Non so che dire: l’ho aspettato tanto ed è già finito!Che peccato, che brutta cosa, che disdetta.
Anna di Niccoló Ammaniti.
Sarà che io lo adoro, sarà che è suo uno dei miei libri preferiti, sarà che era tanto che non leggevo qualcosa così fuori dal comune ma Anna non l’ho letto, l’ho divorato e mi sono pure dovuta trattenere… ho anche dovuto rallentare.
Ma come fa?! Ma come gli vengono?!
Un virus, partito chissà poi perché dal Belgio, uccide tutti tranne i bambini.
Il mondo è deserto.
Il mondo, nella fattispecie, si ferma in Sicilia dove vive Anna che, insieme al fratello Astor, cerca di sopravvivere.
Nonostante non ci siano che bambini succede di tutto: la ricerca del cibo; le lotte con i cani e la loro amicizia incondizionata; la speranza di salvezza; il primo amore; la ribellione del fratello; seguire le regole del quaderno della mamma; lottare, sperare, sopravvive, vivere.
E come poterlo fare se non attraverso gli occhi di una preadolescente?!
Peccato che intorno a lei solo distruzione e morte.
Affascinante, intrigante, angosciante questi aggettivi mi vengono in mente per descriverlo perché ci sono così tante cose in questo libro che non va descritto va letto.
Anna è fantastica, non si ferma davanti a niente: nessun dolore, nessuna sofferenza, nessuna paura per una ragazzina di 13 anni che ne ha viste di ogni.
Ammaniti è sempre una garanzia: ambientazioni surreali; descrizioni splatter; idee geniali; ragazzi protagonisti; cani fedeli.
Ammaniti o lo si odia o lo si ama, non può lasciare indifferenti ed io lo amo.
Lo so, sono di parte, ma come si fa a non volergli bene?! Come?!
Uno che ti descrive una vita che “non ci appartiene, ci attraversa”; che dice che “l’amore è mancanza”, perché “sai cos’è solo quando te lo levano”; che rende una ragazzina di 13 anni un’eroina lo puoi solo amare e io lo amo.
Punto. Leggete.