Qualche settimana fa un mio amico napoletano mi ha scritto: ” Sono appena uscito da teatro, ho visto uno spettacolo bellissimo, se arriva a Roma devi assolutamente andare”.
L’altra settimana, girando in vespa, ho visto un autobus con su la pubblicità proprio di questo spettacolo (dovete sapere che una delle mie fonti per conoscere tutto quello che fanno a Roma è proprio guardare le pubblicità affisse sui bus… a volte l’Atac può tornare utile, non sempre va denigrata!).
Lo spettacolo in questione era (ed è) Appunti di viaggio di e con Lina Sastri.
Avverto la mia nuova compagna di teatro e si va.
Ora, prima di tutto, devo dire a Neri Marcorè, che qualora gli saltasse nuovamente in mente di mettere in scena uno spettacolo con parola e canto, gli consiglio (al di là di rinunciare che non è cosa sua) di studiare a memoria lo spettacolo della Sastri: perché è esattamente così che si mette in scena un mix di musica e parole.
Lina Sastri ripercorre la sua vita e la sua carriera, da sola sul palco, a piedi nudi, in un vestito rosso che la rende meravigliosa. Dalla nascita (bimba non troppo voluta di una famiglia povera) ai primi passi sul palcoscenico, all’incontro con i grandi De Filippo e Totò; di vari personaggi, come Filomena Marturano e fantastici artisti, come Pino Daniele. Il tutto intervallato da splendide canzoni napoletane con l’accompagnamento di percussioni, chitarra, violino, contrabbasso, fiati.
Emozionante.
Lei è bravissima, affascinante, bella: lei è Napoli.
Le canzoni strappano applausi dall’attacco e anche lacrime, per chi come me è molto sensibile.
Il teatro stracolmo di superfan: tra tutti segnalo il Signore dietro di noi che si è spellato le mani per applaudire, consumato la voce a dire “Brava” e che, a fine spettacolo, ha fatto un gesto bellissimo: si è alzato e le ha portato un’unica rosa rossa, bellissima, con un gambo alto quanto lei.
Ecco, questa è stata la giusta chiusura di uno spettacolo che va assolutamente visto.
PS. alla signora che ha pensato bene di portare una bambina non ancora in grado di parlare allo spettacolo ho bisogno di dire, come ha fatto un’altra signora del pubblico: “E così no, però eh, nun se po’!”. Amen.