Dopo aver passato quasi tutta l’estate a leggere libri gialli, con due o tre distrazioni romanzesche, ho pensato che fosse necessario cambiare genere.
Così mi hanno consigliato Liminov di Carrère e l’ho preso.
Come al solito non avevo idea di cosa fosse perché, in tutta sincerità, se avessi saputo mai lo avrei approcciato.
Liminov è una biografia, e io odio le biografie, di un esponente non proprio pulito della politica russa.
Tanto per cominciare, lo scrittore francese, che racconta tutto in prima persona, si esprime come se raccontasse una cosa “per sentito dire” e non proprio per aver chiesto all’interessato e già questa cosa mi ha lasciato perplessa.
Ora, ripeto, non mi piacciono le biografie quindi non ne leggo e non ho idea di come vadano scritte ma, sinceramente, non immaginavo questo.
Liminov si vanta tanto (e ne vanta soprattutto l’autore) di questa fantastica vita avventurosa.
Nasce povero, vuol emergere; diventa criminale poi poeta, poi sarto; si introduce al sesso, si innamora; lascia l’URSS e va a New York, pensando di non poter mai più far rientro in patria; qui vita da poveraccio, dissoluta; prova ad essere gay e scrive il fantastico libro ” Il poeta russo preferisce i grandi negri” (io boh!), poi diventa maggiordomo, poi scrittore; poi si innamora di nuovo; cade il muro; torna in Russia, combatte; fa parte dell’opposizione al governo di Eltsin con un gruppo di scalcinati; viene arrestato con accusa di terrorismo, ma non è vero; sconta 4 anni e lo liberano.
Fine della vita avventurosa.
Per carità, magari di cose ne ha fatte, di avventure ne ha passate ma non quelle che avrebbe voluto fare o dire lui.
Si presenta, o meglio lo presenta Carrère, fin dalle prime pagine come una specie di eroe, uno che ha intenzione di spaccare il mondo e poi? Un loser, ecco cos’è: un perdente. Ne esce fuori uno che parla parla ma alla fine non conclude niente, lui stesso della sua vita dice che é stata “una vita di merda”.
Fai lo scrittore e basta, mi verrebbe da dirgli che mi pare che per il resto non hai neanche troppo le idee chiare.
Mi ha urtato dal primo momento che è comparso nel libro, cioè da subito.
La cosa fantastica è che, secondo me, pure lo scrittore che ne scrive, non lo apprezza più di tanto. Ed è questo che mi ha lasciata perplessa.
Come minimo dovresti stimarlo uno per scriverne la biografia, o no?
Comunque, interessante il libro soprattutto per il quadro che dà della storia russa anche se pure qui: mi sembra tutto lisciato, tutto superficiale.
E poi Carrère si parla addosso, ci sono capitoli e capitoli sulla vita privata sua e della di lui madre che sinceramente “ma chi te l’ha chieste?”, “ma che c’entrano ai fini della storia?”.
Non capisco, ancora mi interrogo.
Intanto, il mio esercizio intellettuale pure per quest’anno l’ho fatto. Forse non sarò abbastanza all’altezza, per quanto mi riguarda è già tanto che l’ho finito.
E se io fossi Carrère ora mi dilungherei a raccontarvi i miei studi, le mie letture, quante volte vado al bagno, cosa mangio, cosa bevo ma grazie a Dio non lo sono quindi vi saluto e vado oltre.
anche per me le biografie sono un deterrente…se dovessi tentare un approccio credo che, alla luce della tua opinione, non inizierei da questo libro 🙂 complimenti per il tuo angolino!!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie!!! Ecco, magari una biografia più interessante la prossima!
"Mi piace""Mi piace"