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L’amore

Sono mesi e mesi che non scrivo su questo blog se non per recensire libri e da un po’ neanche più quello, non so perché. Forse mi si è esaurita la vena creativa. Vedremo. Comunque sentivo l’esigenza di raccontarvi il seguente episodio.

Ieri, per mia fortuna, sono andata da Tiffany, a Via del Babbuino a Roma.

Non so se ci siete mai andati ma io penso che sia uno dei posti più belli del mondo: rilassante, fondamentalmente bellissimo.

Comunque entri, ti fanno accomodare e aspetti le assistenti. Al piano terra ci sono i solitari e l’argento, ti accolgono e poi ti indirizzano in base alle esigenze. Stavamo lì, in attesa che preparassero il nostro pacchetto, ed è entrato un signore, di mezza età, solo.

Il buon padre di famiglia mi verrebbe da dire, uno di quei signori che quando lo vedi vorresti affidargli le chiavi di casa tua. Quello che vorresti come nonno. Dolce, dolcissimo.

Aspetta, arriva il suo turno e spiega alla signora che voleva fare un regalo a sua moglie. E la sig.ra subito dice “così, dopo Natale? C’è una ricorrenza?” E lui: “no, volevo farle una sorpresa!”.

Si mette lì e comincia a guardare tutti i solitari, lui e il suo borsello: guarda, chiede, si informa del taglio della pietra, si fa spiegare, alla fine ne sceglie uno.

Non l’ho visto, era di spalle, non mi sembrava il caso di chiedere di poterlo vedere, non mi sembrava rispettoso ma so che era bellissimo. Stava proprio tra gli anelli di fidanzamento e sfido a trovarne uno brutto da Tiffany.

E poi, mentre la sig.ra gli preparava il pacchetto, lui ha detto: “Sa, abbiamo 5 nipoti, è tanto che stiamo insieme ma con questa famiglia ci siamo un po’ dimenticati di noi e così le volevo fare una sorpresa”.

Ecco, dall’Amore è tutto.

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La logica della lampada

E niente, finito anche il secondo… è stato un attimo.

Sono innamorata di Vanina Guarassi anche se fuma troppo per i miei gusti; sono innamorata dell’eleganza del Commissario Patanè, dell’acume di Spanò, della dedizione di Marta; sono innamorata di tutti questi protagonisti.

E subito entri nella storia e diventa tua e cerchi l’inghippo, la soluzione, l’assassino.

Qui c’è una ragazza scomparsa, presumibilmente morta; un giro di sesso, droga e rock and roll; tanti soldi, tanti impicci, tante persone.

Poi c’è Paolo e una new entry.

Me ne manca uno solo e poi ho pure terminato la saga di Vanina ma non mi pare giusto.

Ma che bella scrittura, che velocità, che freschezza. A volte e leggi dei passaggi che pensi: “ma anche non c’era bisogno di raccontarla così” e invece sì, c’era bisogno era proprio necessario, perché immagini la scena come se stessi guardando uno di quei film che a Vanina piacciono tanto, antichi ma moderni.

Insomma, cari tutti, ancora una volta leggetene tutti… io attacco l’ultimo!

Io sono il castigo

Beh, capita che se vado al mare da sola leggo, leggo, leggo, leggo e finisco un libro.

Capita.

Poi se il libro è una lettura veloce, piacevole, diretta, ben scritta è più facile.

Ho letto Io sono il castigo di Massimo De Cataldo, con il suo primo protagonista seriale: il contino, Manrico Spinori.

Manrico é di famiglia nobile, un “contino” appunto, sebbene ormai la sua nobiltà sia decaduta grazie ad una mamma affetta da ludopatia; Procuratore della Repubblica di Roma e melomane incallito. Un cinquantenne con un’ex moglie ed un figlio, tornato a vivere nel palazzetto con la mamma ed il domestico, Camillo.

Si trova a dover risolvere, con una nuova collega a causa della perdita dello storico compagno, l’omicidio di un noto cantante di un’epoca passata.

Il suo gioco è quello di rapportare ogni omicidio ad un’opera lirica, identificandoli: scoprite l’opera e scoprirete l’assassino.

