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Furore

Vi dovete fare questo regalo: dovete andare a vedere Furore con Popolizio al Teatro India. Avete tempo fino al 1’ dicembre se siete di Roma, invito gli altri a vederlo appena sarà a casa loro.

È una performance straordinaria.

Lui è bravissimo. Lui attualmente è il teatro.

Rilegge brani di Furore di Steinbeck e lo fa in un modo travolgente, sconvolgente, accompagnato da batteria e percussioni varie.

È uno spettacolo straordinario.

Raramente ho visto a teatro qualcosa di più emozionante.

C’è tutto: l’angoscia della emigrazione, della fame, della disperazione; c’è la rabbia di un popolo che deve lasciare casa sua; il furore della rabbia, della paura.

Popolizio è di una bravura disarmante: cambia il tono della voce, i movimenti del corpo in funzione del racconto.

E la musica che accompagna è, come vi posso dire, perfetta?!

“Come faremo a vivere senza le nostre vite?”: é la sintesi del dramma che ha vissuto questo popolo, che vivono tutti i popoli costretti a lasciare la propria vita per cercare di viverne un’altra, per loro e per i propri figli.

Pensiamoci quando trattiamo male qualcuno che a casa sua non sta, quando chiudiamo la porta, quando chiudiamo i porti.

PENSIAMOCI, che loro già stanno facendo la fatica di vivere una vita che non è la loro.

Fatevi un regalo: andate a vedere questo spettacolo.

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Le nozze di Figaro

Come più volte mi è capitato, sento il bisogno di raccontarvi non soltanto dei libri che leggo, dei film ma anche delle opere a teatro che vado a vedere.

Questa è la volta de Le nozze di Figaro al Teatro dell’Opera.

E, mi dispiace per voi, ma ho visto l’ultima replica.

Bellissima.

Inutile che vi stia qui a spiegare la musica di Mozart e il libretto di Da Ponte: lì non ci sono parole da sprecare. Opera buffa quindi divertente o comunque con lieto fine, musica meravigliosa.

Finito.

Posso però dirvi qualcosa sulla regia e la scenografia, sull’allestimento in genere, che è decisamente ultramoderno.

Vi dirò, mi è piaciuto. Anche molto direi.

Gli abiti di scena super fashion, a tratti pure troppo, e qui mi sento di poter intervenire:

1. mi permetto, per esempio, di suggerire che se una cantante è alta 1.90 e pesa 90kg forse il jeans super strappato con décolleté con tacco kitten di non più di 5cm si può evitare… il povero tacchetto scricchiolava sotto il suo peso e io mi sono distratta pensando che si spezzasse, più adatto il tacco dell’abito, di almeno 10cm che la sosteneva meglio;

2. ok lo smoking moderno ma l’orlo alla caviglia NO NO e ancora NO;

3. a Marcellina evitiamo di mettere abiti che non la facciano sentire a proprio agio, trattasi sempre di sig.ra over 50 che deve cantare e non pensare a quanto sta in imbarazzo, idem Barbarina con la camicia da notte micro;

4. 10 e lode al direttore d’orchestra super moderno con felpa e pantaloni in ecopelle ma se sei tutto vestito di nero, gli anfibi testa di moro scamosciati li lasci a casa per altra occasione!

Per il resto vi dico bello: elefanti da tutte le parti e un motivo ci sarà ed appena lo scopro ve lo faccio sapere; un piccolo problema di feticismo con i piedi per il leva e metti le scarpe e piedi nudi, ma tipo un’ossessione; inutili, senza senso e un po’ fastidiose le due donne nude nell’ultima scena che se è andata bene stanno con un raffreddore oggi.

Comunque bravi tutti, le donne di più: Cherubino (fantastica!), Susanna e la contessa su tutte. Mi ha entusiasmato più il Conte che Figaro ma insomma bravi tutti… meno io che ho scelto un palchetto laterale che ha causato torcicollo non richiesto… a tal proposito, vi consiglio di non fidarvi delle cartine virtuali di TicketOne.

Io scelgo altri posti per la prossima, voi organizzatevi.

Di Sangue e di ghiaccio

Se il libro te lo consiglia uno dei tuoi scrittori preferiti come fai a non prenderlo?!

Lui dice, quindi, ed io eseguo e parliamo ora Di sangue e di ghiaccio di Mattia Conti che, credo, sia stato finalista al premio Campiello.

