Archivi tag: famiglia

Gli ultimi giorni di quiete

La capacità di Antonio Manzini di uscire dalla sua confort zone di Rocco Schiavone è straordinaria.

È il secondo libro suo che leggo, ma forse che scrive, fuori dalla serie di Rocco e vi devo dire che ne rimango sempre strabiliata.

Che bel libro, belli miei.

Quante emozioni, quanti pianti, quanti nodi in gola in queste pagine.

Antonio Manzini ha una capacità straordinaria di raccontare l’amore genitoriale, quell’amore che ti fa uscire di senno, che ti toglie la vita se non può essere più ricambiato, quell’amore che ti riempie, che ti fa fare cose insensate, che ti riscalda, che dà senso alla vita.

L’avevo già detto con l’altro libro (Orfani Bianchi) che era stata una scoperta straordinaria, questo libro è stata una conferma.

Tosto, potente, emotivamente impegnativo.

I protagonisti, Nora e Pasquale, sono legati da un amore profondo e perpetuo per il figlio che, purtroppo, non c’è più. Il libro racconta come questo tipo di tragedia possa avvicinare e dividere, far impazzire e rinsavire; come il dolore possa scavare solchi profondi e ricucirli.

È stato tragico e bellissimo entrare nel dolore dei protagonisti: in quello più composto di Pasquale e in quello straordinario e devastante di Nora.

Vi dico EMOZIONANTE, straordinariamente emozionante. Ho pianto diverse volte e ringraziato Antonio per questo regalo.

Leggetene tutti, vi servirà.

PS: in questa assenza ho letto anche De Giovanni con la sua Mina a settembre che sempre vale la pena.

Pubblicità

La signora del martedì

Ci ho messo un mese a finire questo libro, non perché sia particolarmente complicato ma perché non ho avuto testa.

Sono finite le vacanze, se n’è andata l’abbronzatura e il tempo per leggere di giorno; la sera faccio fatica ma ora rientrerò nei ranghi.

Per tornare al libro, trattasi dell’ultimo di Carlotta che devo dire mi é piaciuto e vi consiglio.

La signora del martedì parla di una signora appunto che tutti i martedì si reca in una casa di appuntamenti dove, ad attenderla c’è un attore porno che, per ragioni di salute e di età, ha dovuto abbandonare la carriera.

Nonostante l’argomento, che potrebbe sembrare particolare e scabroso ma assolutamente non lo è, il libro è molto piacevole, ben scritto.

I protagonisti sono “delicati”, raccontati con una certa dolcezza. Carini, tanto. Mi ci sono affezionata, forse per questo ho anche centellinato il libro.

Non è un giallo, sebbene ci sia un omicidio (anzi due) ma non c’è da scoprire nessun assassino, solo seguire una storia particolare, direi abbastanza originale e ben narrata.

Leggetene tutti, io mi butto su De Giovanni, a usual.

Il metodo del dott. Fonseca

Niente, non sono fortunata questo periodo.

Andrea Vitali che, in genere, non dico mi piaccia ma mi fa passare qualche ora tranquilla, non mi è piaciuto affatto.

Un protagonista inconcludente, di cui non si sa neanche il nome; un capo a cui viene dato un soprannome brutto; un caso tra il surreale e il ridicolo; un’ambientazione indefinita.

Ma partiamo dall’inizio.

C’è un tipo, credo poliziotto, che dopo due anni dietro una scrivania viene mandato a risolvere un caso di omicidio sui monti. Parte da una città che non si sa quale sia, arriva sui monti che non si sa quale siano e cerca di risolvere un omicidio, in realtà non deve fare nulla perché l’omicida pare si sappia chi è.

In realtà può esserci un mistero, ma come le indagini sono pressoché ridicole.

Vi dico un libro buttato lì, scritto male con protagonisti non definiti, ma come si fa?! Ma perché scrivere ‘ste minchiate?! Terribile.

Non leggetene, non ve ne pentirete.

La logica della lampada

E niente, finito anche il secondo… è stato un attimo.

Sono innamorata di Vanina Guarassi anche se fuma troppo per i miei gusti; sono innamorata dell’eleganza del Commissario Patanè, dell’acume di Spanò, della dedizione di Marta; sono innamorata di tutti questi protagonisti.

E subito entri nella storia e diventa tua e cerchi l’inghippo, la soluzione, l’assassino.

Qui c’è una ragazza scomparsa, presumibilmente morta; un giro di sesso, droga e rock and roll; tanti soldi, tanti impicci, tante persone.

Poi c’è Paolo e una new entry.

Me ne manca uno solo e poi ho pure terminato la saga di Vanina ma non mi pare giusto.

Ma che bella scrittura, che velocità, che freschezza. A volte e leggi dei passaggi che pensi: “ma anche non c’era bisogno di raccontarla così” e invece sì, c’era bisogno era proprio necessario, perché immagini la scena come se stessi guardando uno di quei film che a Vanina piacciono tanto, antichi ma moderni.

