vi sembra banale quello che sto dicendo? Certo, perché lo é.

E questa é l’estate della banalità.

Tutti, almeno una volta al giorno, ci lamentiamo del caldo: di quanto non se ne può più; di quanto non si respiri; di come senza l’aria condizionata non si possa stare; di come nessuno ricordi da decenni un’estate così calda.

Lo so, lo so, è dura ma vi dico un segreto: d’estate deve fare caldo. 

Così, caldo. 

Un caldo torrido ed africano. 

Lo so, sarebbe meglio un po’ meno. 

Ma non si può, quest’estate è andata così. E ce la dobbiamo tenere. Perché poi non sia mai che ci aspetti l’inverno più freddo degli ultimi 300 anni e chi vi vuole sentire con il “Madonna, che freddo!”. 

Io no.

Quindi, facciamo così: immagazzinate caldo che non si sa mai la fredda stagione cosa ci riserverà. 

Tanto lo so, tra qualche mese ci toccherà sentire “fa freddo, quanto fa freddo, si va bene il freddo ma non così tanto freddo” e si ricomincia perché poi dice che non esistono più le stagioni… ma siamo sicuri?! 

Presente!

Ieri mi hanno detto “E mi hai abbandonata, non so più che devo comprare per quest’estate!” e lo so, amiche, scusate ma qua avete presente il coniglio di Alice nel paese delle meraviglie?! Quello che scappa scappa e dice solo “è tardi, è tardi!”… ecco, fate conto che sono io in questo periodo.

Ma vi posso mai lasciare senza fare uno, dieci, cento, mille acquisti oculati e prima dei saldi?!

Mai sia… procediamo:

  • Lungo: ecco, la parola d’ordine questa deve essere: LUNGO per gonne e vestiti! Morbidi e lunghi, lunghissimi i vestiti; morbide e lunghe, lunghissime le gonne. Roba che, personalmente, le dovrei comprare da 0/12 per evitare l’orlo…ma ho già adempiuto al mio dovere. Non si può scappare e non fatelo perché, devo dire che sono bellissimi. Fiorati, a righe, a tinta unita, come vi pare ma prendetene almeno uno… poi sarà una droga e ne vorrete ancora e ancora. Non c’è bisogno di spendere un patrimonio perché Zara e H&M ne sono pieni, partite da lì poi se vi piacciono potete arrivare a spenderci qualcosa di più. E la domanda è: con cosa li indosso? E veniamo al punto 2…
  • Sandali flat. In tutte le declinazioni. Bellissimi e comodi. Già ve l’ho detto, ma lo ripeto: evitatemi i tacchi sotto le gonne lunghe che non li sopporto. Fanno subito “coatta di periferia”. Ammesse, ma con moderazione, le zeppe… solo sotto alcuni tipi di vestiti lunghi. Scrivete e mandate foto a vadobenecosi@gmail.com e vi sarà detto se sono i “tipi” che intendo. Deliziosi e da acquistare (anche perché costano poco!) i sandaletti “minorca” e le espadrillas in tutte le loro declinazioni.

So-Size-LOJA-891822_350_A

  • Fiori. Mi pare che già ve lo avevo detto ma ribadisco, quest’anno non si può prescindere dai fiori: delicati, più importanti, a mazzi, a petali: devono essere fiori. Su una maglietta, su un vestito, su un pantalone. Dove vi pare purchè siano fiori. A proposito di magliette, state molto attente che quest’anno è di moda l’ombelico… ora, se avete meno di 18 anni ok ma sopra i 18 io lo eviterei. Quindi, occhio alla lunghezza delle T-shirt. Per esempio da Zara non si prescinde dal corto, quindi provatele prima di fare l’acquisto.
  • Pantaloni. E qui un po’ complicato perché tendenzialmente vanno: a vita alta oppure a “zompa fosso”; extraslim o extralarge, non esistono le mezze misure o troppo larghi o troppo stretti; un po’ sotto al ginocchio volendo, che se non avete la fisicità di Gisele meglio soprassedere perché purtroppo la mezza misura esiste solo sulla lunghezza che, decisamente, penalizza.
  • Jumpsuit: ne parlo da un anno circa: la tuta va e lasciamola andare. A parte la salopette di jeans, di cui vi ho detto e che non potete non avere; ce ne sono un’infinità. Tante e bellissime. Personalmente adoro quelle di Patrizia Pepe che si è superata sull’argomento. Le tute hanno un solo, grosso, grossissimo difetto, sono un incubo quando ti scappa la pipì. Amen.