Ora se guardate la foto di Mattia Conti rimarrete impressionati perché a stento gli dareste 12 anni, poi scoprirete che è nato nel 1989 e quindi vi renderete conto che, a poco meno di 30 anni, ha scritto questo gioiellino.

Di sangue e di ghiaccio è un libro che all’inizio ti fa pensare: ma cosa sto leggendo?! Ma che scrittura è?! Ma quanto è arzigogolata questa storia?! E i nomi?! Ranocchia che vuol dire?!

Poi ti fai trascinare e come niente sei alla fine dell’800 a Lecco e ti ritrovi in nell’ambiente sporco e trasandato degli artisti di strada; poi in un manicomio; poi tra le streghe; poi alla ricerca di una maestrina cercando di decifrare un codice segreto.

Ora, per me, leggendo abbastanza è difficile trovare qualcosa di innovativo eppure Mattia, tornando all’antico, ci è riuscito.

Il punto non è tanto scrivere una storia ambientata nell’ottocento ma farlo cercando un lessico che sia più o meno quello dell’epoca. E questo non è facile.

La difficoltà iniziale sta proprio in questo: nel ritrovarsi a leggere qualcosa in una scrittura che non è la nostra, con dei termini ed una costruzione che non è dell nostra epoca. Una volta che prendi la mano la storia corre veloce però e le pagine si leggono da sole.

Al di là della storia che, comunque, é appassionante e appassionata colpisce il modo in cui è raccontata.

Trattasi ad ogni modo di una storia di amore che porta alla pazzia, alla fuga da un manicomio, alla ricerca della verità.

È travolgente ed erano criminali in questi manicomi, solo questo posso dirvi, il resto lo leggete da soli perché ne vale veramente la pena.

D’altronde credete che il “mio” scrittore poteva mai deludermi anche nel consiglio?! Io dico di no!

La bastarda di Istanbul

Allora, scusate, è da stamattina che voglio raccontarvi dello spettacolo teatrale che ho visto ieri sera ma non ne ho avuto il tempo,

Devo dire che questa settimana non ho avuto un attimo per fare nulla perché da una parte si lavora e dall’altra si esce. Tutte le sere.

Comunque, ripartiamo dall’inizio: ieri sera sono stata a vedere La bastarda di Istanbul.

Questa volta sono andata alla prima, con tante aspettative, perché ho pensato che se mi fosse piaciuto avreste potuto vederlo anche a voi.

Ecco: io ho visto spettacolo, era la prima, a me lo spettacolo non è piaciuto e potrete evitare di andarlo a vedere.

Una cosa buona l’ho fatta comunque.

Allora, forse le aspettative erano troppe: forse proprio questo è stato il problema.

È uno dei miei libri preferiti, l’ho trovato sempre un libro perfetto, abbastanza impegnativo, ma perfetto.

Mi aspettavo, non dico tanta perfezione, ma almeno una situazione all’altezza e invece no.

Tra l’altro tra le interpreti c’è anche una delle mie attrici preferite, che tutti conosciamo per Ozpetec, e che è Serra Yilmaz.

Forse lei l’unica cosa interessante dello spettacolo, per il resto più o meno da dimenticare.

Le attrici, quasi tutte, sembravano quelle della parrocchietta in particolare potrei esagerare su un paio di loro, ma preferisco non sparare sulla Croce Rossa.

La messa in scena in realtà è una lettura, neanche troppo divertente, del libro.

Una noia mortale, una lunghezza infinita che ha portato, la mia compagna di teatro, a schiacciare qualche pisolino.

Io non l’ho fatto solo perché quando vedo queste cose mi si muove dentro una rabbia, un fastidio, un voglia di andarmene, che mi fa scalpitare tipo tarantolata sulla sedia.

La cosa più inquietante è che, finito lo spettacolo, è partito un applauso lunghissimo. Io, nella mia immensa cattiveria, ho pensato che, essendo la prima, ci fosse anche la maestra delle elementari delle attrici sul palco perché diversamente non me lo spiego. L’alternativa è che io non capisca proprio niente di teatro e volendo anche questa può essere un’interpretazione.

Quindi, fate sentitevi liberi di decidere, io vi ho avvertito, se andate fatemi sapere.

Appunti di viaggio

Qualche settimana fa un mio amico napoletano mi ha scritto: ” Sono appena uscito da teatro, ho visto uno spettacolo bellissimo, se arriva a Roma devi assolutamente andare”.

