Ho visto A star is born in tv.
Lo danno in anteprima su Infinity.
Un’unica cosa ho pensato per due ore di film ed é questa:
QUANTO
CAZZO
È
BONO
BRADLEY
COOPER?!
QUANTO?!
Sul film non ho altro da aggiungere.
Saluti.
Ho visto A star is born in tv.
Lo danno in anteprima su Infinity.
Un’unica cosa ho pensato per due ore di film ed é questa:
QUANTO
CAZZO
È
BONO
BRADLEY
COOPER?!
QUANTO?!
Sul film non ho altro da aggiungere.
Saluti.
Allora, visto che sembra che io mi lamento sempre, che non mi piace mai nulla, che mi parte sempre la “ciavatta”, voglio parlarvi di un film che mi è piaciuto tantissimo: Vice.
Storia degli Stati Uniti piuttosto recente, più di due ore di film, ero abbastanza prevenuta. Sono passati 5 minuti e mi sono subito rilassata. Mi è piaciuto da subito.
La “struttura narrativa” (e qui sembro una seria!) è ben fatta ed originale; direi addirittura “geniale” la voce narrante, che quando scopri chi è, ti alzeresti in piedi ad applaudire il regista e lo sceneggiatore che, in questo caso, mi sembra siano la stessa persona, ossia Adam McKay. Bravi, bravissimi gli interpreti: tutti. Immenso Bale, irriconoscibile e con una panza che fa provincia di Washington.
La storia è quella del Vice Presidente degli Stati Uniti, Dick Chaney e del di lui staff che ha più o meno preso le redini del paese sotto la presidenza Bush, che ne esce come ce lo siamo sempre immaginato: un “bamboccione” al potere. In alcuni momenti, data la somiglianza degli attori ai veri protagonisti, ti sembra di guardare un documentario più che un film.
Io non sopporto i “complottismi”, sono sempre un po’ scettica, ma devo dire che quello che esce dal film non infastidisce, anzi sembra drammaticamente e tragicamente tutto vero. Crude alcune immagini ma sono quelle della realtà, le torture in Afghanistan ad opera dei soldati USA, per esempio.
La riflessione che ho fatto alla fine del film è che sempre dietro un uomo, piccolo o grande che sia, c’è una donna (forte, stronza, arrivista, determinata) che comanda la baracca. Ma possibile che sia sempre così?! A quanto pare sì.
Bravo Brad Pitt a produrre il film che ha disseminati qui e là dei colpi di genio che ne meritano la visione, vi do qualche input: titoli di coda non nella coda del film, il cuore e, come già detto all’inizio, la voce narrante… capirete guardando.
Hollywood è viva e lotta con noi, buona visione.
Io ho visto Bohemian Rhapsody.
Non dovevo farlo perché mi è “partita la ciavatta” e vi racconto perché.
È troppo facile fare un film su un mito ed è troppo difficile farlo male.
Ci sono riusciti.
Dopo i primi 5 minuti il protagonista mi ha urtato così tanto il sistema nervoso che mi ha indisposto tutte le 2 ore di film.
Ok, Freddy aveva i denti un po’ sporgenti ma non era una caricatura.
Se vuoi approcciare un mito non ne devi fare una macchietta, lo devi rendere credibile e per me il tipo non lo è.
Due ore lunghe, noiose, con gli unici spazzi di emozione dati dalle canzoni, dalla musica, ma troppo facile se la musica in questione è quella dei Queen.
Ci mancherebbe pure.
Devo dire che il resto della band é riuscito meglio, soprattutto il chitarrista, Brian May: uguale e per niente caricaturale.
Per il resto: NO, su tutti e tutto.
Non mi è piaciuto niente a parte gli ultimi 20minuti, quelli sì emozionanti ma grazie tante trattasi del Live Aid a Wembley. Sono 20 minuti di pura musica, quella dei Queen, 20 minuti di emozione, 20 minuti che risollevano un film inutile e fatto male; 20 minuti che se cerco su YouTube posso guardare tutti i giorni dalla viva voce del protagonista, Freddy Mercury, quello vero, il mito, l’icona di stile, il genio della musica.
Quei 20 minuti arrivano alla fine di 2 ore di supplizio e ci credo che la gente esca dal cinema emozionata, lo ero anche io ma l’emozione te la dà la musica non un film inutile e fatto male che si sta approfittando di un personaggio unico che ha cambiato la storia della musica.
Per carità.
Che fine abbiamo fatto? Che fine abbiamo fatto noi italiani generosi, accoglienti, altruisti, ospitali? Che fine abbiamo fatto?!
