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Blogger we want you

Scena: a cena da una mia amica con altre amiche.

Una di loro mi dice: “Sai sto al libro nr. 6 di De Giovanni, come da te consigliato sul blog”;

un’altra mi fa: “Dopo aver letto di FrùFru abbiamo fatto un ordine collettivo di Clarisonic online”;

un’altra ancora: “Senti ma quest’anno le borchie vanno o non vanno più e che ne pensi delle ballerine?!”.

A questo punto mi si dice: “ma perché non partecipi al concorso “Blogger we want you” di Grazia.it per avere il bollino?!”.

Ehhhhh?! Che cosaaa?! E come si fa?!

Ed è così che prima ancora di prendere il caffè, quindi con poca cognizione del mio nome e cognome, stamattina sono approdata sul sito dove leggo il regolamento per poter partecipare.

Ok.

Subito l’intoppo: decidere a quale categoria appartenere perché qui, lo dice lo stesso sotto pancia del blog, si parla “di tutto un po’ e un po’ di tutto”.

Quindi, non è facile ma ci provo.

Adoro i libri, e si percepisce dalla quantità di recensioni postate e soprattutto adoro consigliarli. Se solo lo 0.99% di chi mi legge ne ha comprato uno perché da me consigliato, mi sento una persona felice (e lo so mi ci vuole poco); idem con patate (ma al forno, che fritte fanno male) per il cinema, anche se ultimamente sono poco diligente. E lo so, recupererò è che, ragazzi, in 6 mesi mi sono successe tante di quelle cose che lo potrei girare io un film… ma questa è un’altra storia… andiamo avanti.

La mia passione smodata per la moda la conoscono pure i sampietrini. La rubrica, sempre attiva qui sopra e che ricordo ai più distratti vadobenecosì, di cui all’omonimo post, non è cosa da lasciar passare in cavalleria. Non dimentichiamoci mai che ogni occasione richiede un suo preciso outfit e che io sono pronta ad alzare la paletta per dire sì o no ma senza la pretesa di giudicare, semmai di aiutare su un legittimo dubbio.

Ancora, qui si parla di sentimenti (i miei per lo più e ultimamente meglio che mi lego le mani con una catena, la chiudo con un lucchetto di cui butto le chiavi per non scrivere quello che mi passa per il cuore); e poi di grammatica, di galateo, di social network; di amicizia; di politica; di uomini e di donne; sicuramente non leggerete di cucina ma per il resto, ragazzi, impossibile catalogarmi… direi che la categoria lifestyle ( così come presente nella sezione di grazia:  http://www.grazia.it/stile-di-vita ) é quella che mi si addice di più.

Bene, e ora?! E ora pensateci voi!!!

http://blogger.grazia.it/blogger?id=1913

Seguitemi.

Allergicamente

E niente, penso di avere un’allergia. E lo so è un guaio. Devo trovare una soluzione. Le allergie sono cosa brutta. Non so come spiegarvela, è una specie di orticaria. Mi parte un prurito strano alle mani che mi spingerebbe ad usarle tutte le volte che sento uno/una che dice:

1) “una persona di colore”, di quale colore?! Mi viene sempre da dire. NON si dice: si dice “nero”, ma ci vuole tanto?! “Di colore” è un’espressione finto buonista, finto tollerante, di fatto razzista!

2) “Piuttosto che” usato in senso disgiuntivo. Vi odio: non siete più fichi se lo usate così, non è semplicemente previsto nella lingua italiana; non vuol dire “o”, ma chi cazzo ve lo ha insegnato?! Io divento matta ma lo sento a tutti i livelli, in tv è un dilagare: NON È CORRETTO! Ci hanno scritto pure un libro al riguardo, ecco leggetelo e rassegnatevi, sennò quel prurito diventerà un moto fisico e quindi uno schiaffo al primo che mi capita!

3) “Midia” in luogo di media. Trattasi di parola latina (non mi fate fare la maestrina che non mi piace! Ma porca zozza!) quindi si legge mEdia: ohhhhhh! Midia se lo sono inventato gli inglesi che non sanno pronunciare la “e” come noi, ma noi non siamo inglesi, siamo italiani e l’italiano arriva dal latino. Mi viene un embolo!

4) “Un attimino”… devo spiegare?! Un attimino e ti meno… ecco come ve lo spiego! Ma meno di un attimo che ci può essere?! Un nanosecondo?! Ecco, dite un nanosecondo non mi dite “un attimino”!

5) Sulla scia del punto 4) mi provocano allergia tutta quelle frasi con diminutivi/vezzeggiativo usati senza senso e derivanti, probabilmente, da continui rapporti con bimbi, che (ahimè) vengono trattati da deficienti! I Flanders stavano in un coartoon, lasciamoli lì: “Tesorino, andiamo a farci un pranzetto al ristorantino e magari ci mangiamo un dolcino?” Arghhhhh, so io dove te lo devo mettere il “dolcino”!

6) “Qual è” scritto con l’apostrofo. Vedi, sebbene sia virgolettato e dovrei scriverlo con l’apostrofo per farvi capire l’errore, non riesco, il mio dito si rifiuta! Ma dove le avete fatte le scuole elementari dico io?!?!?

Mi devo fermare che il prurito, al solo pensiero, è aumentato e non riesco più a scrivere… ma tu guarda alle volte il corpo come deve reagire!