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Satyricon

Beccare due spettacoli buoni nell’arco di meno di una settimana non è cosa facile.

O forse sì se ti fai guidare dal teatro e dall’autore.

Nella fattispecie, il teatro è l’Argentina che, per chi è di Roma, di per se è già una garanzia mentre l’autore è Francesco Piccolo che proprio non è l’ultimo.

Così ho visto, e ne sono rimasta entusiasta, Satyricon.

Uno spettacolo molto particolare ma fatto benissimo: divertente, “urgente” e “necessario” mi verrebbe da dirvi.

La celebrazione dei luoghi comuni, conditi da buon cibo.

Musica, scenografia, testi perfetti.

Attori superlativi: bravi, coraggiosi, belli, simpatici, entusiasti.

All’inizio ti lascia perplesso e nei primi 5 minuti pensi “oddio” poi cominci a: ridere, pensare, distrarti; e sei sul palco e balli e ti siedi su una tazza dorata; ti spogli nudo in mezzo alla gente; e partecipi ad una festa anche se sai che hai rinunciato ad un’altra più interessante.

Uno spettacolo innovativo, esilarante, particolarmente vero.

Uno spettacolo che caldamente vi consiglio.

Buon teatro a tutti.

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Ode al punto e virgola

First of all: ho fatto un nuovo tattoo.

Non lo avrei mai pensato ma vi devo dire che é vero quello che si dice, ossia che quando cominci vorresti continuare.

Ora non pensate a me come una di quelle che si tatueranno una patacca ovunque ma dei piccoli significativi tattoo, in qualche punto particolare del corpo, li trovo proprio i miei.

Ora, nella fattispecie, dopo quello di cui vi ho già parlato e che potete rileggere qui: https://kiukylandia.com/2017/12/12/tattoo /ho tatuato un punto e virgola, microscopio ovviamente, quasi sul polso destro.

Mi piace tantissimo.

E mi é piaciuto farlo con 6 persone speciali che a loro volta hanno tatuato lo stesso punto e virgola in altrettante e diverse parti del corpo.

Perché il punto e virgola?!

Perché è un segno della punteggiatura che mi é sempre piaciuto.

Non ha la pretesa di essere definitivo, non ha la superbia di essere definitivo, definisce un elenco di cose ma cose compiute non elenco banale di aggettivi.

Il punto e virgola é un simbolo, un’indicazione: la voglia di chiudere una parte, un momento, una situazione ed andare avanti.

Ho letto poi che trattasi di simbolo di lotta alla depressione, francamente non so e non mi interessa. La depressione sicuramente non mi appartiene e penso che ognuno dia ai simboli il proprio significato in un determinato momento della propria vita.

E allora perché l’ho tatuato ora?! Perché era il momento giusto, con quelle sei personcine a modo, pulite, generose, sincere, era il momento giusto per la nostra amicizia.

Era il momento giusto per me, non solo perché c’erano loro, ma perché me lo sentivo.

Era ed è stato un altro momento giusto.

Quindi, direi: punto e virgola e vado avanti; e continuo a vivere un elenco di episodi compiuti che solo altri punti e virgola, senza la pretesa di essere definitivi, continueranno a punteggiare.

Pillole di MFW

Ho poco tempo, ve lo dico, ma ho deciso di dedicare quei 15 minuti al giorno per vedere cosa ci regala la Milano Fashion Week.

Non so a che giorno siamo della settimana della moda ma oggi hanno sfilato, tra gli altri: Peter Pilotto, Alessandro Dell’Acqua per Nr. 21, Prada e Alberta Ferretti.

Quest’ultima per me ha vinto: una sfilata bellissima, colorata, romantica, dinamica. Vi posto qui il mio vestito preferito:

Non mi è piaciuto affatto Peter Pilotto, molto troppo colorato ma sostanzialmente immettibile, guardare per credere, un semaforo ambulante, non brutto eh ma pur sempre un semaforo:

Io adoro Alessandro Dell’Acqua. Mi piace molto sempre, però trovo la collezione un po’ faticosa, troppe cose e tutte insieme, tagli, fiori, drappeggi… un po’ faticosa, ma sempre valida, originale:

E poi Prada, molto cool, mi è piaciuta ma non ha vinto la palmetta di oggi…

…vediamo che succede domani: stay tuned!

Festival di Venezia nr. 76

Sento il bisogno di farvi un paio di commenti sul Festival di Venezia.

O meglio, non sul Festival ma sui look visti al Festival, ovviamente.