Questa è la prima domanda che ti viene in mente guardando il docu film di Nanni Moretti “Santiago, Italia” che racconta del colpo di Stato avvenuto in Cile l’11 settembre (data ormai nota per altro) 1973.
Moretti non fa un racconto imparziale, nell’unico fotogramma che in cui si vede, lo dice apertamente ad uno dei soldati che scontano una pena per l’omicidio di n persone in un carcere cileno.
Il film è una raccolta di testimonianze di esuli accolti prima dalla nostra ambasciata italiana in Cile, quindi arrivati in Italia e qui naturalizzatisi.
È commovente, emozionante, in parte consolatorio, in questo nostro triste momento storico, pensare alla grandezza del nostro popolo che ha accolto, prima nella loro e poi nella nostra terra, centinaia di persone in fuga da un colpo di stato, che ha ucciso (omicidio o suicidio ritengo sia irrilevante) il loro Presidente DEMOCRATICAMENTE eletto.
Per chi come me crede nella giustizia e nella democrazia, vedere un film del genere ti infastidisce, emoziona fino alle lacrime, ti fa pensare e temere che quello che eravamo non siamo più.
La nostra ambasciata era diventata un punto di ritrovo e appoggio per i cileni, ne abbiamo aiutati tantissimi in fuga dalla morte e poi li abbiamo accompagnati nella loro nuova vita qui in Italia. Le testimonianze sono cariche di amore per chi li ha accolti e benvoluti, offrendo loro, che scappavano da morte certa, un’altra possibilità.
Su tutti mi hanno colpito al cuore le testimonianze di un signore che, da ateo, si è commosso al pensiero del Cardinale (o Vescovo, scusate ma sui gradi della Chiesa non vado forte!) che ha fatto quello che dovrebbe fare la Chiesa, aiutare; o della sig.ra distinta, ampiamente torturata, che diceva all’amica di stare tranquilla ma di non parlare, perché il dolore sarebbe passato mentre il rimorso di aver fatto uccidere qualcuno non sarebbe passato mai; o della mamma di una bimba che, con le lacrime agli occhi, racconta come è riuscita a salvare la figlia, indicando alla mamma, rimasta al di là del muro, come fare per farla scavalcare.
E’ un racconto davvero ben fatto, per nulla retorico, che farei vedere nelle scuole perché bisognerebbe che il nostro popolo (soprattutto i ragazzi) riscoprisse la parola “accoglienza”, capisse cosa voglia dire essere disperati al punto da lasciare tutto quello che si ha perché senza alternative, imparasse il significato del termine “altruismo”, anche se, francamente, mi deprime pensare che ce ne sia bisogno.
Buona visione.
Ho visto il film di Mastandrea, Ride.
È davvero un bel film, mi verrebbe da dirvi un “gioiellino”.
Uno di quelli che il film finisce e non ti alzi, che resti lì fino alla fine dei titoli di coda e ne vorresti ancora.
Bravo Mastandrea, bravo a rendere il momento in cui ti si spezza il cuore e fa talmente male che non riesci a piangere.
E non che tu non lo voglia, lo vuoi, ci provi, ma niente, la botta non arriva.
E non arriva perché?! Non lo sai neanche tu, forse perché fa troppo male.
È bravissima lei a provarci, sta lì, si concentra, mette su la musica, prende i fazzoletti ma la “bomba d’acqua” non scoppia; non arriva quello tsunami di lacrime che ti aiuta a liberarti del dolore.
Niente.
E allora che fai se tuo marito a 35 anni muore sul lavoro e ti lascia con un figlio di 12?! Ridi: “mamma ride”.
Sono bravi tutti a rendere questo film emozionante.
Ti prende un groppo in gola più volte nel corso della proiezione che, però, poi spesso si scioglie in una risata.
Ci sono tante cose da vedere: un amore forte; un’amicizia tra adolescenti; un rapporto padre/figlio complesso; una provincia, che aspetta la televisione; un lavoro piuttosto infame.
Davvero ben fatto.
Ci sono varie scene che mi hanno emozionata, senza spoilerare, prestate attenzione all’esplosione della bomba d’acqua. Bel momento.
La musica è perfetta nell’accompagnamento, sopratutto alla fine quando la canzone di Ivan Graziani, ti dà quel colpo di grazia che non ti aspetti.
Sbrigatevi perché vale davvero la pena e tra poco lo tolgono, come direbbe Mastandrea: “Daje tutti!”.

