È stato troppo divertente soggiornare in un paesino della Lombardia in riva al lago, in un gelido inverno durante la prima guerra mondiale.
Troppo divertente osservare la storia delle Sorelle Ficcadenti e dello scompiglio che hanno portato al paese.
Troppo divertente immedesimarsi nella vita del “prevosto” e della sua perpetua illudendosi che i preti di campagna proprio questo facevano: decidere della vita dei parrocchiani; aiutarli nelle scelte; compatirli; ascoltarne le disavventure; non sopportarne le decisioni.
Andrea Vitali descrive un mondo che non c’è più, e chissà se c’è mai stato, e lo fa in maniera esilarante, ironica, divertente.
Poche anime in paese: il prete, la perpetua, una famiglia con un tonto e un padre invalido, un maresciallo. Poche anime e povere, di quelle che si lavavano una volta al mese, in un’unica stanza con la zuppa solo il giorno dell’epifania.
Tutte vengono toccate, travolte e stravolte da due sorelle: bellissima l’una e orribile l’altra. Sulle due aleggia un mistero che forse mistero non è; un omicidio, che forse non si consuma; un matrimonio, che forse non si celebra.
Tutto così il libro, e questa ne è la forza, tutta una tensione; tutto intorno a qualcosa da scoprire: ma ci sarà davvero qualcosa da scoprire poi? Ma succede davvero qualcosa? Da dove arrivano queste sorelle Ficcadenti e cosa hanno in mente?!
È un mistero misterioso così ben scritto che vale in sè la lettura a prescindere da quello che scopri: forse niente, forse non importa, forse meglio non sapere.
