A mani nude

La prima cosa che mi viene da pensare quando inizio un libro di Paola Barbato è: ma che guaio ha passato ‘sta donna?!

Faccio un discorso un po’ banale e qualunquista ma, mentre mi sembra quasi normale leggere di morti ammazzati (male) da un uomo, mi fa strano pensare che tanta crudezza possa arrivare da una penna femminile.

Ben inteso, non che mi dispiaccia, sapete già quanto prediliga gli scrittori uomini alle donne, una sorta di femminismo al contrario il mio, fatto sta che Paola Barbato mi piace molto e mi lascia senza parole e con un’inquietudine addosso che non so spiegarvi.

Il libro è A Mani nude e racconta di una sorta di fight club da dove, però, pochi escono vivi.

Pazzesco, un libro folle, violento, crudo, splatter, cattivo, emozionante.

Un libro che ricorda Ammanniti e la sua follia, sia per l’ambientazione, sia per il protagonista adolescente.

Colpi di scena, crudeltà, durezza, una durezza rara.

Da metà libro in poi ho cominciato a chiedermi: ma da dove ti arriva tanta cattiveria, io neanche se mi impegnassi fortemente riuscirei a pensare a un mondo simile, ad una tale ambientazione.

Comunque si legge d’un fiato e sei lì a fare compagnia ai cani, a Davide, ai suoi colleghi; e tifi, e ti incazzi, e pensi che non si può, e poi rimani esterrefatta perché la fine è di una tale, perfetta crudeltà che solo una donna poteva immaginarla.

Astenersi stomaci deboli, per il testo leggetene tutti,

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