Ho visto Notti magiche di Paolo Virzì.
Ora c’è un account che io seguo su twitter, che amo e che è @ziotweet, romanista serio che in ogni post partita della Roma fa il suo commento “tecnico tattico” e poi spara un “forza Roma” “daje Roma” oppure “LMV”* cose così. Ecco io ora vi faccio un commento “tecnico tattico” del film: “AMMAZZA CHE PALLE!”.
Raramente ho visto un film più inutile.
Lungo.
Lento.
Visto e rivisto.
Trito e ritrito.
Brutto.
Due ore eterne, noiose, lunghissime.
Senza senso, ecco un film senza senso.
Di magico la sceneggiatura non ha nulla.
L’ambientazione (anno 1990) è approssimativa.
Roma è la “solita”, nel pieno dello stereotipo: preti e suore (se ne vedono a centinaia), politici, bellezza e decadenza.
Il mondo del cinema senza capo né coda. Mi sono chiesta per un’ora e 50 minuti contro chi ce l’avesse Virzì, contro i parrucconi del cinema?! Contro chi ha prima reso grande e poi distrutto il cinema italiano?! Contro chi ce l’hai, Paolo?!
Ma poi vuoi fare una critica?! Falla bene, non mischiare, non allungare un brodo già lento, non banalizzare, non cadere nello stereotipo, almeno tu non farlo!
Non solo non mi è piaciuto, questo film mi ha infastidito.
Come può essere che uno che ha tirato fuori Il capitale umano e poi La pazza gioia se ne esca con questa scemenza, non lo capisco, ma piuttosto astieniti, non è che devi fare film per forza se non hai l’idea, o forse sì?!
Tremendo, risparmiatevelo alla grandissima.
Tanti saluti.
PS: se proprio ci andate e vi chiedete chi sia la moglie di Giannini è Simona Marchini trasfigurata dalla chirurgia estetica, ve lo dico così non impazzite.
*LMV:Li Mortacci Vostra
Ieri ho visto Sulla mia pelle.
Ieri, dopo averlo visto, ho pensato che non sarei riuscita a scriverne sul blog ed ho solo scritto un tweet perché dovevo spiegare come mi sentivo. Il tweet è questo:

Oggi, che il film si è assestato sulla mia pelle, sento proprio il bisogno di raccontarvi.
Punto 1.
Alessandro Borghi, che è di una bravura che va oltre l’immaginabile, sta insistendo affinché il film vada visto al cinema, ed ha sicuramente ragione. C’è anche da dire, però, che #bastanetflix, e il silenzio di casa, per entrare in una storia che drammaticamente potrebbe essere la storia di tutti.
Punto 2.
Il film non è un atto di accusa verso le forze dell’ordine. Il film è un atto di accusa verso un sistema nel quale ci sono tutti: le forze dell’ordine, i giudici, gli avvocati, i medici, gli infermieri, noi. Il film è una denuncia di un fatto di cronaca in cui è tutto sbagliato. Non ci sono botte ma lividi, non ci sono domande ma risposte taciute, non ci sono cure ma attese, non c’è condivisione ma solitudine.
Punto 3.
Stefano Cucchi non era innocente e nel film si dice.
Stefano Cucchi ha rifiutato le cure e nel film di dice.
Stefano Cucchi non meritava di morire così e nel film si capisce.
Punto 4.
L’aggettivo che ho sentito più spesso in queste 12 ore dalle persone che hanno visto il film, e che ho usato anche io nel tweet, è “devastante”. Questo è un film che ti prende il cuore e te lo tiene in mano fino a che non è finito; è un film che quel cuore te lo spezza. E’ un film che ti sconvolge così profondamente, che ci vuole del tempo per ricominciare a parlare.
Punto 5.
La cosa più sconvolgente è che non è un film. Non è solo un film. E’ una storia vera, è la storia vera di una morte, la storia vera di una solitudine profonda, la storia vera di una negligenza (spero) rara, a tutti i livelli, di un sistema che, almeno in questo meccanismo, non ha funzionato.
Punto 6.
Il film, inteso come scelta e bravura degli attori, regia, fotografia, scenografia, sceneggiatura è PERFETTO.
Punto 7.
Se proprio devo fare un appunto il film doveva intitolarsi “Nella mia pelle” e non “Sulla mia pelle” perché il film ti entra nella pelle e poi scende fino alle ossa e non ti lascia. Stefano diventi tu in quella stanza dei Carabinieri, in carcere, in ospedale, Stefano sei tu.
