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La salita dei saponari

Andato, finito pure questo.

Mannaggia la miseria, finito pure con l’acquolina in bocca, con la suspance, con un filetto di ansia che ti massacra, mannaggia la miseria.

Caso internazionale fu:  un mix tra Cuba, Stati Uniti e Catania.

Storia politica, storia di corna, storia di famiglia.

Spanò è distratto; Marta e il compagno in vena di svelarsi; Adriano e Luca stanno impicciati; Giuli ha una lieta novella; Paolo in partenza; Patanè sempre risolutivo; Vanina un caos che ne basta la metà tra uomini e caso.

Tutto facilmente complicato. Adoro che i colpevoli non sono mai scontati anche se per come si evolve il caso potrebbero sembrarlo.

Del caso non voglio parlarvi ma sappiate che i morti sono due; delle vicende personali non voglio parlarvi ma sappiate che niente è come sembra, impicci ce ne sono diversificati; Palermo è protagonista più che nei casi precedenti così come il passato di Vaniva che torna in ultima pagina lasciandoti con un nodo in gola che se ora la sig.ra Cristina non si sbriga a scriverne un altro finisce a schifio.

Leggetene tutti e io ora?!

La logica della lampada

E niente, finito anche il secondo… è stato un attimo.

Sono innamorata di Vanina Guarassi anche se fuma troppo per i miei gusti; sono innamorata dell’eleganza del Commissario Patanè, dell’acume di Spanò, della dedizione di Marta; sono innamorata di tutti questi protagonisti.

E subito entri nella storia e diventa tua e cerchi l’inghippo, la soluzione, l’assassino.

Qui c’è una ragazza scomparsa, presumibilmente morta; un giro di sesso, droga e rock and roll; tanti soldi, tanti impicci, tante persone.

Poi c’è Paolo e una new entry.

Me ne manca uno solo e poi ho pure terminato la saga di Vanina ma non mi pare giusto.

Ma che bella scrittura, che velocità, che freschezza. A volte e leggi dei passaggi che pensi: “ma anche non c’era bisogno di raccontarla così” e invece sì, c’era bisogno era proprio necessario, perché immagini la scena come se stessi guardando uno di quei film che a Vanina piacciono tanto, antichi ma moderni.

Insomma, cari tutti, ancora una volta leggetene tutti… io attacco l’ultimo!

Sabbia nera 

È andata così: non sapevo cosa leggere, ho aperto twitter, sono andata sull’account Stile libero di Einaudi, nel quale c’era scritto che finalmente è uscito il nuovo libro di Cristina Cassar Scalia. Nuovo? E il vecchio? Così mi sono documentata e ho scoperto che questa sig.ra Cristina Cassar Scalia ne ha scritti altri due della stessa serie.

E chi sono io per non cominciare una nuova saga in questa estate 2020?!

Ho dunque acquistato il primo libro della serie di Cristina Cassar Scalia: Sabbia nera che racconta le vicende del vicequestore Vanina Guarassi.

Ambientato a Catania, e da qui il titolo perché la sabbia nera è quella che erutta dall’Etna, la nostra eroina è palermitana con un passato anche importante per vicende personali e lavorative legate alla mafia.

Si scopre un cadavere mummificato in una vecchia casa: scatta la ricerca dell’assassino che la porta ad interfacciarsi con vecchietti come minimo ottantenni e tra tutti vi segnalo il Commissario Patanè con la d’icona moglie Angelina.

Il primo libro è sempre fondamentale per conoscere la squadra dei nostri beniamini: Spanò, Marta, Fragapane, La Macchia, Lo faro. E poi ci solo gli amici di Vanina, la famiglia, gli amori.

Sapete la mia ritrosia nei confronti delle scrittrici e delle protagoniste donne: questo libro, e immagino, questa saga sarà la mi eccezione alla regola.

Ho adorato il libro e mi piace assai la protagonista e l’ambientazione e il giallo e i coprotagonisti e il modo di scrivere, di raccontare. L’ho adorato.

Leggetene tutti, io ho già acquistato il secondo anche perché finisce il primo con un tuffo al cuore che lasciate stare!

Vento in scatola

Ho appena finito il libro di Malvaldi e Gammouri che si intitola Vento in scatola.

Mi chiedo sempre come si faccia a scrivere una cosa a quattro mani quando per me é gia difficile farlo con due, ma in questo libro Marco e Glay ci sono riusciti piuttosto bene.

