Io seguo un gruppo su Fb che si chiama “Sto leggendo questo libro” e più di una volta mi era apparsa l’immagine di libri di Maurizio De Giovanni.
Visto che lo scopo principale del fatto che seguo il gruppo è proprio quello di trovare spunti di lettura, lo vedi una volta, due e tre, alla quarta lo compro.
Come al solito non mi informo prima, quindi non so che De Giovanni ha scritto 7 libri sul Commissario Ricciardi che seguono, più o meno, un ordine logico.
E quindi ne compro uno… fortunella io perché prendo proprio il primo “Il senso del dolore – l’inverno del commissario Ricciardi”.
E così entro nel favoloso mondo di questo commissario, che vive a Napoli durante il periodo fascista ma, in realtà, potrebbe essere qualsiasi altro periodo perché almeno da questo primo libro, a parte qualche piccolo accenno, la presenza del duce è sfocatissima.
Il Commissario è un uomo sui 30/35 anni, di bella presenza che pensa solo al lavoro, che vive con una tata e condivide le giornate con il brigadiere Maione, suo fedele compagno di lavoro.
Il giallo da risolvere qui è quello di uno scorbutico, fastidioso, odioso tenore, Vezzi, che muore dissanguato nel proprio camerino con almeno 5/6 possibili assassini.
La meticolosità del Commissario, ovviamente, eviterà di mettere in carcere un innocente o, meglio, di farcelo stare per più del dovuto.
La scrittura è scorrevole, i personaggi ben delineati, il giallo ingarbugliato al punto giusto ma senza esagerare.
Lui, Ricciardi, un protagonista da scoprire (d’altronde è solo il primo libro) ma fa tenerezza, suscita umanità e un sorriso per la passione nascosta che nutre da dietro alla finestra della sua camera, in vestaglia e retina. Immagine d’altri tempi che ispira tenerezza e che mi ha spinto a comprare il secondo libro prima ancora di finire il primo.
Perché la cosa che adoro delle “serie” (chiamiamole così!) è che il giallo passa, è un pretesto, ma il protagonista rimane e se è un bel protagonista va seguito… stay tuned.