Torno per i saldi, eh… stay tuned!

Libro nr. 3

Volete sapere perché ci ho messo così tanto a recensirvi il terzo libro?! Semplice, perché non avevo tempo di andare a comprare il quarto e ho traccheggiato all’inverosimile, roba che verso la fine ho letto 5 pagine a sera?! S’è mai visto?! No!

Sono pazza?! Può darsi!

Comunque, ora ho l’Autunno sul comodino e, di conseguenza, ho finito, l’estate del Commissario Ricciardi. Ad oggi, Vi dico, il mio preferito!

Ma quanto mi piace?! Quanto?! Di più e sono contenta di aver trasmesso questo mio entusiasmo a molte persone che conosco che, su mio consiglio, si sono appassionate al Commissario, senza cappello, Ricciardi.

E’ estate, quindi, a Napoli fa caldissimo e Maione combatte con la sua pancia che non si tiene più nella giacca estiva e lo costringe ad indossare la giacca invernale della divisa e a sottoporsi allo stress di un’inutile dieta.

Muore una discutibile contessa, diventata tale per un matrimonio con un nobile allettato, il di cui (?!) figlio la odia. Amante, non nascosta, di un padre di famiglia giornalista e in vista nella città, e non solo di lui. Diciamo un personaggio discutibile. Non troppi i sospettati ma tutti con un movente più che valido tipo la gelosia dell’amante o la rabbia del figlio del conte.

Anche in questo libro, però, scoprire il colpevole è un pretesto.

Ad un certo punto ti scordi quasi della contessa, quasi fino alla fine perché quando tutto sembra ormai risolto la caparbietà di Ricciardi capovolge le carte in tavola e scopri un insospettabile!

Comunque, al centro della scena ci sono: Ricciardi conteso tra due donne (faccetta urlo di Munch!); Maione che, ho già detto, combatte con la sua gelosia e la sua pancia; la prima ingombrante presenza dei fascisti che finalmente fanno capolino, perché sempre in ventennio siamo, ma pare non accorgersene nessuno; c’è un amore clandestino ed omosessuale… insomma tanta carne al fuoco… d’altronde, si sa, d’estate l’amore trionfa!

E poi c’è Enrica, che alla veneranda età di 24 anni non si è ancora sposata!!! La vogliamo sistemare?! E dai, su! E con chi?! Ma con un benestante figlio di papà, tal Sebastiano! Vero, commissario, la chiudiamo così con lei?!

To be continued…

I’m so sorry

Mi chiedevo se anche a voi capita di dire “mi dispiace”; a me capita spesso ma magari non agli altri, a me stessa, nella mia testa.

Lo dico di continuo, perché penso a delle cose ed eccolo lì il “mi dispiace”.

Volete sapere quando, perché e di cosa mi dispiaccio? Ve lo dico.

  • Mi dispiace quando vedo un maledetto parcheggiato davanti allo scivolo dei disabili e non posso rigargli la macchina;
  • mi dispiace che non mi ami;
  • mi dispiace che sono tornati di moda gli anni ’80 (spero finisca presto!);
  • mi dispiace non poter passare più tempo con la mia meravigliosa cana;
  • mi dispiace che Gigi D’Alessio abbia successo;
  • mi dispiace che non sia sempre estate;
  • mi dispiace non poterti dimostrare quanto ti amo io;
  • mi dispiace che esistono le Hogan;
  • mi dispiace che questo blog non valga 8 milioni di € come quello della bocconiana;
  • mi dispiace non avere la possibilità di rispondere come vorrei sempre a chi voglio;
  • mi dispiace non poter spendere tutti miei soldi in abbigliamento e accessori;
  • mi dispiace vederti cambiare in poche ore e non capirne il motivo;
  • mi dispiace non essere stata in grado di lanciare l’hashtag #giannininudo e vederlo così in trasmissione;
  • mi dispiace non poter uccidere tutti quelli che maltrattano i cani e i bambini;
  • mi dispiace che c’è la crisi;
  • mi dispiace che ci sono le guerre;
  • mi dispiace che c’è la fame nel mondo;
  • mi dispiace non potermi sfondare di nutella;
  • mi dispiace non poter picchiare delle persone che reputo insopportabili;
  • mi dispiace che alcune persone non si lavano e puzzano;
  • mi dispiace non potermi “pelare” di nuovo…

ma soprattutto…

mi dispiace dover dire MI DISPIACE!