Dunque, non apro twitter per una giornata.Vi rientro e trovo #fertilityday.
Chiedo cos’è e prontamente mi si invia un link che vi allego perché io manco ve lo spiego che cos’è: http://www.ilpost.it/2016/08/31/fertility-day/, il tutto corredato da foto a dir poco imbarazzanti.
Ora chi vi scrive è una donna di 41 anni, che non è dotata di un particolare istinto materno.
Sono una di quelle che in vita sua ha avuto la smania di fare un figlio solo due volte e solo perché follemente innamorata, dal momento che ho sempre pensato che un figlio debba essere il frutto di un grande amore, che puoi incontrare a 20 o a 50 anni, non mi interessa.
Odio quelle donne che passerebbero sul cadavere della madre per diventare madri a loro volta è che, una volta raggiunto lo scopo, si annullano in funzione del pargolo.
Detto questo, trovo aberrante che un Ministro della Repubblica si faccia promotore di un’iniziativa a dire poco offensiva per le future madri, per i futuri padri, per i futuri figli.
Ma chiariamo alcuni punti:
1) una donna è donna anche se non diventa madre (questo proprio come regola di vita!);
2) non sempre non essere madre è una scelta ma può essere una necessità (mancanza di lavoro), un’impossibilità (non riuscire ad averne), un quel che cazzo vi pare;
3) se uno decide di fare il figlio mi auguro che non lo faccia a seguito di un incitamento del Governo, anche perché laddove il Governo c’ha messo la mano era meglio che si faceva i fatti suoi (vedi la Cina e la sua politica delle nascite);
4) l’argomento è talmente delicato che ci si dovrebbe vergognare a trattarlo in maniera così leggera. Dietro c’è la sofferenza di molti che vorrebbero ma non possono, che aspettano di aspettare e non la cicogna (ma come cazzo vi è venuta in mente quella foto!).
Ora, l’unico invito che mi viene da fare alla Ministra Lorenzin per il 22 settembre, giorno indicato per il #fertilityday, è di fare la valigia e andarsene lei e i due pargoli che ha serenamente messo al mondo (senza che nessuno la incitasse a farlo) ad andarsene a fare in culo.
Saluti!
Scusate le parolacce ma “quanno ce vo, ce vo”!