Intanto vi segnalo un’iniziativa davvero carina: il brand Twin Set ha inventato il “Please, don’t buy” ossia dal 19 settembre uscirà una collezione, il cui corner si troverà presso gli store monomarca Twin set, con abiti che non si potranno acquistare ma affittare. Sul red carpet, varie influencer, hanno indossato gli abiti della collezione. Su tutte vi segnalo Paola Turani che io trovo bellissima in questo abito blu. Bellissima.

Promuovo a pieni voti la Mastronardi, più in Armani che in Valentino. In Valentino mi sembra davvero troppa roba; azzeccato anche il Gucci; ma in Armani penso sia la perfezione così come Cate Blanchett che non si potrebbe immaginare “più” perfetta.

Armani
Gucci
Valentino

Devo invece segnalare una cosa che mi ha mandato al manicomio: io non amo

Manila Grace, credo che sia un brand sopravvalutato e poi fa più o meno sempre le stesse cose. Penso sia la prima volta che va a Venezia, in ogni caso ho visto il red carpet di Melissa Satta (vabbe, si potrebbe scrivere un’enciclopedia sul perché Melissa Satta debba stare a Venezia ma soprassiedo!) e poi di un’altra al suo primo Red carpet (Nataly Osman, che non ho idea di chi sia ma sicuro non un’attrice) e udite udite le ha vestite praticamente uguali. Un pantalone ed un blazer over size sopra… la differenza sta nello scollo della giacca e impercettibilmente anche nel pantalone, ma una sola domanda: perché?!?! Al di là del discutibile effetto fotocopia ma ribellatevi!!! Vabbè che è già un miracolo per le due stare su quel red carpet ma una volta lì sopra almeno puntate all’originalità, fatevi ricordare per quello e non per aver indossato una giacca del tutto simile a quella dell’altra.

Io veramente boh!

…segue che il Festival non è finito!

Meet me alla boa

Quando dico una cosa la faccio eh.

Dopo Il cinese avevo detto che avrei letto un libro Harmony e ci sono riuscita.

Ho letto Meet me alla boa di Paolo Stella.

Un libretto degno del miglior Fabio Volo.

Ma partiamo dall’inizio: perché l’ho scelto.

Dunque, seguo Paolo Stella da qualche tempo e lo trovo un ragazzo simpatico e intelligente (esattamente come Fabio Volo), ne seguo le storie e lui pubblica tutti i commenti entusiasti che gli scrivono le lettrici o i lettori. Mi dico, quindi: “supera il pregiudizio e leggilo, male che va avrai letto un libro inutile”.

Bene, ho letto un libro piuttosto inutile ma, per fortuna, breve!

Che vi devo dire?! Senz’altro la colpa è la mia, non che mi aspettassi molto ma un minimo sì e forse é stato anche rispettato.

C’è questo Francesco Stella che viene avvertito della morte della sua amata Marti. Lui a Roma, lei a Parigi. Lui percorre 30 passi per arrivare alla porta dove dovrà riconoscere lei e questa è la scusa per ripercorrere la loro meravigliosa storia di trentenni innamorati.

Una specie di Love story (il film) che tragicamente finisce solo che qui sai da subito che il finale è tragico, cioè ti porti avanti dall’inizio. Già lo sai che andrà così.

Che vi dico ora io?!

Luoghi comuni a iosa con frasi fatte e prosa a tratti ridicola; storia letta e riletta: lui innamorato, lei pure e il destino fa lo stronzo; Roma e Parigi in un’eterna sfida nella quale però non vince nessuno perché vince l’amore.

Fine del libro. 30 passi che potevano essere il doppio e siamo stati graziati.

Non leggerò più libri harmony e alle lettrici entusiaste dico: “ragazze, vabbè che è caruccio Paolo Stella ma fare lo scrittore è un’altra roba”.

Saluti.

MFW

Visto che sono una persona caritatevole, ho seguito per voi la settimana della moda milanese.

Ora, vi dico subito che, al di là di ogni epoca, il migliore e più innovativo e moderno e colorato e raffinato ed elegante e meraviglioso è sempre lui: The King, GIORGIO ARMANI. Guardare per credere la perfezione della gonna, del pantalone, dell’insieme, dei colori, dei tessuti, di GIORGIO ARMANI, che ha 80 (quasi 81) anni. Fate voi. Io non so dare altra definizione alla parola “perfezione”.

Tornando nel mondo reale vi faccio un elenco di cosa ho visto e di chi su tutti mi è piaciuto (o non mi è piaciuto).

Da un paio di anni a questa parte sta nel mio Olimpo Scervino che adoro per il mix di donna/uomo che fa, per le gonne in tulle eteree abbinate a giacche e camicie da uomo squadrate. Allego le mie due proposte preferite.