Punto 8.
Vedetelo tutti, dove vi pare: a casa, al cinema, alle proiezioni collettive.
Vedetelo tutti perché solo così avrete la consapevolezza di quanto sia necessario non voltare la testa mai, di quanto sia obbligatorio diventare un paese più civile, di quanto non bisogna fermarsi alle apparenze mai, di quanto dire “Stefano scusaci” non sia abbastanza.
Vedetelo tutti perché vi serve.
vedetelo tutti.
Beh, ragazzi, io non so darvi la definizione di “capolavoro” ma se un film ti tiene con il fiato sospeso per almeno tre quarti della sua durata; se quando finisce stai mezz’ora con le palpitazioni per lo sforzo di portare quel peso; se quando ci ripensi ti viene da dire “raramente ho visto un film di tale intensità”, allora forse ho visto un capolavoro.
The dogman è questo.
E’ un film di un’intensità tale da lasciarti senza parole e senza fiato.
Non tanto la storia che richiama, neanche troppo lontanamente, quella del canaro della Magliana, quanto la recitazione dei personaggi, l’atmosfera che vivono, il clima che c’è, il luogo dove stanno, la sporcizia (intesa in senso lato) della situazione.
Lui è straordinario, eccelso, bravissimo. Riesce ad essere di una dolcezza sterminata e di una ferocia efferata nel giro di un paio di scene. Secondo me la Palma d’oro non basta, ci vuole l’Oscar.
Penso che nella vita chiunque prima o poi potrebbe essere Marcello e la bravura di Garrone è quella di farti affezionare al personaggio, renderlo empatico, descriverne la dolcezza, la gentilezza, l’amore che prova per gli animali e la figlia, e poi spiazzarti con la sua ferocia, che però non dico che giustifichi (questo mai) ma in qualche modo comprendi.
La storia in sé non dice niente di eclatante, nel senso che è la storia di un omicidio, efferato come ne sentiamo (ahimè) ogni giorno. Mi sono documentata un minimo ed ho letto qualcosa sul canaro della Magliana ed effettivamente la storia è la sua, meno cruenta, meno efferata nella descrizione dei dettagli ma senz’altro la sua. Non ambientata alla Magliana ma in quel di Castel Volturno, in un posto che fa concorrenza a Scampia per lo squallore.
Lui, Marcello, è un povero cristo che, nel suo piccolo, si è creato una posizione; ama i cani alla follia e vi dico che il trailer è ingannevole perché nessun animale viene in nessun modo, non dico trattato, ma neanche guardato male; e poi c’è Simone, un cristone, invece, drogatissimo, pugile, che ne commette di ogni e Marcello, suo malgrado, lo subisce.
Il film però non mi ha lasciato la sensazione di Spartaco che rompe le catene, non c’è nessuna rivalsa nella morte, nessuna liberazione; solo una disperazione infinita, feroce, tragica.
La potenza del film è questo senso di smarrimento che ti lascia, questo profondo senso di giustizia inespresso, questa sensazione di sconfitta da tutti i punti di vista. Ti fa affezionare ad un personaggio che sbaglia e tu con lui, perché penso chiunque in un angolo remoto del proprio cervello, guardando, abbia pensato “e però, te la sei meritata Simo’!” e un secondo dopo, come Marcello, pensi “e adesso, che ho risolto?! Tutto questo ho fatto e per chi?! Per cosa?!”.
Sconvolgente, non mi vengono altri aggettivi.
E tutti straordinariamente bravi i protagonisti: Marcello, vabbè, oltre la bravura; ma anche Simone fa decisamente più del suo; e tutti i comprimari: i due bravissimi di Suburra, la bambina, i cani tutti.
Insomma, Garrone non delude, anzi per me è da standing ovation.
Attendo Vostre.
Io comincio a scrivere questa recensione oggi che sono entusiasta dopo aver visto Loro 1, il nuovo film di Sorrentino. Ho deciso, però, di finirla e pubblicarla dopo aver visto anche Loro 2, che uscirà nei prossimi giorni e che mi affretterò a vedere.
Dunque oggi è il 9 maggio e vi parlo del primo pezzo del film che ho visto ieri sera. Che vi posso dire?! Mi è piaciuto TANTISSIMO: sarei rimasta seduta a vedere il 2 tutto d’un fiato.
La storia è quella di Berlusconi dal 2006, anno in cui era all’opposizione, nell’1 diciamo che si svolge in quell’estate che, a quanto pare, è l’estate delle Olgiatine. Vi dico, entusiasmo da parte mia.
