Il cerchio non si chiude

E niente, cerchiamo la Ferrante e picchiamola! Ma come si fa a finire una trilogia così??? Ma sei pazza subito! Una comincia il primo libro, pensa “adesso vado avanti, vedrai che il cerchio si chiude” e poi passi nel secondo e resti appesa e poi finisci il terzo e capisci che non s’è chiuso niente!!!! Allora, o scrivi un altro libro, e peró diventa una “quadrilogia” e ‘sta cosa non esiste;o mi chiudi il cerchio, cara la mia sig.ra Ferrante!!!!!
Ma che modo è???
Per carità, pure il terzo libro vola; per carità, tante cose da leggere, da scoprire, da amare, da odiare;
per carità… ma NON si può, e sottolineo NON, finire così…
Io ora devo sapere.
Bello, peró eh, bello. Finisce bene, mi piace, diciamo che è un happy end ma può essere che sia così banale la fine??? Può essere che una scrittrice così arguta, così interessante, così pulita nella scrittura decida di finire una trilogia con il trionfo dell’amore come i più infimi Harmony?! Ma io non ci credo, io non ci voglio credere.
Uscendo dal loop della fine devo dire che anche questo terzo libro è davvero ben scritto, qui siamo alla fine degli anni ’60, inizio e metà ’70 quindi: terrorismo, brigate rosse, lotte sociali. Il tutto vissuto di traverso dalle protagoniste. La solita fastidiosa Lila (personaggio odioso, posso finalmente dire dopo 3 libri) che, però, in questo terzo sfuma, quasi scompare e lascia finalmente la scena alla vera “amica geniale”: Lenù. È lei che si riscatta dal rione, che prende una laurea, che cambia città, che fa un “buon” matrimonio, che un po’ delude nelle scelte di vita ma che alla fine trionfa… con l’amore! Gli uomini anche qui figure marginali, di contorno, visti con gli occhi delle protagoniste, mai in prima persona, mai autonomi. Le ambientazioni variano: da Napoli si passa a Pisa e poi Milano e poi Firenze. I personaggi si moltiplicano con un unico punto fermo: il rione. Bello. Tutto bello. E bravi. Tutti bravi: brava Lenù a riscattarsi, brava Lila a sfumarsi, brava la Ferrante a scrivere, bravi tutti… ma ora la domanda è una ed una soltanto: io come faccio a rimanere su quell’aereo?!

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