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I difetti fondamentali 

Dunque io non amo i racconti, non mi sono mai piaciuti perché hanno quella lunghezza che non mi permette di affezionarmi.Nonostante questo se un mio amico mi consiglia un libro non mi tiro mai indietro, soprattutto se non so che il libro in questione è proprio un libro di racconti.

Fatto sta che ho comprato, e letto, la raccolta di racconti intitolata I difetti fondamentali di Luca Ricci.

Ora il titolo mi piace assai.

Per quanto riguarda i racconti sono talmente tanti e di varia lunghezza che mentirei se vi dicessi che mi sono piaciuti tutti: alcuni moltissimo, altri poco, alcuni per niente; tutti però, nell’insieme, mi hanno permesso di capire che la scrittura di Ricci mi piace.

Scrive indubbiamente bene e mi verrebbe di consigliargli un racconto lungo quanto un libro ma ritengo a lui piacciano proprio i racconti, considerati i continui richiami che fa fare ai suoi personaggi prima per vari scrittori che si sono dedicati ai racconti: Buzzati prima Savinio, che ho scoperto essere De Chirico, poi.

Il filo conduttore di tutti i racconti è la scrittura o, meglio, sono gli scrittori, per lo più aspiranti tali, dal momento che in ogni racconto c’è uno di loro: in difficoltà, eccitato, solitario, pazzo, etc. etc.

Riassumendo ho trovato: bello, dolce e delicato il racconto dello scrittore che chiama quotidianamente la casa editrice per sapere del suo libro; cattivo quello dell’amico dello scrittore che gode dell’insuccesso dell’altro; misterioso quello del Premio Strega; inutile quello di Carlo Bo ed il sesso; triste Il Suggestionato con lo scrittore che subisce una metamorfosi alla Kafka ma, invece di diventare un insetto, diventa donna; fastidioso, ma per la rabbia che ti fa venire il protagonista maschile, quello della scrittrice donna che si mette con il critico letterario; commovente quello dello scrittore che regala libri antichi.

Alla fine, Ricci mi ha permesso in parte di ricredermi sui racconti. Non mi convincerò mai fino in fondo: ho bisogno di affezionarmi a personaggi e luoghi e questo non mi riesce con i racconti ma ora so di poterli leggere soprattutto per l’immediatezza con cui si arriva nel cuore della storia, per una come me che odia i preamboli.

Esperimento riuscito, ora torno al libro però in attesa che Ricci decida di scriverne uno.

Questione di centimetri

Certo i capelli sono un tormento.
E per le ricce che “ogni riccio un capriccio”; e per gli uomini che “l’unica cosa che arresta la caduta è il pavimento”; e per le bionde che li vogliono neri e le nere che li vogliono biondi; e le ricce che vogliono essere lisce e le lisce che vogliono essere ricce.
Insomma, sull’argomento come fai sbagli!
Io no.
Io ho risolto il problema alla radice, nel senso che li faccio tagliare fino alla radice.
Io sono quella che appena vede un accenno di coda punta a debellarla.
Io sono quella che non sopporta “li faccio crescere, così poi li lego”… non ne capisco lo scopo, mi sembra una fatica inutile.
Io sono quella che pensa che, dopo una certa età, il taglio è necessario per non diventare ridicola.
Io sono quella che odia gli uomini con i capelli lunghi, li preferisce pelati paradossalmente.
Io sono quella che rimpiange il suo periodo da rasata, per tutta una serie di motivi, ma soprattutto perché li trovava bellissimi.
Io sono quella che va dal parrucchiere e gli dice “fai tu” e che, se taglia poco, lo cambia.
Io sono quella che non capisce chi tiene i capelli lunghi perché “a LUI piacciono così” perché i capelli li devi portare tu in testa e, prima di tutto, devono piacere a te.
Io sono quella che si raserebbe di nuovo ma che non lo fa perché non sopporterebbe non sentire tutti i giorni, e per tutto il giorno, quel “sei bellissima” che le dava la forza di arrivare a 18mm.
Io sono quella che pensa che i capelli ricrescono e quindi “ma chi se ne importa” di quanto sono corti!
Io sono quella che “ragazze, donne portateli come volete i capelli (lunghi, corti, ricci, lisci, biondi, rossi, mori) se vi sentite belle voi, sarete belle per tutti!”… certo un centimetro in meno aiuta (e sto a gioca’!).