Molto divertente, ben costruiti i personaggi e così la storia.

De Cataldo proprio non delude, leggetene tutti.

E io ora?!

Le perfezioni provvisorie

Con l’inizio della Fase 2, ho finito la serie di Carofiglio sull’Avv.to Guerrieri e già mi manca.

Ma tipo che l’ho finito 10 minuti fa eh. E, dal momento che so che stasera mi mancherà ancora di più, ho già preso L’arte del dubbio che sono quasi certa di aver letto ma “nel dubbio” (strabiliante gioco di parole!) l’ho ripreso.

Allora, ve lo dico, Le perfezioni provvisorie è stato il mio preferito della serie.

Mi è piaciuto tutto: l’età e la maturità di Guido; la storia, l’intreccio ed il modo di raccontarlo; l’amicizia dell’Avv.to con la proprietaria (a noi già nota) del Chelsea. Insomma mi è piaciuto tantissimo.

Rispetto agli altri ci sono meno digressioni personali e meno divagazioni sul diritto che sono sempre gradite ma un po’ rallentano il filo delle storie. Qui no, qui la storia fila liscia: è appassionante, ben costruita, giustamente misteriosa. Ci sono delle ragazze più giovani dell’Avv.to perchè sebbene si tratti (e venga trattato) da Matusalemmeè ancora giovane anche lui; c’è una scomparsa, un mistero da risolvere; ci sono diversi sentimenti in gioco da seguire. Ripeto: per me il più bello della serie. Sarà anche ormai l’affezione al personaggio eh, non lo nego. Mi è diventato affascinante Guerrieri.

Mi devo fermare, sennò vi dico troppo. Secondo me non è un caso che l’abbia finito con la Fase 1 che rimarrà un momento strano della mia vita (come di quella di tutti) ma nel quale io potrò dire di aver trovato un “amico” letterario in più.

Leggetene tutti.

 

La dea fortuna

La dea fortuna è un film brutto.

Potrei chiudere qui la recensione ma mi piace insistere.

La dea fortuna, l’ultimo di Ozpetek, é un film inutile, mal recitato, senza emozioni, senza immagini da ricordare, lungo, lento.

Caro Ferzan, basta! Basta con queste famiglie allargate, con questi condomini allargati oppure li vuoi ancora raccontare: fallo bene, non in maniera superficiale senza legare i personaggi, senza creare storie. Buttando lì il solito stereotipo senza costruirci nulla intorno. Non è che automaticamente siamo tutti amici solo perché omosessuali o mentalmente di larghe vedute, non credo funzioni così; oppure: funziona così? Bene, raccontalo meglio, non darlo per scontato.

Ha preso una mamma malata (e pure qui: BASTA!), due ragazzini, una nonna stronza, due amici gay e puff doveva venire fuori una storia.

Non credo che basti, non c’è storia, non c’è collante: non c’è niente!

Pure gli attori demotivati, l’unico degno Edoardo Leo ma perché interpretava se stesso. Per il resto: Accorsi, una brutta copia di se stesso; Filippo Nigro, che fa tontolo, ma non si capisce perché eppure dietro c’è una storia; la mia preferita, Serra Yilmaz, non pervenuta.

Tanta gente, tante storie solo abbozzate.

Manco Roma c’è.

Vogliamo parlare della Alberti che fa la strega cattiva?! Imbarazzante!

È brutto, un film brutto.

Salvo solo:

  • il fisico di Leo, che però potete guardare su Instagram;
  • il viso della bimba, che vedrete ancora;
  • la scena del ballo, che dai trailer ti spinge a vedere il film, curata da Luca Tommassini, e che dura due minuti e mezzo, che su 2 ore e passa di film è niente;
  • la canzone finale di Diodato, che ascoltate da mesi in radio.

tutto il resto è noia.

La prima cosa bella di domenica 22 dicembre 2019

Ve lo dico: sto rubando l’idea (e la rubrica!) a Gabriele Romagnoli, uno dei miei giornalisti preferiti, che tanto la domenica non la scrive… vi aggiorno se ne parlerà domani.

