Pensavo che è più facile scrivere male di un film che bene perché quando ti è piaciuto poche sono le parole.
Se il film è: carino, ben recitato, ben sceneggiato ed ambientato; con attori all’altezza; con una storia divertente e ben costruita; con una musica divina ma che cosa gli vuoi dire di più?!
E niente, forse questo!
Il nome del figlio è proprio questo.
Davvero un film carino, ben fatto, da vedere.
Cena tra amici, cognati, parenti.
Cena in una casa di radical chic comunisti: piena zeppa di libri in un quartiere di Roma in rivalutazione (sono certa che si tratti del Pigneto).
5 persone: fratello e sorella con i rispettivi coniugi e l’amico di sempre.
La cena parte da un gioco che si trasforma in una serie di litigate e confronti: cose non dette che, finalmente, si dicono; segreti svelati; problemi da risolvere; frustrazioni confessate.
Il tutto tra una zuppa di cavolo ed una crostata. Il tutto tra una presa di posizione e l’altra; tra un attacco ed una difesa; tra un tweet e una telefonata; tra un esercizio di ginnastica e un video rubato.
Loro tutti bravi, tutti affiatati, tutti complici, tutti intonati come nella perfetta canzone di Lucio Dalla abbinata al film.
Quanta nostalgia, quanta perfezione in un solo testo con il parallelo di loro ragazzi che cantavano anni prima la stessa canzone.
Ed è bello pensare che, come nella canzone, se telefoni tra 20 anni sempre lì li trovi, tutti e 5 con le loro debolezze, le cose non dette, i segreti ma sempre inevitabilmente insieme.
Bello.
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Monsignor Della casa
Vogliamo parlare un po’ di educazione o meglio di maleducazione?!
Io ne sento la necessità.
E’ maleducazione senza se e senza ma:
- Ciancicare la gomma o, peggio ancora, fare gli scoppietti. Io so come mangio la gomma… lo faccio male perché dopo 5 minuti che la tengo in bocca mi viene voglia di fare gli scoppietti. E’ per questo che non la mangio quasi mai o, se lo faccio, solo nell’abitacolo della mia macchina e solo perché penso di aver l’alito pesante… non sia mai mi scappi di dare un bacio a qualcuno. Lo scoppietto è brutto da sentire, è maleducato, si fa senza accorgersene e dà al cervello. Bene.
- Usare il telefonino a tavola. Allora potete immaginare quanto io usi il telefono, più che il telefono, lo smartphone con tutti gli annessi ed i connessi (vedi Fb, Twitter, whatsapp etc etc) ma la tavola deve essere un’isola felice. In generale ne odio l’utilizzo in gruppo, se lo prendo in mezzo alla gente è solo per immortalare la serata o il momento con una foto, non per utilizzarlo in altro modo perché, se si sta mangiando o parlando con altre persone, è brutto da vedere uno che sta con il telefono in mano.
- Parlare sugli altri. Conversazione tra 2, 3, 10 persone, si sta amabilmente dialogando e poi c’è sempre il pierino della situazione che deve sopraffare gli altri nella conversazione. Arriva il turno di tutti, rilassati e stai al posto tuo!
- Chi arriva in ritardo o in anticipo! NON si fa. Il primo perché non puoi sequestrare le persone per il comodo tuo: la vedo come un’appropriazione indebita del tempo altrui e non mi piace. Sul contrario: se uno dice alle 8.30 non possono essere le 8! Non è corretto. Perdi tempo, fatti un giro, ma non puoi rompere i marroni a chi è puntuale! Maleducato tanto quanto il ritardatario. Ecco.
- I giudizi non richiesti. Allora, non possiamo piacere a tutti, e per fortuna dico io. Il punto è che se uno non vi piace per un nuovo taglio di capelli, per un nuovo colore, per un abbigliamento particolare non c’è bisogno di dirglielo in faccia. Un minimo di filtro ci vuole tra adulti. A meno che non siate amici intimi, molto intimi, genitori, sorelle o fratelli del soggetto in questione, state zitti se uno non vi piace perché può essere che la gente ci rimanga male ed a voi cosa ve ne entra?! Già il silenzio parla di fronte ad un nuovo look quindi, come direbbe il buon Crozza nei panni di Razzi, “fateve li cazzi vostri!”.
Al solito mi fermo a 5 ma già mentre scrivo mi sono venute in mente altri 5 punti per cui Monsignor Della casa si rivolterebbe nella tomba. Ci ritorno.
Drin Drin
E’ successo questo.
Ho scelto un libro perché mi piaceva l’edizione, mi piaceva il titolo, insomma mi piaceva. Lo comincio, poi in sequenza:
- mi contatta un’autrice su twitter, compro il librosu Amazon, arriva e lo leggo;
e quello iniziato lì
- esce il quarto libro della Ferrante lo compro e lo leggo;
e quello iniziato lì
- mi contatta un altro scrittore su twitter, compro il suo libro su kobo lo inizio, lo finisco
e quello iniziato sempre lì
- finalmente, finiti tutti, riprendo il mano quello iniziato e… LO FINISCO!
Oh, un libro sfortunato direi ma non per questo meno piacevole.
Telefono senza fili di Malvaldi.
Sono stata sempre incuriosita da questa saga dei vecchietti e mi è sembrato giusto (anche se forse non lo è) partire dall’ultimo uscito, non fosse altro per una questione di comodità.
Per chi non conosce i vecchietti: si tratta della storia di avventori di un bar, gestito da Massimo, e capitanati da Ampelio a Livorno (o provincia non so bene) che aiutano la polizia a risolvere dei casi.
