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Nomen Omen

Scusate ma che nome è Gabrio Tullio?!

Scusate ma perché i genitori danno ai figli dei nomi a cazzo?!

Scusate ma perché non si pensa che un neonato dovrà portare quel nome tutta la vita.

Tipo: perché non c’hanno pensato i miei quando sono andati all’anagrafe e mi hanno condannato a portare “Nunzia” addosso per tutta la vita, e dai! E io mo’ mi devo inventare i vari Kiuky, Margie, Nancy e quant’altro per sopravvivere.

Ora io dico, io sono stata un caso… cioè proprio un caso no… ma era quasi 40 anni fa, papà voleva che avessi il nome della mamma e, disgraziatamente per me, mia nonna si chiamava così e non mi venite a dire “e però è il nome di nonna!” e lo so ma, amici, nonna aveva un nome BRUTTO… è bene che si sappia e a me NON piace.

Ohhhhhhhh, poi che:

  • ci ho fatto l’abitudine;
  • che chiunque mi conosce di fatto non mi chiama così;
  • che ho fatto di tutto nella vita per farlo dimenticare ed associarlo a me cercando di far ricordare una persona almeno simpatica

…ok,  ma che fatica, ragazzi, che fatica!

Comunque, passano gli anni, siamo in un’epoca ultramoderna e mi tocca sentire cose che noi umani sarebbe meglio non sentissimo!

Prendo spunto da questo poverino di Gabrio Tullio Ramazzotti ma potrei fare mille altri esempi; pure alla di lui sorellastra con Celeste non è che sia andata tanto meglio, che mi fa venire in mente Cyranda de Pedra.

Ma un classico: Marco, Francesco, Matteo, Luca o una classica Sara, Valentina, Valeria… che cavolo ne so, non è più semplice?!

Ma ci rendiamo conto che un nome non è solo un nome se uno se lo deve portare dietro tutta la vita?!

E’ facile fare gli alternativi con il nome degli altri!

Se una Nunzia, per esempio, per diventare un minimo più interessante deve cercare di essere simpatica, si deve inventare un blog, deve capirne di moda, scrivere su tutti i social network, come minimo un Gabrio Tullio deve diventare imperatore… e dai, siamo seri!

La semplicità premia sempre, sentite a me. E i nonni avranno abbastanza buon cuore da non volere che pure i nipoti siano condannati ad un nome di merda.

Fidatevi, è così, siate davvero moderni: semplificatevi!

To be continued

Io non mi devo infilare nelle trilogie perchè se mi ci infilo non riesco più a uscirne fino a che l’ultima pagina del terzo libro non è finita ed ora sto all’ultima pagina del secondo che, peraltro, ti lascia a bocca aperta! Già quando mancano 100 pagine nel secondo mi viene l’ansia da acquisto del terzo. Lo so, non sto bene ma tant’è!
Dell’Amica geniale ho già detto, ora parlo del secondo libro della trilogia, Storia del nuovo cognome, di Elena Ferrante, che mi dicono scrivere sotto pseudonimo per cui non si sa bene chi sia. Poi approfondisco ma ora ho l’urgenza di dirvi che chiunque essa sia: sa scrivere ed in maniera impressionante.
Entrambi i libri sono un po’ faticosi all’inizio. Per le prime 100 pagine non dico che ci si annoi ma quasi, ci sono un po’ di lungaggini, di episodi che sembrano inutili poi però in 50 pagine succede di tutto e resti a bocca aperta e cominci a divorare il romanzo ad andare avanti perché devi sapere come procede la vita di Lina e Lenù, dove andrà a parare! Perché una pensa: va bè, ma la vita di due ragazze di un rione napoletano del dopoguerra che avventure potrà mai nascondere?! Che storie potranno mai essere?! E invece, quando meno te lo aspetti, eccola lì che arriva la sorpresa!
La dinamica è sempre la stessa: una che vive all’ombra dell’altra e ne racconta le vicissitudini che si incastrano con la sua vita che, peraltro, è molto più interessante!
Nel secondo libro si racconta l’adolescenza: andiamo dai 16 ai 23 anni ma già queste due (soprattutto una) hanno fatto tutto quello che si puó fare in una vita normale e, soprattutto, attuale non degli anni ’60!Un tourbillon di eventi: matrimonio, figli, amanti, partenze, ritorni, studi, lauree, libri, fabbriche, pazzie, povertà, ricchezza, comunismo e bla bla.
Ieri pensavo: devi andare a Milano, ti mancano 50 pagine, non è che puoi portarti due libri, infatti le ultime 50 pagine sono volate con exploit finale che mi spinge a smettere di raccontarvi perché devo cominciare il terzo. Saluti.