La prima cosa bella di oggi è la serata di ieri quando all’Auditorium (uno dei miei posti preferiti a Roma) ho ascoltato, proprio con Gabriele Romagnoli seduto due file dietro di me, l’orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che ha suonato Beethoven, diretta da Ezio Bosso (una delle mie persone preferite).

La potrei chiudere qua perché già mi pare abbastanza bello così.

Vi dico però che vedere Ezio Bosso, il suo entusiasmo, la sua bravura nel dirigere, la sua gioia nel farlo è un regalo tutte le volte che succede.

Ezio Bosso è gioia di vivere, è passione, è felicità, è emozione.

Per carità, io sono una profana, ma la sua bravura mi è parsa straordinaria.

Il colpo d’occhio della sala piena; gli applausi; le varie standing ovation sono state uno spettacolo speciale, un regalo di Natale anticipato.

Lui è indescrivibile, la musica oltre la bellezza, la gente in piedi commovente.

Bravo Ezio e grazie sempre di ricordarci come si dovrebbe vivere: con il tuo entusiasmo, la tua felicità nell’ascoltare la musica dirigendo un’orchestra.

Grazie.

Satyricon

Beccare due spettacoli buoni nell’arco di meno di una settimana non è cosa facile.

O forse sì se ti fai guidare dal teatro e dall’autore.

Nella fattispecie, il teatro è l’Argentina che, per chi è di Roma, di per se è già una garanzia mentre l’autore è Francesco Piccolo che proprio non è l’ultimo.

Così ho visto, e ne sono rimasta entusiasta, Satyricon.

Uno spettacolo molto particolare ma fatto benissimo: divertente, “urgente” e “necessario” mi verrebbe da dirvi.

La celebrazione dei luoghi comuni, conditi da buon cibo.

Musica, scenografia, testi perfetti.

Attori superlativi: bravi, coraggiosi, belli, simpatici, entusiasti.

All’inizio ti lascia perplesso e nei primi 5 minuti pensi “oddio” poi cominci a: ridere, pensare, distrarti; e sei sul palco e balli e ti siedi su una tazza dorata; ti spogli nudo in mezzo alla gente; e partecipi ad una festa anche se sai che hai rinunciato ad un’altra più interessante.

Uno spettacolo innovativo, esilarante, particolarmente vero.

Uno spettacolo che caldamente vi consiglio.

Buon teatro a tutti.

Cercami

Allora, ve lo dico subito: bisogna arrivare a pagina 209 (almeno del Kobo) per ritrovare l’autore di Chiamami con il tuo nome perché fino a quella pagina ho pensato di essermi sbagliata.

Non riconoscevo i protagonisti, il modo di scrivere, il modo di raccontare una storia d’amore. Per 200 lunghe pagine ho pensato di leggere un libro harmony. E ci vuole coraggio a non mollare 200 pagine eh, perché l’istinto mi avrebbe portato a fare quello.

Poi finalmente arriva Elio, che nomina Oliver, e tutto ritorna!

Cercami, il seguito di Chiamami con il tuo nome, inizia dunque a pagina 209 (almeno del Kobo).

E’ apparso Elio ed è tornato il piacere di ritrovare questa storia, che ti accompagna anche quando non tieni il libro in mano.

E’ una bella storia d’amore ma soprattutto è un bel protagonista, poi ora che ha il viso di Timothée Chalamet mi sembra ancora tutto più bello.

Perché la prima parte non mi è piaciuta? Perché l’ho trovata assurda e banale. Ma più che altro inutile, un po’ messa lì a riempire pagine. Se il protagonista è Elio perché dovrebbe interessarmi di sapere di qualcun altro e badate bene che sto facendo una fatica a non spoilerare che non potete neanche immaginare.

Con Elio è tutto più poetico, meno banale, più possibile anche se poi pure qui possibile possibile non sembra ma almeno è bello sperarlo.

E Oliver?! Considerate che già vi ho detto troppo, ve lo leggete se volete sapere.

Vi dico quattro cose però:

1) Chiamami con il tuo nome altra storia;

2) lo scrittore sa raccontare meglio amori omosessuali che etero, come se poi ci fosse una differenza;

3) non ci sarà mai un terzo libro della serie… almeno non per me;

4) è sempre bello leggere storie d’amore per una romantica come me!

