Che belle le certezze.
Che bello quando apri un libro e sai che non ti deluderà, che non potrà deluderti.
Che bello quando leggi Manzini e Rocco Schiavone.
Che bello.
E che peccato che il tutto duri troppo poco, anzi è durato anche più del previsto perché, al solito, quando stava per finire ho allungato il brodo: mi sono distratta con il telefono, ho cominciato a chattare con le amiche, mi sono fatta venire sonno.
E così, le vicende romane (pre Aosta) di Rocco se ne sono andate in un baleno.
Quanto è divertente, come è scorrevole la scrittura, quanto mi piace ‘sto Rocco.
Poi, leggerlo sapendo già che ci sarà una fiction interpretata, peraltro, da Giallini, che è uno dei miei attori preferiti, mi ha reso il tutto ancora più appetitoso.
Dei racconti che vi posso dire?
Sono ben strutturati, brevi ma: omicidio, assassino, indagini, vita di Rocco, storia passata, storia futura, amici di Rocco, coprotagonisti del vice-questore; Roma, le Clarks, accenno ad Aosta dove sarà trasferito, le canne, Marisa… e tutto c’è, tutto il mondo di Rocco che poi diventerà protagonista dei libri.
La scrittura è pulita, non arzigogolata, lineare; c’è il dialetto ma non troppo, c’è la risata e il dramma. C’è tutto e tutto mi piace.
Solo un grande difetto: troppo breve, tutto troppo breve; 5 indagini sono davvero troppo poche.
Io su che mi butto ora?!
Mannaggia la paletta, Rocco torna presto!