Un “brava, molto bene, brava” va anche a Elisabetta Franchi che ha tirato fuori una collezione colorata, femminile ma meno femme fatale del solito, allegra, vivace come lei. È felice questa donna e nella collezione si vede. Evviva Dio.

Sapete che non amo molto Jeremy Scott per Moschino ma quest’anno mi era sembrato più carino e infatti il giorno dopo leggo tutta una sua filippica di risposta a chi lo ha accusato di aver copiato collezioni precedenti… e infatti… addirittura i look per Kill Bill avevano l’ispirazione “scarabocchio” (di circa 15 anni fa, quindi quasi prima che lui nascesse nel mondo della moda!).

Un plauso va a: Marras, Alessandro Dell’Acqua e Lorenzo Serafini che adoro.

Anche Ferretti, a cui va l’onore di essere stata la prima della MFW, ed Etro mi sono assai piaciuti.

 

Non ho particolarmente apprezzato:

  1. il country di Stella Jean:

StellaJean

2. Dolce e Gabbana, che mi hanno proprio rotto le palle: basta con questo barocco inutile, non sopporto. E basta anche con la Bellucci, che è diventata la zia di se stessa, mortificata in un abito a pois che qualunque amica le sconsiglierebbe di mettere per non sembrare il doppio, con sandali con plateaux dai quali non so come non sia caduta.

D&G

3. Versace, che è tornata al passato (se mai ne è uscita!) e forse è meglio perché solo lì aveva da dire qualcosa e infatti disegnava il fratello e comunque la sobrietà è un concetto che non appartiene alla Maison.

Versace

 

4. Fendi, che non mi sono mai piaciute e hanno ora anche infestato con il loro logo lo scibile delle felpe. Unwatchble. Si può anche cercare una nuova fantasia, forse queste F hanno stancato, forse eh!

FendiFendi2

4. Vivetta, mi viene da dire solo NO al China style.

Vivetta

Ah dimenticato, ieri sera poi, a chiusura di tutto, c’è stato il green carpet della moda sostenibile dove hanno premiato lo stilista che si è distinto per originalità e l’ecososteniblità. Ha vinto Gilberto Calzolari con un abito che adoro fatto con un sacco di iuta:

Gilberto

 

Ora che i riflettori della MFW si sono spenti, prendiamo un bell’aereo e voliamo a Parigi dove Dior, Gucci e Valentino avranno senz’altro qualcosa da dire. Stay Tuned.

Maschio bianco etero

Poi il libro te lo consiglia l’amico con cui condividi diverse passioni letterarie (tra cui Don Winslow), con il quale vi trovate praticamente su tutto quello che leggete (forse solo su De Giovanni siamo in disaccordo perché lui si è stancato e io ne leggerei ancora uno a settimana), con cui fate a gara a chi legge prima il capolavoro di turno per condividerlo e allora non puoi non leggere un libro che ti piace.

In una giornata, in otto ore.

Maschio bianco etero di Jhon Niven è tutto quanto sopra.

Che bel libretto: leggero (ma non troppo) scorrevole, divertente, riflessivo.

Che bel libretto!

La storia forse é anche un po’ già letta ma è scritta in maniera così vivace che scorre via che non te ne accorgi proprio.

Ambientato tra gli USA e l’Inghilterra, è la storia di uno scrittore, ubriacone, puttaniere, con una ex moglie ed una figlia, con mille mostri alle spalle e che, ad un certo punto, deve mettere ordine nella sua vita a causa (o grazie) al fisco americano.

Le donne non possono non innamorarsi di Kennet; gli uomini non possono non aver voglia di essere come lui.

Mi è piaciuto tantissimo.

Lo so, non è nuova la storia di quello che fa mille casini e poi si redime. Lo so, ma è sempre divertente. Soprattutto se il lui in questione è uno scrittore di successo che vive a Los Angeles e che si ritrova a dover insegnare nel bel mezzo di niente, in Inghilterra, dove ritrova ex moglie e figlia e svariati ricordi che lo mettono spalle al muro.

Di Niven non avevo letto nulla ma mi hanno sempre affascinato le sei copertine, ora (oltre alle copertine) mi lascerò affascinare dalle trame perché la scrittura già ci ha pensato da sè.

Kenneth è un personaggio che già mi manca, le figure femminili sono di passaggio, va detto, ma c’è di bello che la redenzione è meno banale di quanto ci si possa immaginare. Quando sembra che tutto va male le cose si riprendono e qui è lì lascia poi delle perle di saggezza da sottoscrivere,

Caldamente vi invito ad entrare per qualche ora nella vita di questo “maschio bianco etero” e di affezionarvi a lui come ho fatto io.