Non vi sto a dire qual è il caso in questione perché non sono qui per fare spoiler.
Vi posso dire che, però, il libro e senz’altro ben scritto, la scrittura è divertente con delle incursioni in dialetto toscano del tutto comprensibili; il giallo in sé non è molto appassionante, ve lo dico, ma è divertente tutto il contorno: Massimo ed il cappuccino della Commissaria Alice, su tutto.
Lettura scaccia pensieri, insomma consigliata.
Un altro consiglio che vi do è quello di leggere i ringraziamenti dell’autore che ho trovato deliziosi, delicati, veri.
Let me know.
Predestinati
Proprio l’altro giorno pensavo alla casualità degli incontri e a come, quando meno te lo aspetti, ti può capitare di incontrare qualcuno.
E pensavo che senti quella che l’ha conosciuto sull’aereo, l’altro che l’ha conosciuta in treno e facevo la seguente considerazione: ma solo io, nonostante faccia Gigi la trottola, non conosco uno straccio di personaggio nel mio peregrinare?!
Allora ieri vado a Padova e avevo 3.17 ore di viaggio all’andata e altrettante al ritorno! Daje, impegnati.
All’andata (a parte che per me svegliarmi alle 6.30 è la morte, al punto da farmi girare le scatole fino a domani quindi diciamo che non apro bocca almeno fino alle 11), poi: guarda Fb, rispondi al trenino di Twitter; scrivi e pubblica il post; rispondi ai commenti; leggi 7/8 libri… e l’andata è andata!Il ritorno pure peggio perché a tutto quanto detto ci infilo pure un riposino.
Ed è così che mi sono fatta sfuggire il personaggio dell’allegata foto il quale ha preferito rimorchiare la mia vicina di posto. Con il piglio del Latin Lover della Romagna, partendo da quando è nato Gesù tanto ha fatto, tanto ha detto che la poverina ha mollato il numero di telefono.
Lui, oltre ad essere vestito come vedete, ha cacciato da Firenze a Roma una tale quantità di empietà che il treno poteva muoversi solo con quelle; l’ha messa all’angolo, con finale invito a pranzo per l’indomani.
Vedi, alle volte, gli incontri… così quando meno te lo aspetti riesci ad evitare il destino.
Credo che al prossimo viaggio oltre a: guarda Fb, rispondi al trenino di Twitter; scrivi e pubblica il post; rispondi ai commenti; leggi 7/8 libri; il riposino… ci infilo pure la manicure, così tanto per essere cerca di non inciampare in un “destino” qualsiasi!
Moda Sociale
Allora, ragazze (perché tanto qui gli uomini non scrivono a vadobenecosi@gmail.com) per darvi qualche dritta ho cominciato a seguire su Twitter, Facebook e Instagram qualsiasi tipo di stilista: dai classici Armani, D&G, Ferretti, Valentino a Valli, Lavin, Elie Saab ai più proletari Zara, H&M, Max & co e insomma chi più ne ha più ne metta.
Così appena apro, soprattutto instagram, sono bombardata da immagini meravigliose di cose che vorrei e difficilmente potrò avere ma che comunque danno stimoli di sogno e di acquisto!
Per due settimane è stato un continuo di immagini estive con la settimana della moda prima a Milano e poi a Parigi, una corsa all’estate 2015 e ti prende malissimo perché tu devi cominciare a riporre i costumi e loro ti fanno pensare a quelli per l’anno prossimo.
Comunque, chiuse le sfilate, si è ricominciato a ragionare e a parlare di autunno/Inverno e qui la tristezza corre su filo, non tanto per l’abbigliamento quanto per la stagione in sè che mai riuscirà a piacermi.
Ma andiamo avanti, rassegnamoci, e andiamo avanti.
Come vi ho già scritto quest’anno vanno tantissimo i cappottini ma vi aggiungo che sono tornati di moda anche i parka; grazie ad una richiesta su vadodobenecosì ne ho trovati di carinissimi, da Armani a Herno a Woolrich si sono sbizzarriti! Ah, per chi non lo sapesse i parka sono quei giacconi con la culisse in vita e il cappuccio; per chi non sapesse cos’è la culisse consiglio di seguire un’altra sezione del blog perché, evidentemente, la moda non è cosa vostra.
Sui cappotti poi, sulle borse, sugli stivali sono di gran moda le frange… personalmente non le amo, mi fanno troppo Pocahontas ma pare che se non hai almeno un accessorio “con” sei assolutamente “out”, quindi frangettatevi!
Oh, poi, scusate ma devo aprire una parentesi che ho sulla punta delle dita da un po’… io voglio denunciare e poi provvedere ad un processo ed infine all’arresto del nuovo stilista di Moschino che ha reso un marchio originale, sfrontato, cool, come era Moschino, una vera pacchianata. Dunque, ammesso e non concesso che nel Missouri si sappia di moda , Jeremy Scott che da lì viene non è assolutamente all’altezza della buon’anima di Moschino. Ha imbrattato tutta la collezione con pupazzi dei fumetti e dei cartoni dalla Barbie a quel coso giallo che non so come si chiama e manco lo voglio sapere. Inorridisco al pensiero. Mi vengono certi nervi che non vi posso spiegare. Il tutto poi venduto a caro prezzo! Che fastidio! Boicottatelo, vi prego!
Ok, sono andata fuori tema, scusatemi ma non potevo più tacere.
Au revoir.