L’altra settimana, girando in vespa, ho visto un autobus con su la pubblicità proprio di questo spettacolo (dovete sapere che una delle mie fonti per conoscere tutto quello che fanno a Roma è proprio guardare le pubblicità affisse sui bus… a volte l’Atac può tornare utile, non sempre va denigrata!). 

Lo spettacolo in questione era (ed è) Appunti di viaggio di e con Lina Sastri.

Avverto la mia nuova compagna di teatro e si va.

Ora, prima di tutto, devo dire a Neri Marcorè, che qualora gli saltasse nuovamente in mente di mettere in scena uno spettacolo con parola e canto, gli consiglio (al di là di rinunciare che non è cosa sua)  di studiare a memoria lo spettacolo della Sastri: perché è esattamente così che si mette in scena un mix di musica e parole.

Lina Sastri ripercorre la sua vita e la sua carriera, da sola sul palco, a piedi nudi, in un vestito rosso che la rende meravigliosa. Dalla nascita (bimba non troppo voluta di una famiglia povera) ai primi passi sul palcoscenico, all’incontro con i grandi De Filippo e Totò; di vari personaggi, come Filomena Marturano e fantastici artisti, come Pino Daniele. Il tutto intervallato da splendide canzoni napoletane con l’accompagnamento di percussioni, chitarra, violino, contrabbasso, fiati. 

Emozionante.

Lei è bravissima, affascinante, bella: lei è Napoli.

Le canzoni strappano applausi dall’attacco e anche lacrime, per chi come me è molto sensibile.

Il teatro stracolmo di superfan: tra tutti segnalo il Signore dietro di noi che si è spellato le mani per applaudire, consumato la voce a dire “Brava” e che, a fine spettacolo, ha fatto un gesto bellissimo: si è alzato e le ha portato un’unica rosa rossa, bellissima, con un gambo alto quanto lei.

Ecco, questa è stata la giusta chiusura di uno spettacolo che va assolutamente visto.

PS. alla signora che ha pensato bene di portare una bambina non ancora in grado di parlare allo spettacolo ho bisogno di dire, come ha fatto un’altra signora del pubblico: “E così no, però eh, nun se po’!”. Amen.

 

Ma’

Quando io vi consiglio una cosa, cortesemente, statemi a sentire.Vi avevo detto, dopo aver visto Natale in casa Cupiello, di seguire Antonio Latella?! 

Ecco, lo avete fatto?! 

No?! Avete sbagliato!

Io li seguo i miei consigli ed appena ho visto che all’India davano un suo spettacolo: subitissimo mi fiondai! 

E cosa ho visto? 

Ho visto lo spettacolo Ma’, laddove Ma’ è un abbreviativo per Mamma e la mamma in questione è quella di Pierpaolo Pasolini.

Che vi posso dire?

Bello, emozionante, travolgente, a tratti stravolgente. 

Lei da sola sul palco per 60 minuti con delle scarpe enormi ai piedi.

Piange, si dispera, ride. 

È una e 100 Madonne. 

Brava, bravissima, Candida Nieri.

Ha fatto uno sforzo per 60 minuti che non credo lo spettacolo potesse durare di più: fisicamente non ce l’avrebbe fatta.

Vi dico che le lacrime, lo sforzo, sono talmente poco recitati (o lo sono talmente tanto alla perfezione) che le lacrime scendono davvero ed il muco l’ha attanagliata per buoni 45 minuti.

Canta, urla, sussurra, si dispera ‘sta donna che alla fine non puoi non commuoverti con lei e io l’ho fatto, figuriamoci! 

Un susseguirsi di citazioni pasoliniane e non; musica; pezzi di film; luci… un crescendo.

Davvero un gran bel pezzo di teatro e non è che in questo periodo non ci sia andata, l’ho fatto per ben due volte ma ho preferito omettere le stroncature perché manco a perderci il tempo di scriverle. 

Mi spiace che finisce domani: cercatelo, trovatelo, seguite Latella che è BRAVO! 

Il teatro è vivo, viva il teatro! 

La locandiera

Fatto nr. 1: il 6 gennaio vado all’Ambra Jovinelli a vedere Mastandrea e compro biglietti per il 1° marzo.