E adesso?! Chi mi consiglia cosa?!?!

Il purgatorio dell’Angelo

Quando De Giovanni chiama io rispondo.

In genere nell’ora successiva all’uscita del libri ma, in questo caso, sono stata più lenta. Avevo pensato, in realtà di prendere il libro per le ferie. Poi, venerdì sera torno a casa, penso che non mi va di portare il libro di carta al mare e che è il caso di ripristinare il kobo.

E niente, è stato un attimo, ho preso: Il purgatorio dell’Angelo ed è bastata una giornata di mare per finirlo.

Quando inizi un libro del Commissario Ricciardi è come ritrovare un amico che non vedi da un po’, da un anno per la precisione. Quegli amici che pure se non li senti, quando li ritrovi è come se non fosse passato un secondo perché li ami.

Quanta malinconia mi mette Ricciardi, soprattutto perché ho letto che é uno dei suoi ultimi “episodi” ed é anche giusto così.

Storia di preti: omicidio e confessione.

Storia di ladri: con Maione che viene ingannato e Bambinella che lo aiuta.

Storie di amori: uno su tutti, il più bello, il loro.

Sono criptica?! E per forza, come parlo spoilero. Mi devo stare zitta!!!

Comunque: io lo adoro Ricciardi ed Enrica; e Maione e Lucia; e Modo ed il cagnolino,che però si vede pochissimo.

È il 1933 ma la storia parte da molto più lontano: ci sono i Gesuiti, c’è un segreto, un omicidio, un uomo in punto di morte. C’è il solito amore difficile ma corrisposto.

C’è tanta roba che scorre troppo veloce e che quando hai finito pensi: eh no, già?!?!

De Giovanni è sempre una garanzia, con la sua scrittura pulita e veloce; con le sue metafore e quegli intermezzi poetici che sembrano non c’entrare ma c’entrano sempre.

Non posso pensare di averlo già finito.

Buona lettura a voi fortunati che ancora non lo avete iniziato, io per forza di cose passo ad altro!

Pare che io non stia bene bis

Aggiornamento. Ve lo avevo promesso e ve lo do.

Per chi non avesse letto sto aggiornando questo post: Pare che io non stia bene (se ci cliccate sopra dovreste aprirlo).

Signori e Signore, sono lieta di comunicarvi che gli anfibi sono arrivati.

Allego foto:

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Devo aggiungere altro?! Mah, forse non servirebbe perché la foto mi pare parli da sola.

Penso, però, che sia giusto svolgere una funzione sociale e dirvi un paio di cose sull’argomento.

Intanto vorrei rassicurare il gentile pubblico che io non sono esattamente una sprovveduta dell’acquisto online. Compro da anni e forse un paio di volte (ma neanche) ho rimandato delle cose indietro, perché tendenzialmente mi documento, guardo, cerco, mi assicuro che quello che sto acquistando sia verificato e verificabile. SEMPRE, lo faccio SEMPRE tranne che quando mi si chiude la vena, mi si offusca il cervello, mi si annebbia la vista e mi si abbassa il quoziente intellettivo per la mancanza di un paio di scarpe necessarie. Il mio primo consiglio è, dunque, il seguente:

“quando compite un acquisto online non fatevi MAI, e sottolineo MAI, prendere dall’ansia del “non si trova” perché probabilmente (ed effettivamente) l’oggetto non si trova perché è ESAURITO, della vostra taglia, del modello che volete, del numero vostro non c’è più e fatevene una stracazzo di ragione”.

Poi, sempre per quanto indicato precedentemente, non acquisto MAI e sottolineo MAI su siti che non conosco tranne che quando mi si chiude la vena, mi si offusca il cervello, mi si annebbia la vista e mi si abbassa il quoziente intellettivo per la mancanza di un paio di scarpe necessarie. E da qui il secondo consiglio:

“non comprate mai su siti che non conoscete, MAI. Ce ne sono miliardi al mondo, non fatevi fottere come me, che è un attimo che finite in un sito sconosciuto in mano di non si sa bene chi, che vi manda un fottuto (ed inutile) paio di sneakers cinesi in luogo degli adorati ed agognati anfibi”.