Insomma, cari tutti, ancora una volta leggetene tutti… io attacco l’ultimo!

Sabbia nera 

È andata così: non sapevo cosa leggere, ho aperto twitter, sono andata sull’account Stile libero di Einaudi, nel quale c’era scritto che finalmente è uscito il nuovo libro di Cristina Cassar Scalia. Nuovo? E il vecchio? Così mi sono documentata e ho scoperto che questa sig.ra Cristina Cassar Scalia ne ha scritti altri due della stessa serie.

E chi sono io per non cominciare una nuova saga in questa estate 2020?!

Ho dunque acquistato il primo libro della serie di Cristina Cassar Scalia: Sabbia nera che racconta le vicende del vicequestore Vanina Guarassi.

Ambientato a Catania, e da qui il titolo perché la sabbia nera è quella che erutta dall’Etna, la nostra eroina è palermitana con un passato anche importante per vicende personali e lavorative legate alla mafia.

Si scopre un cadavere mummificato in una vecchia casa: scatta la ricerca dell’assassino che la porta ad interfacciarsi con vecchietti come minimo ottantenni e tra tutti vi segnalo il Commissario Patanè con la d’icona moglie Angelina.

Il primo libro è sempre fondamentale per conoscere la squadra dei nostri beniamini: Spanò, Marta, Fragapane, La Macchia, Lo faro. E poi ci solo gli amici di Vanina, la famiglia, gli amori.

Sapete la mia ritrosia nei confronti delle scrittrici e delle protagoniste donne: questo libro, e immagino, questa saga sarà la mi eccezione alla regola.

Ho adorato il libro e mi piace assai la protagonista e l’ambientazione e il giallo e i coprotagonisti e il modo di scrivere, di raccontare. L’ho adorato.

Leggetene tutti, io ho già acquistato il secondo anche perché finisce il primo con un tuffo al cuore che lasciate stare!

I valori che contano

Io ho sempre adorato l’Avv.to Malinconico, Vincenzo Malinconico. Devo ammettere che mi ero un po’ disamorata e poi il libro precedente e questo mi hanno fatto tornare l’amore ma quello vero: lo adoro.

De Silva è uno dei pochi che riesce a farti ridere di gusto e poi a commuoverti alle lacrime in poche pagine.

Oggi ero sola al mare con il mio libro e ho sperato che nessuno mi guardasse perché avrebbero pensato fossi pazza tra riso e pianto nel giro di 10 minuti e poi leggendo un libro.

Una volta sono stata ad ascoltare proprio De Silva ad una presentazione e lui diceva proprio questo: soprattutto in treno, gli capita di osservare le espressioni di chi legge un libro (lo faccio sempre anche io!) e se leggi i suoi libri non puoi proprio trattenerti.

L’Avv. Malinconico ha cambiato studio ed il suo collega fa morire dal ridere, è una macchietta sebbene sia un bravissimo avvocato penalista con uno studio super griffato; lui: sempre due figli, sempre una compagna, sempre poco auto celebrativo ma ironicamente meraviglioso.

Simpatico, ironico, profondo questa volta si trova ad affrontare una situazione personale piuttosto complessa.

Segue anche un caso, suo malgrado, legato ad una ragazza che, sfuggendo da una retata, gli si infila in casa. La ragazza è incidentalmente anche la figlia del sindaco e da qui potete immaginare.

Divertente, commovente, ben scritto.

Mi é piaciuto tantissimo. Lo trovo super adatto anche a chi non è abituato a leggere perché scorre veloce, è piacevole.

Ora sto in crisi: devo cercare altro voi, intanto, leggetene tutti.

Una lettera per Sara

Eccolo qui: mi sono appassionata.

Vi ricordate la mia iniziale reticenza per le storie di Sara di De Giovanni? Me ne sono variamente lamentata poi, già dal libro scorso, ho cominciato ad appassionarmi e ora, appena finito l’ultimo, non vedo l’ora di leggerne un altro.

Mi è piaciuto molto Una lettera per Sara, moltissimo. Sarà che uscivo da una lettura faticosa e ritrovare un vecchio amico come De Giovanni é sempre un piacere.

Si cerca di risolvere un cold case con la brigata di sempre: Viola, Pardo e, immancabilmente, Sara. Ormai sono diventati una famiglia, scombinati ma pur sempre una famiglia e, quelle scombinate, penso siano le famiglie migliori.

Il cold case è triste, poetico. Già che sia legato ad una vecchia libreria fa tenerezza.

C’è molto in questo libro: c’è l’amore in ogni sfumatura filiale, passionale, materno; c’è l’intrigo con gli onesti costretti a diventare disonesti; c’è la malattia che porta via tutti; c’è un velo di speranza; e, alla fine, c’è la suspence, che ti fa chiudere il libro con la bocca aperta e con la necessità di aspettare il prossimo contanti minuti secondi.

