Sono sempre preoccupata quando un autore mi chiede di leggere il suo libro.
Già vi ho spiegato com’è andata con il mio amico al quale, per paura di deluderne le aspettative, ho tenuto ferme le 50 pagine del romanzo per mesi.
Con lo stesso timore ho prima acquistato e poi letto Amata tela di Giulia Madonna e, vi devo dire che, per come sono fatta io e per la scrittura che piace a me, dopo circa 10 pagine il mio istinto era quello di abbandonarlo.
Poi, però, il libro mi ha catturata, mi ha avvinghiato nella sua tela… che non è quella del ragno come pensavo io!
Era la scrittura che mi respingeva: sembra talmente costruita da dare fastidio all’inizio; ero lì che pensavo “e sbaglialo un congiuntivo!” e no, nessun congiuntivo né passato remoto messo fuori posto, forse qualche ripetizione qua e là, ma nell’insieme si percepisce la cura di chi scrive.
Forse era un po’ che non leggevo un romanzo d’amore e, forse, in questo periodo ne sono troppo distante, ecco perché all’inizio ho faticato a capire il travolgente amore di Eugenio e Francesca che nasce negli anni ’80 per chiudersi (?!) ai giorni nostri.
Artista più o meno maledetto lui; architetto più o meno inquadrato lei. Si conoscono, si amano alla follia di un amore, però, passionale e possessivo, troppo possessivo tanto da allontanarli per tanto, troppo tempo. Salvo poi riunirsi?! Non so, leggetelo e vi saprete rispondere.
Con loro ci sono Eros, Carlo e Anita e il papà di lei. Stop, finito, così pochi personaggi per una storia d’amore che vi porterà alle lacrime di gioia o di dolore?! E dai, NON SO: leggetelo e vi saprete rispondere.