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Fidatevi di me

Mi sono sempre chiesta come si faccia a scrivere un libro a quattro mani. Oddio, mi sono sempre chiesta anche come si faccia a scrivere un libro ma questa è un’altra storia.

Comunque, sono curiosa di sapere come si fa e, se mai avrò il piacere di conoscere Francesco Abate, mi sono ripromessa di chiederglielo. Perché mi immagino scene tipo: seduti a tavolino, tu dici una cosa, io ne dico un’altra e poi uno dei due scrive; oppure tu fai un pezzo, io ne faccio un altro e poi li uniamo; o ancora io mi occupo di questo personaggio, tu dell’altro e poi mettiamo insieme; insomma, non so e vorrei sapere.

Il tutto perché ho letto un altro libro di Abate (e lo sapete che c’ho il debole!) con Massimo Carlotto questa volta, di cui niente mai avevo letto.

Il libro è Mi fido di te ed è troppo divertente.

Si tratta della storia di un malavitoso che non puoi non amare perché come tutti i personaggi di Abate (e stavolta Carlotto) criminali, disgraziati, irrimediabilmente disonesti, fondamentalmente stronzi sono così affascinanti, bellocci e figli di una buona mamma, che si fanno adorare.

Lui è Gigi Vianello, e per tutta la lettura ho pensato a come cavolo gli è venuto in mente questo nome (ma d’altronde me lo chiedo per tutti i nomi dei personaggi dei libri di Frisko), che fa ridere di suo ma che poco c’entra con la figura di questo “bastardo” che prima droga il Veneto e poi intossica la Sardegna.

Bè la prestoria in Veneto è da lacrime agli occhi. Lui, incastrato in una famiglia di pazzi e straricchi criminali con la figlia oca ed i suoi piani telefonici, riesce ad incastrarli e scappare e si rifugia in Sardegna, che avvelena con cibo scadente, salvo aprire un ristorante di elìte. Qui, però, una donna segnerà la sua fine ed il passato ritornerà spedendolo in una “campagna di Russia” da dove chissà come uscirà… perché non è dato sapere.

Divertente, colorito, spassoso, con il gradito ritorno del “cattivo cronista” Rudy Saporito ed un sottofondo musicale di tutto rispetto “se fosse stato un film, ma questo non è un film” e meno male altrimenti avrei dovuto sentire “Mi fido di te” come canzone finale e io, consentitemi, ma Jovanotti e la sua zeppola proprio non li sopporto!

Povero Benito

Finendo l’ultimo libro di Abate mi sono accorta che non ne ho neanche uno in cartaceo ma li ho tutti su kindle. E quindi?! Direte voi. E niente, una considerazione, rispondo io! Ma che mi fa pensare che quando, e se, avrò la fortuna di incontrarlo dovrò passare in libreria a prenderne uno perché da brava fan avrò bisogno di suo autografo con possibile dedica.
Mi piace troppo come scrive: pulito, scorrevole, lineare come al solito. È un piacere ed una sorpresa ogni volta.
Qui siamo nel Getsemani, in realtà no ma è come se lo fossimo. Il Getsemnani è un gruppo di case, immanginate una Milano 2, ma in Sardegna. E in questo Getsemani seguiamo le strampalate vicende di un gruppo di disgraziati: Antonio, l’edicolante buono e sfigato nonchè cornuto; Armando, il ragioniere e marito improbabile; Efrem (ma che nome è?!) comunque l’enigmatico belloccio; Elena, la maga dei segni; Mara, la vedova bianca; l’Avv. Moro, diciamocelo senza peli sulla lingua: la stronza; Renzo, l’intrallazzino paraculo.
Chi per una ragione, chi per l’altra si trovano in mezzo ai guai e si industriano per risolverli insieme ma il diavolo ci mette lo zampino e la spunterà uno solo!
La storia è divertente ma al solito la scrittura batte tutto.
Mi piace sempre di più Abate, è una garanzia con sono i suoi inevitabili colpi di scena che rendono una storia apparentemente banale sempre coinvolgente.
Sempre bravo lui sempre più affascinata io.
Unico immenso neo questa volta è la fine di Benito Peardo perché se hai l’accortezza di dare un nome e un cognome ad un cane non puoi, non devi permettere che finisca così. Non è affatto giusto. Stacci attento la prossima volta, capito France’?!