Fa così De Giovanni: ti fa affezionare ai personaggi, te li presenta piano piano e poi ne tira fuori altro e hanno tutti un passato da scoprire, da apprezzare. Sono appassionati e appassionanti i personaggi di De Giovanni, pieni di amore e di amori. E poi ci sono legami nascosti, le possibilità di incontro che fanno capolino. Insomma, c’è tanto ed é per questo che… dovreste leggerne tutti.

Una donna normale

Sapete qual é la cosa che mi piace di più del mio nuovo incarico a lavoro, a parte il non dover frequentare più i Tribunali?!

È il fatto che viaggiando molto ho la possibilità di leggere di giorno e questo per me é un privilegio. In aereo che fai? Leggo! Vi sembrerò stupida ma io ne sono felice.

Detto questo, mi sono letta d’un fiato Una donna normale di Roberto Costantini che ha iniziato questo nuovo progetto seriale il che mi rende particolarmente contenta.

La donna normale é Aba, ossia la dott.ssa Abate, noiosa impiegata ministeriale per tutti; per altri (pochi) é invece una spia di nome Ice, che lotta contro il terrorismo.

Come al solito Costantini costruisce impalcature grandiose dove, oltre all’intrigo, c’è una storia personale sottesa, un punto di non ritorno, un momento 0 che ha trasformato i protagonisti. In questo caso se ne conosce la data ma non ancora l’evento.

Aba è una donna, mamma, moglie (un po’ come la Meloni) che si barcamena tra la sua vita normale e la avventurosa e pericolosa vita da spia, di nome Ice. E così mentre Aba organizza per pranzi e cene, gestisce due adolescenti, spinge il marito a realizzare il suo sogno; Aba, prende Falcon del Governo, fa su e giù con la Libia, si divide tra spie e funzionari di Governo.

Ben costruito, ben scritto, si legge che é un piacere e quando finisce pensi: e ora?! A quando il prossimo?!

Mentre io aspetto voi leggetene tutti.

Jo jo rabbit

La settimana prossima, dopo che avrete finito di stare attaccati davanti alla tv a vedere Sanremo, fatevi questo regalo: andate a vedere Jo Jo Rabbit.

Un film straordinario, bello bellissimo.

Ridi, piangi, ridi.

Ti emozioni.

Forse un po’ lento all’inizio ma quando ti affezioni a lui, dopo 10 minuti, ti esplode nel cuore e ridi piangi ridi piangi, ti emozioni.

Non te lo aspetti eh, parte un po’ così con questo bimbo simpatico ed imbranato con una mamma bellissima, nella Germania che sta aspettando la liberazione.

Lui, piccolo hitleriano di ferro, non molla. È convinto.

Poi c’è la mamma che tanto convinta non è e che ha perso un marito ed una figlia. Bella, colorata, serena (apparentemente!) nonostante tutto.

E poi c’è… che DOVETE andare al cinema.

Un piccolo gioiello così è imperdibile.

Bello, emozionate, assurdamente travolgente.

Le lacrime che ho versato non si contano ma non per quello che pensate voi… sono lacrime di sincera emozione, che vengono dal profondo, lacrime di liberazione.

Non perdetelo, ve ne pentireste.

Guardatene tutti.

Cambiare l’acqua ai fiori

E ieri sera, 25 dicembre, ho finito di leggere il libro più bello di quest’anno.

Vi rendete conto?! Per il rotto della cuffia.

Una si fida di un consiglio, si mette lì a metà dicembre e, leggendo leggendo, si rende conto di avere in mano il libro più bello che ha letto quest’anno e non sono proprio pochi.

Cambiare l’acqua ai fiori è un libro bellissimo.

Bellissimo.

Vorrei che tutti lo leggeste perché vi mette in pace con il mondo.

È un libro talmente ben scritto, carico di colpi di scena, di spunti emozionali, che non ti lascia mai. Stai lì che lo divori e, al tempo stesso, non vuoi che finisca mai.

È un gran bel libro.

Lo scetticismo iniziale è d’obbligo: Violette, la protagonista, fa la custode di un cimitero in un paesino della Francia. La assistono cani e gatte e poi i necrofori, il proprietario delle pompe funebri e il parroco del paese. Ora so che, detta così, penserete: “questa è matta, che consiglio ci dà?!” E invece no… cioè io un po’ matta mi ci sento ma non quando consiglio libri!

Violette ti conquista a pagina 1, è una protagonista pulita, delicata, sorprendente, una donna che vorresti come amica.

Non c’è banalità, nulla è scontato, l’autrice ha costruito il libro in maniera direi perfetta. La storia è quella della protagonista ma anche quella dei suoi “ospiti”. La tristezza della morte sfuma, ti accompagna ma con discrezione.

La storia è mille storie; i generi si mescolano e così abbiamo un romanzo d’amore, un giallo, una storia con mille storie dentro.

È un libro bello, appassionante.

È il miglior libro che ho letto quest’anno.

Leggetene tutti, cortesemente.