Malvaldi ha conosciuto Gammouri in un corso di scrittura che ha tenuto presso il carcere di Pisa dove Gammouri, un ex militare tunisino,  sta scontando una pena per essersi macchiato di un non meglio specificato delitto.

Sicuramente Gammouri ha aiutato Malvaldi nella stesura del libro ad entrare in carcere e raccontarne la vita di tutti i giorni: il senso di oppressione, la mancanza di libertà, di sbocchi, la necessità di inventarsi un’alternativa per non impazzire, la voglia di uscire, la fatica di fidarsi degli altri,  di trovare compagni, amici.

Nel libro tutto questo è descritto perfettamente: perfettamente è descritta una vita fatta di giorni tutti uguali, scanditi dall’ora d’aria e da qualche altro, ben poco significativo, avvenimento.

Il protagonista è Salim, un tunisino, che si trova in carcere per “sfiga” mi verrebbe da dirvi. Non posso dire molto della trama perché intanto non parliamo di intrecci avvincenti e poi la forza del libro è l’ambiente, è lo stato d’animo dei protagonisti, sono i rapporti interpersonali che si creano tra i detenuti e tra i detenuti ed i secondini, è questo senso di ansia che ti viene pensando che sono costretti lì dentro. E ok, se la sono cercata, ma non si parla quasi mai dei crimini commessi, non si giudica, si prende atto di una situazione nel libro e quella si descrive. Si racconta, a chi sta fuori, che vuol dire stare dentro. O almeno personalmente è questo che ho colto ed è questo che mi rimarrà.

Di base poi c’è pure un intreccio, un giallo da risolvere ma lo capisci dopo, con lo scorrere delle pagine. Non è immediato.

Se proprio devo essere sincera il finale mi ha un po’ delusa ma perché io non apprezzo molto i finali a favoletta ed un po’ scontati ma  ci sta, nell’insieme non guasta.

Resta del libro il chiuderlo, guardarsi intorno e ringraziare di essere liberi.

Direi buona lettura a voi perché ne vale la pena, anche solo per questo senso di benessere che ti regala la libertà.

Il cinese

Quando il tuo ex (sigh) capo ti ripete per ben due volte che devi acquistare un libro che lui ha appena finito e che gli è piaciuto, tu devi ascoltare il tuo ex (sigh) capo perché è indubbio che ne sa più di te.

E fai bene perché il libro consigliato è uno di quei libri che bisogna leggere se si è amanti di un certo filone: gialli o noir, chiamatelo come vi pare.

In realtà per come è scritto (bene) lo consiglierei anche ai non amanti del genere.

Il libro è Il cinese di Andrea Cotti ed é un gran bel libro.

Protagonista è, lo dice lo stesso titolo, un cinese di nome Luca Wu. Un vicequestore nato e cresciuto in Italia da genitori cinesi, a Bologna precisamente.

Per una serie di vicissitudini personali e professionali si trova, però, a fare il vicequestore a Roma dove deve indagare sulla morte di un papà e della sua bambina. Sembra cosa piuttosto banale ma non lo è.

Basta spoiler, che questo è un signor giallo e non mi va di togliervi la sorpresa.

Io ad una certa avevo anche un po’ capito (non per fare la sborona!) ma è scritto e costruito bene e ci sono continui colpi di scena che ti scordi di aver avuto l’intuizione e aspetti che la abbiano loro.

Mi è piaciuta molto la cura dei particolari, i dettagli dell’inchiesta, la divisione dei compiti tra Polizia, Magistrati, Procure di diverse città.

Il libro ti fa proprio entrare nell’inchiesta, stai con loro, scopri con loro, ti stupisci, ti incazzi, ti congratuli, esulti per il lieto fine… se poi di lieto fine si può parlare quando ci sono dei morti ammazzati.

Bene, bravo Andrea e bravo al mio ex (sigh) capo che mi ha consigliato il libro.

Leggetene tutti, io ora devo compensare con un libro Harmony!

La moglie perfetta

L’amico che mi ha regalato questo libro l’ha fatto per farmi fare pace con l’autore; questo perché l’ultimo libro che ne avevo letto mi aveva fortemente deluso.

L’autore è Roberto Costantini e l’ultimo libro è Ballando al buio.

Questo che ho finito ora, invece, è La moglie perfetta, precedente a Ballando al buio, ed è l’unico che mi mancava.