In ogni caso, leggetene con moderazione direi che il primo amore non si scorda mai.

PS: ma quanto è bello avere il lusso di leggere di giorno, quando non ti si chiudono gli occhi per la stanchezza… niente volevo dirvi anche questo perché il libro mi ha accompagnato per parte di un volo di andata e per tutto il volo di ritorno da un viaggio e la trovo una cosa bellissima, che ti regalano solo le lunghe giornata in spiaggia e che ho adorato riassaporare.

PS2: auspico che Guadagnino non si faccia afferrare dalla solita “guadagninite” ed eviti di rovinarmi anche questo libro con un film inutile.

Il concerto di Daniele

Oddio Amica, ho fatto ‘sta cosa grandissima: ho visto il mio primo concerto di Daniele Silvestri senza di te.

Che botta.

Bello bellissimo,  c’eri.

Ci sei sempre. C’eri ancora di più.

Tanto che mi veniva di girarmi per chiederti: “ti sta piacendo?!”.

Ma domanda retorica: ci è piaciuto, ci piace e ci piacerà sempre.

Ma quante nmila volte lo abbiamo visto?! Quante?! “In tutti i luoghi in tutti i laghi” mi verrebbe da dire!

Lo sai la cosa che mi ha impressionato di più?!

È stato pensare all’ultima volta: era quella della laringite di Daniele, quando ci ha rimandato a casa e poi fatte tornare dopo 3 settimane, quando eravamo tutte e due con la maglietta e ci siamo fatte il selfie sotto il palco.

È stata dura, amica mia, stasera.

Sono stata piuttosto brava ma è stata dura.

È dura ogni volta che il fatto che non mi puoi essere fisicamente accanto mi arriva come un pugno in faccia, così alla sprovvista e mi mette ko.

Come l’altra settimana quando sono venuta a trovarti nel posto dove stai ora. Sempre lo stesso effetto mi fa, mi sembra roba da pazzi.

Tornando a Daniele ha fatto il solito concerto strepitoso, ci ha messo quasi tutte quelle che ci piacciono e, colpo di scena, non ha chiuso con Cohiba (che pure ha fatto!) ma con una nuova.

Molto bella.

E, presentando la canzone, ha detto che poiché il valore delle cose lo apprezzi quando le perdi, a mano a mano faceva smettere di suonare i musicisti rimanendo solo lui con la chitarra.

Bello, bellissimo.

E ha anche aggiunto che “dall’alto c’è sempre qualcuno che ci guarda“: ho pensato che ce l’avesse con te anche se io il tuo valore lo conoscevo anche quando c’eri, non c’era proprio bisogno che te ne andassi.

E ricorda, amica, per citare lui, Niccolò (il tuo preferito) e Max: “L’amore non esiste ma esistiamo io e te” questo é un fatto. Sempre e per sempre é un fatto.

La lettrice scomparsa

La lettrice scomparsa , che è il libro che ho appena finito di Fabio Stassi, viene prima di Ogni coincidenza ha un’anima.

L’ho scoperto dopo.

In questo Vince Corso decide di intraprendere la carriera di biblioterapeuta che, effettivamente nell’altro libro è già, diciamo, ”affermata”.

Stassi sa proprio scrivere, mi piace molto.

Ci sono dei punti un po’ faticosi, dei tratti di libro in cui il protagonista si parla un po’ addosso, un po’ di pedanteria, non so come dire. Il protagonista è un super colto o almeno uno che ha letto un sacco di libri e che decide di curare la gente con questi. Ok, solo che poi non è che ci devi per forza per pagine e pagine stare a raccontare trame di altri romanzi, che li conosci lo sappiamo: hai deciso di diventare biblioterapeuta!

Ecco, questo è.

Sono riuscita a spiegarvi il fastidio a tratti che può suscitare il libro?!

Tolto questo però è originale, anche divertente nel senso che alla base della ricerca di una lettrice scomparsa le varie “pazienti” che frequentano lo studio di Vince sono divertente, interessanti e rendono il libro variegato.

Al solito non vi spoilero nulla della trama perché vale la pena di leggerlo per come è scritto, per l’originalità della trama etc etc.

Leggetene tutti, saluti.