Io stavo leggendo un altro libro.
Poi domenica sono entrata in libreria e non ho resistito: ho dovuto comprare quello di Giorgio Fontana.
E questo non perché ha vinto il premio Campiello (perchè, sinceramente, tutti i libri che ho letto vincitori di premi mi hanno deluso: mi sembrano, soprattutto quelli letterari, più un riconoscimento alla carriera che un omaggio all’opera) ma perché ho pensato che per aver vinto il premio uno scrittore così giovane, il libro (Morte di un uomo felice) dovesse essere davvero bello e lui davvero bravo.
E, signori e signore, così è: il libro è davvero bello e lui davvero bravo.
Leggi e capisci perché tu scrivi un blog e lui, nato nell’81, scrive un libro e ci vince pure un premio.
Lui è scrittore, tu no. Ed è giusto così.
Il libro è ambientato nel suo anno di nascita, con una dovizia di particolari nel descriverne il clima, che pensi l’abbia lui stesso vissuto.
La storia è quella di un magistrato qualunque, brava persona, che indaga su uno (ma potrei dire 10, 100, 1000) omicidi commessi dalle BR in uno dei periodi più bui della nostra Repubblica.
E fin qui niente di nuovo: io non ne ho letti, ma immagino ce ne saranno migliaia di libri sull’argomento.
Quello che affascina è il modo di scrivere; sono i pochi ma definiti personaggi; è il mondo di questo orfano di partigiano, di questo magistrato che crede nella giustizia e nelle persone e che, addirittura, vorrebbe conoscere le ragioni alla base di tanta rabbia, di tanta violenza (ti lascia senza fiato lo scambio di accuse con il brigatista); che sa mandare in galera un terrorista ma non può aiutare suo figlio Daniele, vessato dai coetanei.
E, parallela alla sua, si racconta la storia del padre (Ernesto) ucciso dai fascisti: e pure lì non respiri quando muore perché il suo unico pensiero è lasciare un biglietto con su scritto “dai un bacio a Giacomo”.
E vi chiederete: Giacomo chi è?! Ma Giacomo è il nostro protagonista, che custodisce gelosamente quel foglietto e ne fa il suo baluardo per la giustizia.
Insomma brividi e applausi. Tanti.
PS: lo scrittore spiega che il
libro è legato (“dittico ideale” dice lui) a Per legge superiore e, manco ve lo devo dire, sto andando in libreria.

Mi hai fatto venire voglia di leggerlo. Lo compro!
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Non te ne pentirai!
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