Io resto qui

Quando leggo che tra i finalisti del Premio Strega c’è Balzano, penso che devo leggerlo; quando scopro che non ha vinto, penso che sia meglio così perché a me i libri vincitori del premio Strega non piacciono mai.

Infatti Resto qui di Balzano mi è piaciuto moltissimo.

Mi è piaciuto come tutti i libri di Balzano perché ti portano in un’epoca antica che non è la tua.

Qui vivi per qualche ora in Trentino, al confine con la Svizzera, a Curon un paese che subito dopo la guerra viene seppellito sotto una diga.

Balzano ci racconta la storia di una famiglia di lì che decide di non abbandonare mai la propria casa nè per i

Nazi fascisti nè per la diga.

Una famiglia in cui Eric e Trina si amano e affrontano tutto con una dignità rara: il rapimento di una figlia; il figlio nazista; la guerra; i soprusi; la fame; il freddo; gli italiani; i tedeschi.

La storia è raccontata da Trina in prima persona che, per essere figlia di contadini, ha studiato, è colta, conosce sia tedesco che francese e fa la maestra, quando c’è la pace; perché in guerra fa tutto, anche prendere scelte decisamente estreme.

Il libro ti travolge, ti cattura, lo finisci in poche ore.

Ti appassiona perché ti porta nella crudeltà della guerra; nello schifo della fame; nell’inspiegabilità del progresso; nella rabbia dell’abbandono.

È un libro che pur raccontando della seconda guerra mondiale è tragicamente attuale e andrebbe letto nelle scuole, per capire tante tante cose.

Bravo Balzano, io mi allontano, voi restate qui (cit.).

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