La colpa non è sua che l’ha scritto ma la mia che l’ho comprato.Io raramente ho letto un libro così inutile.
Mi sono fatta affascinare dal titolo “D’amore si muore ma io no” ed il titolo rimane l’unica cosa da apprezzare.
Assolutamente inconcludente: quando sei quasi alla fine pensi “ma dove vuole arrivare lo scrittore?!”.
E da nessuna parte vuole arrivare lo scrittore.
La storia è quella dell’ultimo poeta professionista vivente che, a Torino (e ve lo dico perché lui ci tiene) vive una storia d’amore; la quale storia d’amore non è né tragica, nè infelice, nè felice… è una storia d’amore come mille altre e, per questo, inutile da raccontare. Ma proprio inutile!
Giacomo e Agata: lui il poeta, lei l’aracnologa e già qui dici “vabbè”; si conoscono, si amano. Manco flirtano più di tanto. Pure una storia d’amore facile. Poi interviene una distrazione, poi lei parte per lavoro, poi si lasciano e forse si ritrovano.
Punto, finita la storia. È o non è inutile?!
Il tutto scritto come potrei scriverlo io su questo blog. Ecco, forse proprio questo mi ha infastidito: la scrittura.
Il modo di raccontare, come fosse un diario, non so, o una chiacchiera tra amici.
Poi a me se vuoi fare il simpatico a tutti i costi (e lo scrittore vuole farlo!) è il momento che mi diventi proprio antipatico.
Ma poi ventimila inutili digressioni sulle vecchie storie d’amore del poeta vivente.
Il fastidio proprio.
La cosa più bella del libro è la fine, ma non il finale, proprio la fine quando leggi i ringraziamenti.
Andiamo avanti va.