Fatto nr. 2: dopo un mese scopro che il 1° marzo ci sarà il derby Lazio-Roma e che io, a seguito del fatto 1, non potrò vederlo.

Fatto nr. 3: la Roma perde il derby e lo spettacolo che ho visto è anche decisamente trascurabile, per non dire “brutto”.

Poi dice che una non lancia improperi.

Lo spettacolo comunque è: La locandiera con Laura Morante.

E devo dire che il titolo e la Morante sono le cose più belle  che già, volendo, non è poco.

La trama piuttosto banale.

Momenti di puro imbarazzo con alcuni dialoghi improbabili.

Ripeto: lei bravissima, bella tanto è proprio brava, con un dialetto toscano, e nella parte della donnina scema che poi ti risolve la questione come non ti aspetti.

Sugli altri attori preferirei non dire, perché davvero non ci sono parole soprattutto per le due inutili (anche come parte) ragazze; e tra le due, la bionda peggio della castana; anche sul tipo che fa affari con i russi preferirei stendere un pietoso velo, direi pietosissimo sul finale; altre tre figure maschili non meglio identificate nè pervenute.

Che dire?! Se cominci ad andare a teatro due volte a settimana non puoi pretende che tutti gli spettacoli riescano con il buco e ci sta, però, vi dico: “lasciate perdere se potete”.

Comunque il teatro è vivo, evviva il teatro!

 

La casa di Bambola 

Che vi dicevo l’altra settimana? Che se uno va a vedere uno spettacolo con un dato attore, poi si aspetta di vedere o un suo monologo o uno spettacolo in cui il suddetto attore la faccia da protagonista.

E questo è quanto è successo nello spettacolo al teatro Argentina La casa di bambole con Filippo Timi.

Lui, protagonista assoluto, con una fantastica comprimaria che appunto è la Bambola.

Una premessa è d’obbligo: non ne so niente di storia del teatro. Quindi, non avevo idea di cosa volesse dire vedere questo spettacolo di Ibsen, da lui scritto ad Amalfi nel 1879 (ho studiato!).

So però di aver visto un bellissimo spettacolo.

Intanto il mio lato fashion è stato straappagato, ma tipo dal primo minuto: appena entra in scena lei con un vestito rosa cipria (colore peraltro attualissimo) che è la fine del mondo, ma lei ci regala anche due splenditi soprabiti, un completo giacca e gonna ed un colorato vestito da popolana; e i vestiti perfetti di lui, due uno più bello dell’altro (come lui del resto!); e della cameriera; e della bambina; e dell’amica Christine; e poi il vellutato l’arredamento che è fantastico. Insomma, a costumi e scenografia nulla nulla nulla da dire.

E che vogliamo dire qualcosa agli attori?

Ma proprio no, se non un: BRAVI, a parte la bambina (vestita e acconciata perfettamente ma che speriamo nella vita decida di appassionarsi ad altro!).

Sulla trama io non vi dico niente perché immagino sia nota a tutti e se non lo è documentatevi, che non è che vi posso stare a raccontare la storia del teatro che, tra l’altro, come detto: ignoro. (Vi ho aggiunto il link per aiutarvi, perché sono buona comunque!).

Per il resto: Timi, uno e trino, bravo che levati e bello che non si può guardare, con questi vestiti che gli cadono perfetti. Bello e bravo da marito, amante e amico. Esce da una porta che è tizio e rientra da Caio. È davvero esagerato e anche, in parte simpatico, cosa che, ascoltando le reazioni degli altri spettatori all’uscita del teatro, forse non doveva avvenire. Comunque lui bello e bravo, l’ho già detto?! Ve lo ridico: bello e bravo.

Così come lei, Marina Rocco che interpreta Nora, fantastica nella parte. Scema al punto giusto ma poi scema per niente. È la giusta protagonista.

Brava anche l’amica Christine e la tata con i suoi detti popolari.

Lo so, ho usato troppe volte gli aggettivi “bello” e “bravo” ma non mi viene in mente altro nelle varie declinazioni tra maschile e femminile.

Insomma, esci e dici: ecco cos’è il teatro quando è fatto bene, perché esci e sei pieno di colori, emozioni, parole.

2 annotazioni:

1) ma possibile, spettatori tutti, che non riuscite a stare più di un’ora senza guardare il cellulare? A parte gli squilli, che vabbè, ma assurdo vedere ad un certo punto ‘ste luci che illuminano la platea;

2) a teatro, si sa, si va in inverno e i malanni sono in agguato, allora ho una proposta: perché non distribuire caramelle per evitare quei fastidiosi colpi di tosse? Pensiamoci.

