La questione è questa: quando finisco un libro di quelli seriali (nella fattispecie una trilogia) mi sento sempre un po’ orfana.
Questo perché quando non so che leggere o meglio, cosa comprare di nuovo, mi tengo sempre un pezzetto di questi libri seriali per andare sul sicuro.
E invece ho terminato La trilogia del male di Costantini. E ora?
Il fatto di poter sguazzare tra la Libia e l’Italia, tra gli anni 70 e i vari mondiali di calcio (1982/2006); tra omicidi più o meno cruenti, con un vice questore incazzato e cinico, mi metteva sicurezza. Ora devo provare ad affezionarmi a qualcun altro.
Per la verità a me Michele Balistreri non ha mai fatto troppa simpatia: odio i cinici per natura ma quando poi ti addentri nella storia di questo cristiano pensi che forse qualche ragione per avercela con il mondo c’è.
Un padre esempio da “non seguire”, una madre che fa una finaccia, un fratello perfetto, amori vari ed eventuali, una ricchezza non voluta e non pulita sono tutti elementi che forse qualche problema te lo creano.
In questo libro c’è proprio la resa dei conti: continui i flashback tra il 1969-1970 e i giorni più o meno nostri (agosto 2011). Molte parti del libro si trovano nei libri precedenti ma qui si chiariscono, il non detto esce.
Gli intrecci sono appassionanti, la scrittura affascinante, i personaggi loschi, le belle figure poche, quasi nessuna, ma non se ne sente la mancanza direi.
Mi è piaciuto molto leggere Costantini al quale consiglierei di fare più attenzione ai titoli dei libri per non rischiare di essere considerato uno scrittore da collane giallistiche.
Alla fine Balistreri mi mancherà anche con il suo cinismo. Mi mancheranno più che altro i colpi di scena che ogni tanto dici “oh mamma mia!”.
Ora però mi serve un libro d’amore o mi tocca fare una strage.