Il mio amico ha fatto bene perché, effettivamente, questo libro mi ha fatto rivalutare Costantini, dal momento che mi è piaciuto moltissimo.

Tipo dalle prime 5 pagine mi è piaciuto.

Vi avrò detto mille volte tra queste righe che adoro i libri in cui una stessa storia viene narrata da più punti di vista e qui abbiamo: marito, moglie e Balistreri.

Le indagini sono condotte sempre da lui, Balistreri, il burbero commissario ormai sessantenne, che beve e fuma ed è mezzo fascista e litiga con tutti e bla bla … inutile che ve lo sto a raccontare perché vi meritate di leggere la trilogia. Comunque, l’indagine è la sua e si svolge nel 2001. In mezzo c’è la mafia, ci sono gli americani, c’è una coppia, c’è un amore, c’è un magistrato, uno psichiatra, una ragazzina un po’ sciacquetta, ci sono tanti soldi. Fate un mix di tutti questi elementi e viene fuori un libro davvero godibile, interessante, affascinante, ben scritto.

A Costantini piacciono tantissimo i flashback che usa nella trilogia come stile di vita proprio, qui ci sono ma sparsi; qui c’è, soprattutto, una struttura narrativa che tiene con il fiato sospeso.

Mi è piaciuto un sacco.

Il giallo sembra banale ma è un casino vero. I personaggi sono tutti impicciati: “il più pulito c’ha la rogna” per dirla in francese. Balistreri ci rimette sempre. La moglie perfetta non esiste (e non è uno spoiler) ma la triste realtà.

Il libro invece c’è ed è bello e vi consiglio di acquistarlo.

Grazie amico.

Il perfetto potere del cane

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Io: “ciao, caro amico, mi consigli un libro?” Lui: “hai mai letto Il potere del cane? Compra questo”. Ho resistito a questo consiglio per un paio di mesi anche perché il “caro amico” è lo stesso che mi ha consigliato 1300 Giulia etc e avevo (secondo me pure giustamente) qualche resistenza. HO FATTO MALE perché Il potere del cane è il libro più bello che abbia letto almeno negli ultimi 10 anni, e non si può dire che io non legga!
Non vi documentate, non serve, perché qualsiasi cosa leggerete di questo libro vi scoraggerà: storia di narcotraffico dal 1977 al 2004; 714 pagine… non vi documentate, rinuncereste e NON dovete farlo! Questo libro VA letto!!!
All’inizio pensi di non farcela: 300 personaggi; 3000storie; da subito non sai di chi puoi fidarti e così devi “fidarti dello scrittore” come mi ha consigliato Andrea Vianello quando gli ho scritto che stavamo leggendo lo stesso libro.
Ed aveva ragione.
Cominci, continui, vai avanti e tutto si srotola con ordine… tutto va al suo posto. I buoni con i buoni e i cattivi con i cattivi… anche se non sembra … perché i buoni sono pure cattivi e i cattivi, va bè, tentano di redimersi ma non ce la possono fare, almeno non tutti!
Mi sono appassionata al libro dal capitolo di presentazione di Nora, che sembra non c’entri niente con il resto… e invece. Una puttana geisha, con una vita difficile, una macchia di colore giallo (biondo) in un mondo brutto e sporco di sangue. Lei, bellissima, che ama, inganna, redime un mondo di criminali fatto di mostri che di fronte a lei cedono, si fidano, crollano! Lei che “tienes l’alma” del cane “en su manos” e che lo fa barcollare e poi crollare.
Ma che poi: che è ‘sto potere del cane? Mi sono documentata, è menzionato in un salmo della bibbia e Don Winslow, mentre scriveva, si è accorto che parlava proprio del potere del cane ossia del potere dei ricchi sui poveri. E qui il potere è quello dei soldi, della Chiesa, della droga, del governo, tutti con tutti e tutti contro tutti. Un groviglio infinito, con tanti personaggi che si mischiano, si incrociano, si incastrano, si amano, si tradiscono. Mai avrei sperato che, leggendo di narcotraffico, mi ritrovassi a commuovermi per una storia d’amore, a tifare per un lieto fine.
Tutto questo è Il potere del cane, anche se poi, da canara quale sono, non mi piace quest’idea malvagia del cane ma in questo lo scrittore non c’entra niente, dovrei prendermela con la Bibbia e non mi sembra il caso.
Ricapitolando, fatevi e fate un regalo. Questo è perfetto.