Detto ciò, vi ribadisco: il teatro è vivo, viva il teatro!

Passaparola 

E sono giorni che sento parlare che di tradimenti.Un continuo.

Quello che vuole tradire, quello che vuole essere tradito, quella che vorrebbe ma non può, quella che può ma non vorrebbe.

Un continuo. 

Tanto che penso che sia “normale” o meglio mi viene da pensare che sia anormale non avere, ad un certo punto del rapporto stabile di coppia, voglia di farlo.

Dopo tutto questo parlarne vado a teatro e che ti vedo?! La commedia “Coniugi”.

Devo dire divertente, molto.

E di che parla?! Ma di corna, perché laddove ci sono coniugi potenzialmente ci sono corna.

Lo spettacolo è al teatro Dei servi nel cuore di Roma e merita di passarci una serata.

Gli attori sono bravi e divertenti.

Il grande Berto è esilarante.

La procace Patrizia è brava. 

Il napoletano Saverio perfettamente in parte.

La svampita Luana giustamente scosciata.

È carino, leggero, lungo il giusto, con flashback, propri di una pellicola cinematografica, che movimentano lo spettacolo.

A teatro ci si va poco. 

Sbagliato. 

Bisogna farlo: intanto perché capisci veramente la bravura (o meno) degli attori e poi perché manca il filtro della pellicola con la storia e questo ne fa la forza.

A fine spettacolo gli attori ci hanno invitato al “passaparola” laddove lo spettacolo ci sia piaciuto; o a farci “i cazzi nostri” in caso contrario. 

A me è piaciuto, quindi scelgo la prima. Andate che c’è ancora per 15 giorni; e se non siete di Roma venite a fare i turisti che in quel teatro ci cascate dentro. 

Daje! 

Doniamoci (uomo)

So, so, so che sembra difficile fare un regalo ad un uomo e forse lo è. Anzi, senz’altro lo è ma mi sforzerò di darvi 5 suggerimenti sul sì e sul no.

  • Tecnologia. Lo so, è un luogo comune, ma mi sento di dirvi che quasi mai sbaglierete. I regali tecnologici sono quasi sempre graditi. Ipad, Iphone, Ipod touch, I watch, macchinette fotografiche digitali, cuffie, insomma quello che vi pare. Per rendere la cosa più carina e personalizzata la Apple, per esempio, consente di fare incisioni sugli articoli. Già fatto, viene bene. Provate.
  • Portafogli. Ecco a me non piacciono molto, più che portafogli vi consiglio porta carte di credito che, però, nella quasi totalità dei casi consentono anche di portare soldi. Tra le marche migliori ci sono la solita MontBlanc superata dalla DuPont: stessi modelli, ma la seconda pare sia di migliore qualità e sicuramente meno cara.
  • Accessori, Se l’uomo in questione è fico, ampio spazio agli anelli magari realizzati da un artigiano, se vi muovete per tempo spenderete poco e sicuramente vincerete il premio “regalo più originale dell’anno”. Se l’uomo non è fico ma normale, buttatevi su un orologio che non sono mai abbastanza.
  • Borse. Ovviamente non mi riferisco alle mie adorate borse ma a borsoni da viaggio. Li adoro per uomo, saranno meno comodi ma sicuramente di effetto. In alternativa gradito sempre penso sia il trolley, magari quelli da pilota, che sono divertenti, comodi e carini. Aborro in tutte le sue declinazioni il borsello, ma già sapete. In alternativa vi consiglio borse Orciani’s Style.
  • Hobbies. Io sfrutterei tutto quello che riguarda i loro hobbies. Gioca a calcetto, comprategli un completino; si diletta nella pittura, bellissimi i pennelli con i colori e il cavalletto con la tela; gli piace il fai da te, andate di trapano; legge, superbuono da Feltrinelli; gli piacciono le corse, giro a Vallelunga; ama il golf, vai con la mazza; gli piace il teatro, abbonamento; gli piace il cinema, carnet di biglietti… e chi più ne ha più ne metta.

A ripendarci, è più facile per l’uomo che per la donna.

Per dubbi e consigli sfruttatemi: vadobenecosi@gmail.com

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