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Libertè

E poi imbattersi in un capolavoro,
in uno di quei film perfetti che ti prendono il cuore, te lo strappano dal petto, te lo centrifugano e te lo rimettono a posto.
Uno di quei film che ne fanno uno su un milione.
Bello, delicato, perfetto.
Mommy è questo.
Vedetelo e non ve ne pentirete.
Vedetelo e mi ringrazierete.
Vedetelo e capirete cos’è il talento, perché uno che produce questo è quanto meno uno bravo. Bravissimo!

La Mommy in questione é Diane, una signora volgare nell’aspetto che, anche se apparentemente non sembra, mette la sua vita al servizio del figlio Steve, che è un ragazzo “problematico” diciamo!
Dopo aver fatto un casino in un istituto, glielo rimandano a casa e qui comincia la difficile vita a due che ben presto diventa a tre per l’intervento di una altrettanto problematica vicina di casa, Kyla.
Dal momento in cui i tre si incontrano entri nel loro vite e ti scordi del resto.

É così intensa la storia e sono così bravi loro (tutti) che vorresti cominciare a piangere a metà del film e fermarti domani.
Perché quello che fanno Diane, Steve e Kyla lo fai tu; perché se ridono, ridi con loro; se piangono, sei con loro disperata; se mangiano, hai fame; se ballano, ti muovi anche tu; perchè sono tre “disadattati” che si riadattano a modo loro, insieme, ed è bellissimo.

La voglia di libertà di Steve; l’amore e la disperazione della mamma; la depressione straziante della vicina Kyla; la perfetta ambientazione; la musica strappa emozioni; le scene che tolgono il fiato come la corsa con le bici, la tragedia al supermercato,  il karaoke con Bocelli,  la lotta tra Steve e Kyla: tutto questo è Mommy.

Intenso, meraviglioso, emozionante come solo l’amore di una mamma per il figlio può essere; un amore che non può cambiare, può solo aumentare anche se non sempre si riesce a dimostrarselo ma che poi “Mamma, noi ci amiamo sempre?”, “Certo, Steve, è la cosa che ci riesce meglio!”.

Applausi.

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Domandandocivi

A volte mi chiedo, quando ho un po’ di tempo e magari sto in taxi o in treno o in aereo, come ora, ecco a volte mi chiedo:

Stai bene?

Stai male?

Sei raffreddato?

Quanto sei innamorata del tuo ometto?

Mangi? Bevi? Dormi?

La fai la cacca?

Sei sempre vegetariana?

Ti manco?

Mi pensi?

Sono già bis zia?

Ti ricordi di noi 2?

Hai voglia di cinese?

Ma come si fa a fidarsi di nuovo?

Sei stanco?

La odi sempre la Pausini?

Come sarebbe stata la nostra vita se fossimo rimasti insieme?

Ti bastano ancora i vestiti che ti ho fatto comprare?

Lo leggi questo blog?

E i completini li fai ancora?

Che ne pensi di Renzi?

Ma lo sai che non ho ancora la tracollina di Chanel?

Ecco, così, a volte di chiedo questo… e altro …. ma soprattutto mi chiedo: sei felice? Perché se sei felice, io sto a posto così!

 

 

 

Ciccio

Sapete a che pensavo l’altro giorno?! A quanto sono complicati i rapporti interpersonali, soprattutto quelli di coppia; a quanto è difficile capire e farsi capire; a quanto non potrà mai essere un mondo perfetto; a quanto tu vuoi uno, uno non vuole te, a te ti (lo so, non si dice, ma rende l’idea!) vuole un altro e il cerchio non si chiude.

E’ complicato, ragazzi/e, è molto complicato. Oggi si sente di tutto: la crisi dell’uomo con figli che si sente costretto nella vita familiare e che vorrebbe distrarsi  (o forse già si è distratto)con qualcun’altra; la donna stufa di essere moglie e mamma e che vorrebbe cedere a qualcuno, magari anche più giovane; l’uomo che lascia tutto perché si è innamorato di un altro uomo; la donna che torna dall’ex; l’uomo che si innamora della sua migliore amica; e, insomma, chi più ne ha più ne metta. Il panorama è variegato.

La cosa di fondo, però, che rimane è che ciclicamente siamo portati a trovare dei diversivi, a “distrarci”, a lasciarci coinvolgere da qualcuno o qualcosa che esce dalla routine e, sapete che vi dico, tutto questo è meraviglioso.

Io, dal basso della mia non esperienza, vi dico che non c’è assolutamente niente di male. Io diffido sempre di quelli che è tutto perfetto; che lui ama me, io amo lui e amen; che “siamo la coppia più bella del mondo”, non è che non ci creda, anzi, nessuno ci crede più di me (resto sempre l’ultima delle romantiche, lo sapete) ma va benissimo, ed è possibile distrarsi; non dico che si debba fare ma dico che, se si fa, nessuno vi butterà la croce addosso, nessuno vi giudicherà perché sfido chiunque a non essere caduto in tentazione almeno una volta nella vita. E le tentazioni sono state create per essere colte, sennò vivevamo in paradiso e sai che palle!

