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Misteri della Fede 

Oh, la domanda nasce spontanea: ma che fanno al bagno le donne?

E la risposta pure nasce spontanea: se non lo sai tu che sei donna!

E lo so ma io sono veloce e lo so perché me ne accorgo dalla faccia che fanno le altre donne quando esco dal bagno.

Dunque, ultima mia esperienza al bagno dello stabilimento balneare.

A parte che io consiglierei ai gestori di prevedere SEMPRE per le donne almeno due bagni perché uno non basta, non basterà mai, non può bastare; comunque, arrivi alle 10 te ne vai alle 20 e trovi sempre una lunga processione: SEMPRE.

Ma com’è possibile?!

Ora io dico: ok l’inverno (e manco tanto perché pure lì se non sei di legno è un attimo) ma comunque al mare veramente un costume devi tirare giù… E quanto ci vorrà mai?!

E, invece, a quanto pare ci vuole.

E aspetti, aspetti; e la fila si allunga, si allunga.

E chiedi: chi è l’ultima?!

E conti 10 persone davanti e pensi non ce la farò mai.

E poi arriva la Madonna (donna incinta che aspetta il bambinello) che scalpita e la fai passare, che poi io dico: se lo sai che te la fai sotto ma muoviti per tempo.

E aspetti aspetti.

E ne entrano 1, 2, 3… 9 e ognuna ci mette quei 5 minuti che pensi “è cascata dentro il water”, “è uscito un serpente e l’ha pizzicata”,  “è successo qualcosa… di grave… chiamiamo i soccorsi!”.

E poi senti lo sciacquone e dici “dai, sono salva” e passa un’altra ora.

E poi finalmente senti la porta che si apre e realizzi che forse, se ‘sta bradipa si muove a levarsi di mezzo, riuscirai a non fartela sotto.

E ma comunque rimane un mistero della fede: ma che fanno le donne in bagno? Perché ci mettono così tanto?!

Sarà forse lo stesso mistero che le spinge a muoversi a coppia? Una tiene tira giù i pantaloni o su la gonna e l’altra fa pipì?!

Ma quello che vi dovete dire non ve lo potete dire fuori e permettete alla gente di evitare di uscire con Thena Lady?!

Io boh, proprio non capisco.

Premiamo la ditta

È stato troppo divertente soggiornare in un paesino della Lombardia in riva al lago, in un gelido inverno durante la prima guerra mondiale.
Troppo divertente osservare la storia delle Sorelle Ficcadenti e dello scompiglio che hanno portato al paese.
Troppo divertente immedesimarsi nella vita del “prevosto” e della sua perpetua illudendosi che i preti di campagna proprio questo facevano: decidere della vita dei parrocchiani; aiutarli nelle scelte; compatirli; ascoltarne le disavventure; non sopportarne le decisioni.
Andrea Vitali descrive un mondo che non c’è più, e chissà se c’è mai stato, e lo fa in maniera esilarante, ironica, divertente.
Poche anime in paese: il prete, la perpetua, una famiglia con un tonto e un padre invalido, un maresciallo. Poche anime e povere, di quelle che si lavavano una volta al mese, in un’unica stanza con la zuppa solo il giorno dell’epifania.
Tutte vengono toccate, travolte e stravolte da due sorelle: bellissima l’una e orribile l’altra. Sulle due aleggia un mistero che forse mistero non è; un omicidio, che forse non si consuma; un matrimonio, che forse non si celebra.
Tutto così il libro, e questa ne è la forza, tutta una tensione; tutto intorno a qualcosa da scoprire: ma ci sarà davvero qualcosa da scoprire poi? Ma succede davvero qualcosa? Da dove arrivano queste sorelle Ficcadenti e cosa hanno in mente?!
È un mistero misterioso così ben scritto che vale in sè la lettura a prescindere da quello che scopri: forse niente, forse non importa, forse meglio non sapere.