Ora, la cosa che mi sta consolando è che io gli anfibi in cantina li ho ritrovati e che, ad oggi, la mia carta di credito non è stata clonata ma immaginate se a causa di quando mi si chiude la vena, mi si offusca il cervello, mi si annebbia la vista e mi si abbassa il quoziente intellettivo per la mancanza di un paio di scarpe necessarie, io mi vedevo arrivare queste scarpe al posto degli anfibi. Mi avrebbero ricoverato per un attacco di cuore. E, dunque, giungiamo al terzo consiglio:

“quando vi dicono che non state bene, magari credetegli che può essere che è vero. Vi risparmierete in sequenza: un acquisto inutile, su un sito sconosciuto, con un probabile attacco di cuore”.

Passo e chiudo.

 

Royal Wedding

Me lo avete chiesto in tante (come dicono quelle fiche però vi assicuro che è vero) e allora lo faccio.

Vi parlo del Royal Wedding.

Premessa: me ne ero dimenticata, avevo da fare con le mie nuove converse personalizzate da muffin.it; poi mi ha taggato su Fb una mia amica e mi sono ricordata; nel frattempo però dovevo andare in piscina, passando dai miei, e così ho commentato un pezzetto con mamma

e poi ho recuperato i vestiti su Instagram, anche perché ieri non c’era modo di sfuggire al lieto evento.

Intanto, vi dico le cose che mi hanno fatto ridere tantissimo:

1. mia mamma che commenta il look degli invitati ed, in particolare, di Camilla che lei odia (vai a sapere poi perché) e che sostiene abbia indossato un “tortano” che sarebbe una torta napoletana

2. Stefano Guerrera che, guardando la navata piena di cappellini ha decretato che sembrava l’area 51 piena di ufo in testa:

3. I meme post matrimonio e su Meghan e la povertà e sul vincitore assoluto (già vi spoilero questo) della giornata cioè quel gran gnocco di David Beckham.

E veniamo a noi.

Sullo sposo ed il fratello non molto da dire, mi è dispiaciuto solo per quel piccoletto di George che se poi ha sempre la faccia imbronciata ha anche ragione: non si può mettere una palandrana nera ad un piccoletto di 6 anni. Non mi piace ma vabbè.

Meglio è andata alla sorella ma facile questo.

Scartati i bimbi, vado subito con la sposa: personalmente ritengo che sul primo abito si potesse fare qualcosa di più. Talmente semplice da scadere nel banale; assolutamente perfetto, per carità, ma anche Kate era perfetta e raffinata e aveva quel qualcosa in più che per me le ha fatto vincere la sfida. Comunque bella bellissima.

Per la cronaca Kate era in Alexander McQueen e Meghan in Givenchy.

Vince, invece tutto il secondo abito: bello, semplice, perfetto (Stella McCartney) e secondo me anche più adatto a lei e qui sì che vince lei sul secondo abito del matrimonio di Kate!

L’ho nominata e insisto su Kate, sempre perfetta, io la adoro ma ha indossato per la quarta volta lo stesso abito! Ora io ho capito l’ecologicamenre corretto ma sei una cazzo su futura regina (o non so bene!) ma se non te lo fai fare tu un abito nuovo per lo stesso matrimonio chi dovrebbe?!?! Poi, per carità hai partorito un attimo fa ma dai… avrai pure un sarto privato che te lo faceva in mezza giornata un vestito nuovo! E comunque Alexander McQueen pure qui.

La sorella, invece, che ha spaccato al matrimonio di Kate, qui c’è chi non ha mancato di far notare che sembrava una lattina di The Verde…

Sulla stessa scia, Amal in Stella McCartney ma sembrava la signora che aveva voglia di qualcosa di buono nella pubblicità dei Ferrero Roches:

Non vi dico nulla di lui perché lo adoro.

Sempre Stella per Ophra in rosa e forse con quelle tette si poteva fare qualcosa di più scivolato, non so:

La regina, invece non riesce ad abbandonare il color Stabilo Boss: giallo, fucsia, verdino et voilá:

Gli invitati erano 2000, 645 pranzati capire che non posso commentarveli tutti per cui vi decreto i vincitori e passo e chiudo!

Il primo premio tra le donne va alla mamma della sposa, assolutamente perfetta in Oscar De La Renta. Bella, a suo agio, semplice ma perfetta, nata regina lei:

… e qui vedete pure quella con il “tortano in testa”.

Mentre il primo premio in assoluto, uomini e donne, va a lui: a David Beckham… strabiliante in Dior… ha oscurato in tutto e per tutto la moglie. Sfolgorante. Troppo gnocco, troppo.

… non so, ve lo devo commentare?!?! Non credo.

Ecco, potrei dilungarmi per ora ma abbasta, quindi passo e chiudo e ci vediamo al prossimo Royal evento!