Vi dico questo perché sempre più spesso mi si chiede (sempre a me, sempre dal basso della mia non esperienza!) ma secondo te questo/a ci sta o non ci sta; e se mi scrive questo che vuol dire?! Ma guardate, nel 90% dei casi vuol dire che sta tentennando ma che cederà.

Sempre più spesso, infatti, dopo aver letto i vari messaggi o aver sentito le più variegate storie mi capita di ripensare al detto “Mamma, Ciccio mi tocca (Toccami Ciccio, toccami Ciccio)!”… quello che dico io è: ma invece, di perdere tempo, ma perché non vi lasciate “toccare” da Ciccio e la finite col teatrino che tanto non serve a nessuno e, soprattutto, non serve a voi?! Non vi impelagate in questioni morali che tanto non aiutano nessuno e, soprattutto, non aiutano voi! Io penso sempre che sia meglio vivere di rimorsi e non di rimpianti… e poi potrei esprimermi con altri mille modi di dire ma mi sono stancata e, come dice mia mamma, al centesimo whatsapp che le mando (lei ancora alle prime armi) “ mo’ basta!”.

Nota di Redazione: tutto quanto sopra va bene ora che sono single, al mio prossimo Lui dico già da ora “azzardati a farmi una cosa così e ti spezzo tutte le falangi!”. That’s it!

Chi viene e chi va

Vitali è davvero troppo divertente. Ormai leggere i suoi libri è diventato come seguire una serie a puntate.

Questo Olive comprese sembra (non mi sono documentata se lo sia veramente!) il seguito di 4 sberle benedette ed è altrettanto divertente.

Bisogna arrivare a pagina 100 su 400 per districarsi con i personaggi, ma piano piano ti appassioni.

Ritrovi il Maresciallo Maccadó, che dopo essersi stanziato definitivamente in questo paesino in riva al lago, continua con la moglie a mettere al mondo figli, fino ad arrivare alla cifra stabilita di sei. In disparte, quasi assente, il Prevosto ma presentissimo il Podestà con la moglie mezza matta. Esilarante la storia di Risto e del suo bambino di un paio di chili; e di Filzina col fratello Cucco; e preoccupante, ma con lieto fine, quella del disertore, figlio del direttore delle Regie poste.

Mi piace stare in quel paese in riva al lago per l’atmosfera che si respira, fatta di cose semplici; fraintesi; doppi sensi; misticismo; indagini a lieto fine.

Vitali è una garanzia, un porto sicuro di tranquillità, una finestra sul periodo più tragico della nostra storia eppure vissuto da persone normali e forse ignare di quello che sta succedendo sopra di loro. Insomma, Vitali andrebbe letto ad intervalli regolari, che poi è quello che sto facendo, tanto per non perdere l’abitudine. Vitali val bene una messa del prevosto… o forse due, tre, dieci!

Se il tempo fosse un gambero…

Chissà perché io non ho letto questo libro prima; chissà perché me lo sono fatto sfuggire quanto era un best seller, fatto sta che l’ho letto ora e mi è piaciuto assai.
Molto forte, incredibilmente vicino è la storia di un bimbo che perde il papà l’11 settembre nell’attacco alle twins tower ma non è tanto importante come il papà muore quanto il rapporto che c’era tra i due e l’amore che viene fuori ad ogni pagina.
Per lo più il bambino narra in prima persona salvo poi delle incursioni dei nonni che parallelamente raccontano la loro storia: sotto gli attacchi aerei a Dresda nella seconda guerra mondiale. Anche se potrebbe sembrare un po’ troppo politicamente corretto; un po’ troppo filo americano il libro racconta solo l’amore: quello di un figlio verso un padre; di un nonno verso il figlio; di una nonna verso un figlio/nipote/ marito insomma un circolo vizioso di sentimenti viscerali raccontato con maestria.
Ti innamori subito di questo bimbo che ha 7 anni, si veste solo di bianco, scrive lettere all’universo mondo; cerca di sfuggire al senso di colpa di non aver parlato con il papà prima che morisse. Un bimbo problematico, particolare, sui generis: un bimbo geniale.
Ed intorno a lui: una mamma distrutta dal dolore di aver perso il marito; una nonna che ne ha vissute di ogni; un nonno che va e viene; ma soprattutto un papà che non c’è più ma che è e sarà molto forte, incredibilmente vicino sempre!
E non puoi non commuoverti, non puoi non pensare a come sarebbe andata se si vivesse al contrario in modo da “essere tutti salvi”.

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