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Torta di noi

Silenzio in sala, titoli testa, nome del regista “Zanasi” e quello accanto a me che dice “e chi è questo?!”.

Ed effettivamente neanche io lo conoscevo ma dopo averne visto il film, La felicità è un sistema complesso, penso rientrerà nella rosa dei miei registi preferiti.

Ma che film ha fatto?! BEL-LIS-SI-MO!

Non è che mi è piaciuto, di più… molto di più!

Mastandrea, in stato di grazia, è uno che conquista per poi fregare Amministratori di Società inconcludenti, disfattisti, fondamentalmente “Figli di papà” per affidare tutto nelle mani di un’altra Società gestita da un padre despota ed un figlio drogato.

Brutto lavoro ma fatto con estrema professionalità.

Scusate la colta citazione ma mi ha ricordato il lavoro di Richard Gere in Pretty woman e lì arriva la Roberts per fargli cambiare stile di vita e lavoro.

Qui non arriva la Roberts ma diciamo un trio: FIlippo e Camilla, due ragazzi sventurati che perdono i ricchissimi genitori in un incidente stradale; e la ex fidanzata del fratello, israeliana, mezza matta, che dorme sul pavimento e mangia noccioline.

Il trio in questione smuoverà quello che già si muove da 5 anni nel protagonista, ossia l’insoddisfazione per quello che sta facendo e che lo porterà a cambiare vita.

Ora la storia va bene, ci siamo: carina, non banale, ben costruita ma quello che fa la differenza del film sono, secondo me, tre elementi: gli attori, la regia e la musica.

Gli attori. Ho già detto che Mastandrea è in stato di grazia: bravo bravo. Simpatico, ironico, drammatico, divertente. Tutto quello che gli si richiede per la storia. Davvero grande prova. Come bravi sono il solito Battiston, che adoro; i due ragazzi, provati dal dolore ma nella parte; la ex del fratello, mezza depressa, ma fondamentale per la storia.

La regia. Io ora non è che me ne intendo, non è che posso farvi un trattato di cinematografia sulla regia perché non lo saprei fare ma quello che posso dirvi è che se le inquadrature, alcuni passaggi (tipo l’inquadratura che gira come l’automobile in fondo al lago) hanno colpito me che non ci capisco una mazza, e che in genere non faccio caso a queste cose perché seguo più che altro la storia, penso che la regia di questo film sia un pezzo forte: finalmente qualcosa di innovativo all’orizzonte.

E poi la musica: perfetta, costante, originale, azzeccata. La musica è davvero quell’elemento in più che ti fa apprezzare il film. Nessuno nella sala si è alzato ai titoli di coda perché tutti aspettavano di leggere i brani utilizzati nel film. Se avesse preso internet in sala, sarei stata attaccata a Shazam tutto il tempo. Standig ovation per la scelta.

Detto questo due annotazioni:

  • Trento, protagonista indiscussa di film italiani nelle sale. Qui è stato girato “Loro chi?” e qui è stato girato questo film. A questo punto vale la pensa di visitarla, ritengo.
  • E’ il terzo film italiano che vedo di seguito e l’unico non sovvenzionato perché evidentemente non ritenuto di “interesse nazionale” dal Ministero. Bene, vorrei conoscere chi dà queste sovvenzioni per spiegargli quanto non ci capisce una mazza di cinema.

Ora, domani è festa, non prendete impegni ed andate a vedere questo piccolo capolavoro.

Buona visione.

Loro

Qualche anno fa mi imbattei in un cargo battente bandiera liberiana… ah no, quello era mi imbarcai!
Scherzo e ricomincio.
Qualche anno fa mi imbattei nel libro di David NichollsUn giorno” e ne rimasi folgorata.
L’ho adorato e lo adoro.
Una storia d’amore bellissima raccontata in maniera impeccabile.
L’ho consigliato a tutti e lo consiglio ancora.
Poi, come sempre mi succede, sull’onda dell’entusiasmo, ho comprato un altro libro dello stesso scrittore “Le domande di Brian” che ho trovato faticoso e ci ho messo una vita a finirlo.
Ora, nell’ultimo giro in libreria, rivedo lo scrittore sugli scaffali con il nuovo libro e non ho resistito, l’ho preso, per dargli un’altra possibilità e…
HO FATTO BENE!
Noi è un libro davvero ben scritto.
Una storia di amore di coppia e tra genitori e figli assolutamente da leggere perché scorrevole, divertente, a tratti esilarante.
Mentre in Un giorno il racconto era condiviso tra i protagonisti qui racconta Douglas, il marito di Connie ed il padre di Albie.
Inglese, scienziato, un mix tra Fantozzi di Villaggio e Furio di Verdone, ma da immaginare con un aspetto decisamente migliore.
Douglas ci racconta la storia del suo amore per Connie e dell’ultimo viaggio di famiglia con il figlio.
E lo fa su due binari: presente e passato.
Il presente è il viaggio che, prima in tre, poi in due, poi in uno, poi di nuovo in due e poi di nuovo in tre, fanno attraverso l’Europa: Parigi, Amsterdam, Monaco, Venezia, Firenze, Siena, Madrid e Barcellona le città toccate, dove succede più o meno di tutto.
Doglas ti fa morire dal ridere perché è davvero “il personaggio” quello che: posa la bicicletta su un muro ad Amsterdam e provoca l’effetto domino con rischio di rissa e viene salvato da una prostituta; che si addormenta a Siena e si sveglia ustionato; che si fa il bagno a Barcellona e viene attaccato dalle meduse.
Douglas è, però, un uomo molto innamorato della moglie artistoide: lui, con la precisione dello scienziato, che lotta con l’anti convenzionalità dell’arte della moglie e del figlio; che cerca, a modo suo, di tenere unita la famiglia; che per fare troppo, fa disastri.
Il viaggio si accavalla con l’inizio della storia di amore tra Connie e Douglas: il primo incontro, la prima uscita, il matrimonio, la prima figlia, il primo figlio, la casa, il lavoro, loro 3!
È da leggere questo libro perché (ripeto) é davvero divertente e poi perché fa riflettere:
l’accanimento di Douglas nel tenere uniti i tre; la voglia di riscattarsi agli occhi di moglie e figlio; la decisione con cui si ostina a recuperare il rapporto con il figlio.
Non puoi non volere bene a Douglas; non puoi non pendere dalla sua parte; non puó non farti arrabbiare il suo isolamento dalla famiglia e non puoi non lasciarti infastidire da Connie che non si capisce, per buona parte del libro, se ne è ancora innamorata e lo tiene in una specie di limbo (io le odio ‘ste cose: diglielo e basta, no?!).
Non vi dirò dove li porta il viaggio; non vi diró come ne tornano, non vi dirò come finisce, non vi dirò niente di tutto questo perché a me è piaciuto e vorrei che piacesse anche a voi!
Buona lettura.

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