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Take your time

É una settimana ormai che è iniziato settembre ed è da una settimana che sento e leggo i buoni propositi da iniziare con questo mese, partito, peraltro, di lunedì quindi meglio di così si muore!

Non so perché settembre, o meglio, lo so: è un po’ come gennaio che è un “inizio” ma settembre di più; è sempre stato un “nuovo inizio”. Non so bene perché, sicuramente c’entra il retaggio scolastico, sicuramente c’entra il fatto che uno torna dalle vacanze; fatto sta che tutti sono pronti a ricominciare di slancio in questo nono mese dell’anno.

E io?! E io… boh! Io…

  • cerco di sopravvivere;
  • mi attacco al Dio delle piccole cose per ricominciare nella mia routine, tipo cercare di ricordarmi che sulla vespa ci vuole il casco e cercare di ricordarmelo prima di salirci, il che, vi assicuro, non è facile;
  • faccio liste e le disfo;
  • cerco di farmi piacere lo svegliarmi la mattina inventandomi nuovi look per andare in ufficio. In particolare, cercando di trovare nell’armadio tutte le sfumature di colore da abbinare alla nuova borsa di Cruciani, arrivata a fine luglio e poco usata;
  • mi sforzo di farmi venire la voglia di tornare in palestra, ipotizzando attività fisiche mai provate che mi aiutino a riattivare i muscoli in beato relax;
  • mi ingegno a trovare soluzioni, che purtroppo non ci sono, per aiutare le mie amiche del cuore a superare momenti difficili e impazzisco perché non ci riesco, perché non sempre c’è una soluzione, perché bisogna solo aspettare che “passi la nottata”;
  • ipotizzo il prossimo viaggio, le prossime ferie, il prossimo week end e simulo andate e ritorno da Marte;
  • faccio i miei buoni propositi, tra cui quello di stare lontano da persone che ti chiamano e non ti chiedono manco “come stai?” perché sono troppo prese da sé;
  • esigo di mantenere la mia tranquillità e la mia voglia di essere libera di decidere di dire un sì oppure un no;
  • tengo fede al motto giordano del “take your time” che poi è l’unica cosa che conta. Provateci anche voi e vedrete che, alla fine,  non serve molto altro per ricominciare… o almeno è quello che mi ripeto da 8 giorni :-)!

Mangiate tranquilli

Ho comprato questo ebook per caso un po’ perché, come ho già detto, mi piace prendere i primi in classifica, un po’ perché mi piaceva il titolo; ed è stata la volta di: Omicidi in pausa pranzo.
Penso che sia una delle migliori e più appropriate letture che si possano fare in ferie.
Ambientato in un ufficio di Milano come tanti, la protagonista si ritrova ad essere una involontaria testimone di un omicidio avvenuto nel suo ufficio. La vittima un’inetta ed inutile impiegata di cui tutti conoscevano l’incapacità lavorativa.
L’omicidio in questione, però, non sarà l’unico perché faranno la stessa fine: l’impiegato saccente ed il dirigente incapace. Insomma ci si imbatte in un serial killer che punisce gli incapaci e, parliamoci chiaro, chi nelle sue giornate lavorative non ha pensato almeno una, due, cento… mille volte di un altro collega “che meraviglia se non ci fossi!”… io non mi nascondo dietro ad un dito e confesso di averlo fatto… più o meno una volta al giorno!
Comunque il libro scorre: è divertente, niente che sia avvicinabile al premio nobel per la letteratura ma spassoso. La protagonista decisamente simpatica e sfigata al punto giusto ma non troppo, tanto che si conclude tutto con un necessario e auspicabile happy end.
Quindi: nonostante matrimoni mai celebrati, morti ammazzati, speed date inutili, fobie e paranoie… vissero tutti felici e contenti!

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