Bellissime: l’ambientazione, la regia, la scenografia, la fotografia; la Smutniack, che è spaziale.

Bravissimi: Scamarcio, una sorpresa, proprio nella parte; Bentivoglio, uno strepitoso Bondi; Servillo, che non si può battere mai.
Pensavo di vedere un film in cui Berlusconi venisse ridicolizzato e, invece, il suo personaggio non ne esce male, non peggio di quello che già è; è la corte intorno che è agghiacciante. Lui è lui; gli altri, che a lui ambiscono, che a lui vogliono arrivare, che vogliono essere come lui sono stati e saranno il vero problema dell’Italia.
Il film in questo è perfetto: riporta i fatti senza giudicarli; entra in una dimensione senza esagerare, perché non serve, la situazione era già esagerata di suo. Troviamo tutti: Noemi Letizia, la Minetti, Tarantini, Bondi, Veronica e anche qui una sorpresa. Non vi posso dire tutto anche perché non so come continua quindi… stay tuned.
Oggi è il 15 maggio e ieri sera ho visto Loro 2. Non è scemato l’entusiasmo perché il film nell’insieme c’è ma senz’altro il 2 non è all’altezza dell’1. In realtà, secondo me, Sorrentino ha perfettamente disegnato la figura di Berlusconi: nel primo esce l’uomo Berlusconi quello simpatico, cazzone, quello che ha portato la gente a votarlo per 20 anni; nel 2 esce il Berlusconi politico, truffatore, venditore di fumo, delinquente: quello che è.
Il 2 è senz’altro un film pesante, ci sono dialoghi impegnativi; scene forti; meno glamour e più squallore. Berlusconi torna al potere e con lui tutta la sua corte di starlette e millantatori. Non vi so spiegare la sensazione di disagio che ti mette il film perché è la stessa che ho vissuto per venti anni, forse. Vi dirò che Sorrentino non lo fa uscire neanche troppo male Silvio, nel senso che lo dipinge esattamente per quello che è: un piccolo uomo anziano (con un alito “da vecchio”) e solo, circondato da tanti “nani” che lo fanno sentire un gigante.

Il 2 è più veloce nell’excursus (scorrono anni laddove nel 1 qualche mese) ma più impegnativo perché il periodo è più cupo. La scena del terremoto de L’Aquila è terribile nella sua inquietante bellezza.
Insomma, io lo consiglio certo non a cuor leggero.
Ah, un’ultima cosa: il cinema era pieno di ventenni il che mi ha colpito. Alla fine, forse, una speranza c’è sempre che siano venuti a vederlo non per i culi al vento ma per non ripetere gli errori del passato.
Il giorno dopo la notte degli Oscar, mi sembrava doveroso andare al cinema.
Ora, voi direte: “Beh, avrai visto un film che ha vinto”; ecco no, non mi andava; avevo bisogno di qualcosa di più “leggero” di spensierato e così sono stata a vedere Puoi baciare lo sposo.
E non avete idea di quanto mi sia divertita.
Il film è con Salvatore Esposito, meglio conosciuto come Genny di Gomorra; dopo 3 stagioni a vederlo commettere dei cruenti omicidi (quello con il Rolex non mi ci ha fatto dormire la notte) era difficile immaginarselo nei panni di un gay che decide di accettare la proposta di matrimonio del suo compagno e invece… alla prima apparizione già ti dimentichi che quello che hai davanti è niente meno il cattivo Gennaro Savastano.

La commedia è: carina, divertente, delicata.
Gli attori sono bravi: tutti. Di Salvatore Esposito vi ho detto: nella parte da subito, con l’occhio languido e delicato, nulla di esagerato. Ci sta benissimo.
E poi ci sono: Abbatantuono, che io lo guardo e rido; la Guerritore, che è bravissima, dolce e intransigente allo stesso tempo (bello il vestito del matrimonio!); Cristiano Caccamo, che è caruccio assai; e poi c’è lui Dino Abbrescia, Donato nel film, beh lui mi ha fatto morire dal ridere: ma proprio con le lacrime da subito, da come parla, al ruolo che interpreta, alla battuta finale. Mi ha fatto troppo ridere. Troppo.

Per alcuni dialoghi forse ci si poteva impegnare di più, ma nell’insieme è davvero un film gradevole con una Civita di Bagnoreggio magica e un Enzo Miccio che interpreta se stesso da applausi.

Insomma, se andate non ve ne pentirete, ne sono certa.