Ma che bel libro che ho letto.Ci ho messo un po’ a riprendere in mano un libro di Franzen.
Dopo Libertà, che non mi è affatto piaciuto, ho avuto bisogno di tempo ma sono stata ben ripagata.
Ho fatto bene a cedere perché Purity mi è piaciuto tantissimo!
Franzen deve aver avuto grossi problemi da piccolo con questa famiglia, perché ha troppo una fissazione sui rapporti familiari ma, va detto, che li sa analizzare.
Qui parte tutto da uno strano rapporto madre (Anabel) e figlia (Purity detta Pip) appunto.
Un rapporto morboso, particolare solo che poi Purity prende un po’ il largo e la situazione sembra stabilizzarsi, più che altro per la lontananza delle due.
Intervengono una serie di personaggi apparentemente non collegati tra loro che, invece, sono collegati pure troppo.
Ogni capitolo parte con la versione di una storia che, idealmente, completa il personaggio successivo perché tutti stanno raccontando la stessa: cominciando e fermandosi dove arriva l’altro.
Spero di essermi spiegata perché è davvero più complicato raccontarlo che leggerlo.
Lo stile è sempre asciutto, senza troppi fronzoli, pulito, impeccabile.
La storia contorta al punto giusto e con incursioni storiche legate alla Germania dell’est ed alla caduta del comunismo. Insomma, non si legge solo di una famiglia ma di un periodo storico quanto meno complicato.
È piacevole, è coinvolgente, è avvincente.
Ad un certo punto non riuscirete a staccarvene perché: quando cominci a capire quello che sta succedendo; chi inciucca con chi; chi era l’amante di chi, la bocca non si vuole chiudere fino a che non ne vieni a capo.
Il finale è di quelli che piacciono a me.
Forse banale ma non ne avrei voluto uno migliore.
Bene, bravo Franzen, ho ricominciato a volerti bene.
Leggetelo.